In questa breve e molto incompleta storia della letteratura infantile un nome non poteva mancare: Gianni Rodari.
Chi è stato bambino negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta ne ha sicuramente sentito parlato e di sicuro avrà letto e anche piacevolmente studiato le filastrocche, le poesie e i racconti scritti da Gianni Rodari, che è forse l’incarnazione assoluta della narrativa infantile contemporanea non solo italiana ma mondiale, visto che è stato tradotto e amato in moltissime lingue e in altrettanti paesi.
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Scrittore, giornalista, insegnante e pedagogista come Collodi e come il Vamba del Giornalino di Giamburrasca e a differenza di De Amicis, Rodari era dotato di grande ironia ed era proprio questa sua peculiarità a renderlo impagabile.
Rodari sapeva capire i bambini e soprattutto sapeva "adattarsi" alle realtà dei nuovi bambini, quelli dell’era del postconsumismo, abituati a stare ore e ore davanti alla televisione, imbottiti di messaggi pubblicitari diretti a loro e più viziati e vezzeggiati dei coetanei del passato perché diventati via via sempre più rari.
Nascono così le Favole al telefono o le novelle fatte a macchina, ma anche la delicata canzone manifesto pre-ecologista Ci vuole un fiore cantata da Sergio Endrigo.
Un grande autore purtroppo scomparso troppo presto. Chi ha raccolto il suo testimone? Dove sta andando la narrativa per l’infanzia nel XXI secolo?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Gianni Rodari nella narrativa per l’infanzia
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