Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: scopriamo insieme il significato del verso di Dante che tutti citano. Si tratta del verso 136 del Canto V dell’Inferno della Divina Commedia. Perché tutti citano questo verso? Perché viene considerato in qualche modo romantico? Cosa significano le parole di Dante? "Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse" è un verso legato alla storia di Paolo e Francesca, i due amanti adulteri che il Sommo Poeta incontra quando entra all’Inferno, nel cerchio dei lussuriosi.
Qui i dannati sono costantemente tormentati da una tempesta incessante, che li scuote con violenza e non li lascia mai riposare. Così come in vita i lussuriosi si sono lasciati trasportare dal vento delle loro passioni, ora in morte e per l’eternità vivono l’irrequietezza della tempesta. Quando Dante si appresta a osservare le anime dannate di questo girone infernale ne scorge due che attirano la sua attenzione: sono Francesca da Rimini e Paolo Malatesta. Francesca racconta a Dante la sua storia e per quale motivo si trova lì. La sua colpa è legata a un amore adultero, proibito e passionale.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse
Paolo e Francesca sono cognati e amanti. Scoperti insieme in un momento di passione i due vengono uccisi dal marito di Francesca, il fratello di Paolo. Eppure nonostante tutto i due si amano e si desiderano ancora, come racconta Francesca a Dante e la loro passione è stata irrefrenabile. Quando Dante le chiede come è iniziata la loro storia, Francesca racconta che, tra le mura del palazzo signorile dell’Italia di fine Duecento in cui viveva, lontano il marito per affari, i due giovani leggevano ad alta voce insieme un romanzo che raccontava le avventure di Lancilotto, cavaliere di Re Artù.
I due leggevano del desiderio di Lancillotto per Ginevra, anche qui un amore illecito, essendo Ginevra la sposa di Re Artù: l’incontro tra i due amanti fu reso possibile da un intermediario, Galehault (Galeotto), che permise l’incontro tra il cavaliere e la regina. Proprio come Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca si accorsero di esser attratti l’uno dall’altra. Paolo baciò Francesca e i due si lasciarono andare alla passione.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.
Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Galeotto fu il libro! In questo caso non è una persona, Galeotto dei romanzi arturiani, a favorire l’incontro tra i due amanti, ma il libro stesso che stavano leggendo. Su Treccani Magazine leggiamo:
"Il deonomastico galeotto, in funzione di aggettivo e sostantivo, assume antonomasticamente il significato di ‘che favorisce l’amore tra due persone (o fra una persona e un oggetto, una circostanza ecc.); intermediario d’amore’ proprio a partire dalla rievocazione della lettura arturiana che innescò l’amore di Francesca e Paolo."
L’affermazione di Francesca è anche una condanna della letteratura cavalleresca, romantica e passionale, che accende le fantasie e può portare alla perdizione.
Oggi usiamo il termine galeotto per indicare un «intermediario amoroso» generalmente in tono scherzoso. Un po’ come a dire "è colpa di... se è successo quel che è successo". Il verso "Galeotto fu’ l libro" è spesso associato a un altro verso famosissimo del Canto V: "Amor ch’ a nullo amato, amar perdona."
E voi avete mai letto la Divina Commedia?
Quali sono i vostri versi preferiti della Divina Commedia? Vi aspettiamo nei commenti!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: significato del verso di Dante
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Ulisse personaggio del ito ma in ci può d noi ritrova se stesso, la sua curiosità. La sua sete di conoscenza i suoi difetti come ambizione e un’intelligenza che spesso porta oltre i limit e oscura l’umanità. Francesca donna che oggi sarebbe condannata dalle femministe senza il minimo di comprensione per la sua debolezza umana. Ma non è l’amore ciò che rende vero il tutto? Il tremore di quelle labbra, il bacio che ricorda il quadro di Haiez rendono questa figura una delle più alte della commedia, umana più di Beatrice a noi troppo lontana nella sua perfezione d’amore che è poi ciò che Dante insegue e infine spera di raggiungere oltre il suo viaggio. I due come tante altre figure della immediata sono tutti noi no è mille