La Giornata della Memoria rappresenta un’autentica miniera di storie da raccontare: vicende di coraggio, salvezza, sacrificio, resilienza, purtroppo non sempre a lieto fine. La testimonianza si fa narrazione, le storie vere si trasfondono nella leggenda. Film e romanzi ci hanno abituato a una narrazione quasi avventurosa dell’Olocausto, distaccandosi in parte dalla realtà storica dei fatti: l’orrore diventa epica e morale virtuosa, si traduce in una forma di intrattenimento accattivante, a tratti persino edificante, ma pur sempre orrore rimane.
La verità di queste storie è ciò che le accomuna, il loro filo conduttore e al contempo ciò che aumenta a dismisura la nostra incredulità dinnanzi a quanto viene narrato: possibile che sia accaduto davvero?
Ciò che maggiormente ci sgomenta, cogliendoci impreparati e smarriti dinnanzi all’Olocausto, è la domanda che questo capitolo di storia recente pone alle nostre coscienze: perché è accaduto? Come è potuto accadere? Eppure “Meditate che questo è stato” ci ammonisce Primo Levi.
Spesso, in occasione del 27 gennaio, ci limitiamo a rivangare una memoria usurata proponendo testi e testimonianze ormai di uso scolastico, oppure film classici come Schindler’s List.
Oltre alle storie più note sulla Shoah, ricordiamo 5 incredibili storie vere, tratte da libri, per non dimenticare.
1. Nicholas Winton, l’uomo che salvò centinaia di bambini ebrei
L’incredibile storia di Nicholas Winton, considerato lo Schindler britannico, è ora al cinema grazie al film One Life con protagonista Anthony Hopkins.
Winton, un giovane banchiere inglese figlio di ebrei-tedeschi, nella Seconda guerra mondiale fu l’anima del Kindertransport, ovvero del trasporto di bambini stranieri in Inghilterra grazie a un visto temporaneo. Riuscì così a salvare 669 bambini ebrei dal campo di concentramento.
Il libro che racconta la sua storia, pubblicato da Garzanti con il titolo One Life. La vera storia di Sir Nicholas Winton nella traduzione di Sara Caraffini e Giuseppe Maugeri, non sarebbe mai stato scritto se Barbara Winton, la figlia di Nicholas detto affettuosamente “Nicky”, non avesse ritrovato per caso, nei diari del padre, i nomi dei bambini salvati.
Il libro dedicato all’incredibile storia vera di Winton si apre così:
Oggi, nel mondo, circa seimila persone devono la vita a Nicholas Winton. Sono i discendenti di un gruppo di bambini da lui salvati dalla minaccia nazista nel 1939.
One life. La vera storia di come Nicholas Winton ha salvato centinaia di bambini
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2. Il “diario segreto” di Nonna Bannister
Una donna, negli Stati Uniti, ha tenuto segreta la sua esperienza di deportata in un campo di concentramento nazista per più di cinquant’anni: il suo nome era Nonna Bannister.
Era una giovane ragazza russa che fu deportata insieme a sua madre Anna in un campo di lavoro nel 1943. Nonna sapeva parlare ben sei lingue e lavorò a lungo come infermiera assistendo i feriti di guerra; due anni dopo lei e sua madre furono deportate in un campo di concentramento in Germania. Nonna aveva iniziato a tenere un diario in cui annotava le sue giornate e non smise di raccontare, nonostante l’orrore che stava vivendo. Fu l’unica sopravvissuta di tutti i membri della sua famiglia.
Terminata la guerra, si trasferì in America dove conobbe Henry Bannister, che sarebbe diventato suo marito.
La coppia si sposò nel 1951 e si trasferì in Texas e poi in Tennessee. Nonna non fece mai parola del suo passato di deportata con Henry, lo rivelò soltanto quando era ormai anziana, condividendo con lui il suo diario segreto. Disse che non voleva renderlo pubblico, per non dover rivivere l’orrore. Soltanto dopo la sua morte, avvenuta nel 2004 all’età di 76 anni, il marito decise di trascrivere la sua storia ora nota con il titolo di The Secret Holocaust Diaries: The Untold Story of Nonna Bannister (2009).
La sua storia in Italia è stata pubblicata da Newton Compton nel 2014 con il titolo di Il mio diario segreto dell’olocausto. Una storia vera.
Il mio diario segreto dell'olocausto. Una storia vera
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3. Le gemelle di Auschwitz
Eva Mozes Kor aveva soli dieci anni quando venne deportata ad Auschwitz assieme alla sua famiglia. Era l’estate del 1944. Lei e la sorella gemella Miriam furono separate con la forza dai genitori e dalle sorelle maggiori Edit e Aliz; eppure, contro ogni previsione, la loro destinazione non erano le famigerate camere a gas ma un edificio ai lati del campo. Eva e Miriam sarebbero state affidate alle cure del temibile dottor Mengele, denominato “l’Angelo della Morte”, che praticava folli esperimenti pseudo-scientifici sulle coppie di gemelli.
