Sapete che il 6 ottobre si festeggia in tutto il mondo il Giorno del Cappellaio Matto? In inglese è meglio conosciuto come il Mad Hatter Day, in onore dell’indimenticabile personaggio raccontato da Lewis Carroll nel suo libro capolavoro Alice nel Paese delle Meraviglie (1865). Sul grande schermo il Cappellaio ha i denti sporgenti e i capelli bianchi arruffati del mitico personaggio Disney, che indossa un ingombrante cappello verde, oppure gli occhi stralunati e ipnotici di Johnny Depp che con un sorriso allucinato e sornione ci ricorda: “We are all mad here”.
Perché si celebra questa ricorrenza? E per quale motivo proprio il 6 ottobre? Scopriamolo insieme.
Giorno del Cappellaio Matto: perché si festeggia il 6 di ottobre?
Non si tratta, ovviamente, di una data casuale. Pare che sulla prima edizione del libro di Lewis Carroll, Alice in Wonderland, fosse stampata in copertina proprio un’immagine del famoso Cappellaio Matto, realizzata nel 1864 dall’illustratore Sir John Tenniell. Fu proprio John Tenniel a disegnare le immagini iconiche di Alice nel Paese delle Meraviglie che sono entrate nell’immaginario collettivo, replicate fedelmente nel cartone animato Disney. Troviamo dunque la protagonista che indossa un vestitino blu, un grembiulino bianco e ha lunghi capelli biondi raccolti in una grande fiocco (che in Inghilterra ha preso il nome specifico di Alice band, Ndr) e, naturalmente, tra le illustrazioni che hanno fatto la storia c’è anche quella del Cappellaio.
Sul cappello nero a cilindro indossato dal bizzarro personaggio disegnato da Tenniel era stampata una cifra: 10/6, da intendersi in realtà come prezzo in scellini, il cappello in questione costava 10 scellini e 6 pence. La cifra numerica fu poi trasformata in data dagli appassionati, motivo per cui si è stabilito che il Giorno del Cappellaio Matto è il 6 di ottobre. A questo punto non ci resta che dire: “Buon non compleanno a te!”
Il tema di questa giornata, ormai celebrata a livello nazionale, è quello della pazzia: nel Giorno del Cappellaio Matto tutti sono autorizzati - o almeno così pare - a comportarsi in modo sciocco e a fare pazzie, perché in fondo in ognuno di noi c’è un “pizzico di follia”. Accomodatevi dunque alla cerimonia del tè con il mitico Cappellaio e la sua inseparabile amica, la lepre marzolina.
La prima Giornata del Cappellaio Matto fu festeggiata da un gruppo di tecnici informatici di Boulder, in Colorado, nel 1986, che ebbe l’idea ispirandosi al numero raffigurato sul grande cappello del personaggio. La tradizione, inaugurata per gioco, prosegue ininterrotta fino ad oggi. Del resto, come ci ha insegnato Lewis Carroll, ogni giorno può essere l’occasione giusta per festeggiare un “buon non compleanno” e organizzare un festoso tea party, perché “è sempre l’ora del tè”.
La vera storia del Cappellaio Matto
Nel libro originale di Lewis Carroll il Cappellaio Matto era chiamato semplicemente Hatter, l’aggettivo “Mad”, ovvero “matto”, gli veniva affibbiato dal malefico Stregatto che, appollaiato sulla cima del suo albero, definiva sia il cappellaio che la lepre marzolina come “matti”.
In realtà il leggendario Cappellaio inventato da Carroll era un personaggio storico, che faceva riferimento a fatti realmente accaduti.
Il modo di dire mad as a hatter, letteralmente “matto come un cappellaio”, era parecchio diffuso nell’Inghilterra ottocentesca; non poi molto dissimile dall’altro celebre detto pazza come una lepre di marzo (nell’originale: mad as a March hare) da cui deriva il personaggio della lepre marzolina. Come tutti i modi di dire entrati nel linguaggio popolare anche questi avevano un fondamento. Quello della lepre faceva riferimento alla stagione degli amori, che si ripeteva ogni anno proprio con l’inizio della primavera e vedeva le lepri impegnate in prodezze e follie per conquistare un compagno/a, questi animali selvatici spesso avevano un comportamento eccitabile e imprevedibile, da cui deriva il modo di dire “come una lepre di marzo”.
Il detto del cappellaio, invece, era legato a una ragione molto più inquietante legata proprio alla maniera in cui, all’epoca, venivano fabbricati i tradizionali cappelli a cilindro indossati dagli uomini. Nei primi decenni del Settecento fu introdotto l’uso del mercurio per la fabbricazione dei cappelli , un materiale utile nella lavorazione del feltro. I cappellai dunque lavoravano immergendo le pelli degli animali - spesso si trattava di conigli, topi e soprattutto di lepri (come la compagna inseparabile del Cappellaio) - in una soluzione di mercurio di colore arancione per poter separare velocemente il pelo dell’animale dalla pelle. Questa procedura portava i cappellai a respirare i vapori del mercurio, con effetti devastanti.
Perché il Cappellaio era matto?
Infine, per concludere la sagomatura del feltro del cappello, i cappellai immergevano le loro stesse mani nella soluzione al mercurio. Loro non potevano saperlo, ma era molto velenosa. La pazzia del Cappellaio era dunque dovuta a un’intossicazione di mercurio. Questa sindrome era molto diffusa tra coloro che, a cavallo tra Settecento e Ottocento, lavoravano i cappelli. I cosiddetti “cappellai” presentavano vari sintomi, tra cui il tremito convulso delle mani, un’impressionante magrezza, macchie arancioni sulla pelle. La conseguenza più estrema di questa intossicazione era un comportamento instabile, irritabile, folle per l’appunto, cui spesso seguiva una morte precoce. Raramente gli operai nelle fabbriche di cappelli superavano i cinquant’anni di vita. La lavorazione del feltro con il mercurio fu vietata in Inghilterra solo all’inizio del Novecento, mentre negli Stati Uniti bisognerà attendere il 1941.
La storia del Cappellaio Matto di Lewis Carroll nascondeva, insomma, una tragica verità che è bene ricordare nel giorno della sua festa, il 6 ottobre.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giorno del Cappellaio Matto: cos’è e perché è il 6 ottobre
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