Nel libro Le gemelle di Auschwitz (Newton Compton, 2022) Lisa Rojany Buccieri racconta la storia di Eva e di sua sorella, grazie a un lungo lavoro di ricostruzione fatto di interviste alla stessa Eva e ad altre testimonianze. Eva Mozes Kor riuscirà a scampare all’inferno e a ricostruirsi una vita; dopo il ritorno in Israele sposerà un americano e con lui si trasferirà negli Stati Uniti. Morirà a 86 anni, durante un viaggio-testimonianza ad Auschwitz.
Le gemelle di Auschwitz. Una storia vera. Le due sorelle deportate a soli dieci anni nel più terribile campo di sterminio e miracolosamente sopravvissute
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4. Friedl e i bambini di Terezin
Incredibile ed edificante la storia di Friedl Dicker-Brandeis, considerata una delle pioniere dell’arteterapia. Nel 1942 la donna, insegnante d’arte, fu deportata nel campo di concentramento di Terezin insieme a molti altri intellettuali ebrei e antinazisti. Friedl sarebbe rimasta nel campo due anni, nella baracca L410, senza rinunciare alla propria arte: la usò per consolare la pena dei bambini e per insegnare loro a disegnare per sopravvivere all’orrore. L’arte divenne una pratica salvavita; ma nel settembre del 1944 Friedl sarebbe stata deportata ad Auschwitz insieme ad alcuni suoi piccoli alunni. Morì nell’ottobre dello stesso anno in una camera a gas del campo di concentramento di Birkenau. Ora i disegni dei suoi piccoli allievi, esposti a Praga nel Museo ebraico, riportano in calce due date: la data di nascita dei bambini e la loro data di morte. Ancora oggi quei fogli colorati ci interrogano, dimostrandoci che la vita di Friedl non è stata vana, che né lei né i suoi bambini sono diventati cenere dispersa nel vento.
La storia di Friedl Dicker-Brandeis è stata narrata da Federico Gregotti nel recente libro per ragazzi, edito da Einaudi, dal titolo Friedl e i bambini di Terezin.
Friedl e i bambini di Terezin
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5. Andra e Tatiana Bucci: le bambine di Auschwitz
Infine, una storia italiana. Andra Bucci aveva soltanto quattro anni quando, nel marzo 1944 venne caricata sul convoglio diretto ad Auschwitz. Sua sorella Tatiana ne aveva sei. Sarebbero state liberate dal campo di concentramento di Birkenau il 27 gennaio del 1945.
Le due sorelline, insieme al cuginetto, sarebbero state destinate al Kinderblock di Auschwitz, il blocco dove si svolgevano le più terribili sperimentazioni mediche. Andra e Tatiana furono scambiate per gemelle e, pur nell’orrore, fu la loro fortuna perché venne loro riservato un trattamento migliore rispetto agli altri deportati. Andra e Tatiana oggi hanno i capelli bianchi, ma non smettono di ricordare e portare testimonianza “di ciò che è stato”.
Nel libro edito da Mondadori Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah rivivono le loro memorie d’infanzia, la storia di due bambine che si tengono strette per mano per sopravvivere all’orrore e uscire dall’oscurità. Loro erano piccole e il campo era grande; Andra ricorda che dalla sua altezza riusciva a vedere lontano il camino e il “fumo nero che ne usciva”.
Anche sua sorella Tatiana ricorda quel camino come il simbolo di Auschwitz:
Auschwitz è soprattutto il camino. Non so quando, ma a un certo punto sapevo di essere in quel posto chiamato Auschwitz e per me quel nome si legava alla ciminiera.
Le due sorelle, data la loro giovane età, riuscirono ad apprendere il tedesco e ben presto addirittura a parlarlo. Questo fu la loro salvezza, insieme al sostegno di un’addetta alla sorveglianza della baracca, che si prese cura di loro con piccoli gesti che si rivelarono salvifici, come donar loro un maglione caldo donato durante l’inverno. Tatiana e Adra riuscirono a sopravvivere, ma il loro cuginetto Sergio no; fu deportato da Mengele nel campo di Neuengamme dove subì atroci esperimenti. La colpa del bambino? Aver fatto un passo avanti quando gli SS nazisti avevano domandato: “Volete andare dalla mamma?” Andra e Tatiana restarono ferme al loro posto, in parte perché erano state avvertite dalla sorvegliante, in parte perché credevano che la madre fosse morta.
Quello che le due sorelle ancora non potevano sapere era che anche la loro mamma, Mira, era sopravvissuta: le avrebbe ritrovate nel dicembre del 1946, a Roma, dopo vari e tortuosi procedimenti burocratici. Oggi le bambine di Auschwitz sono cresciute, ma continuano a rendere testimonianza della loro storia che è diventata anche un cartone animato La stella di Andra e Tati promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Noi, bambine ad Auschwitz. La nostra storia di sopravvissute alla Shoah
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giornata della Memoria: 5 incredibili storie vere tratte da libri
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