I buchi neri di Sarajevo e altri racconti di Božidar Stanišić

I buchi neri di Sarajevo e altri racconti di Božidar Stanišić (Bottega Errante Edizioni, 2016, trad. di Alice Parmeggiani e Rosalba Molesi) è una raccolta di racconti la cui protagonista è la Bosnia degli anni Novanta, prima e successivamente alla guerra balcanica dove Sarajevo diventa simbolo della devastazione lasciata dal conflitto ma emblema anche delle ferite emotive e spirituali di chi l’ha subito.

Allora dice, concludendo: a Sarajevo, come in tutta la Bosnia, anche quando la guerra sarà finita, per molto tempo non potrà esserci una vita vera.

I pensieri e i silenzi delle persone, lo stupore, l’attesa, la speranza, la ricerca della propria identità sono sentimenti e temi che appartengono all’umanità intera, ma che hanno trovato in questo scrittore qualcuno che li abbia raccontati e contestualizzati. Il libro di Stanišić contiene un messaggio universale, una serie di stati d’animo e situazioni che possono essere ritrovate nei pressi di tutte le guerre contemporanee.

Il fatto è che Sarajevo, così come all’inizio non aveva creduto alla guerra, alla fine dell’assedio ha mostrato di non credere nella pace. Nel marzo del ’96 non c’era stata nessuna esplosione di gioia. Era cambiato tutti in quei quattro anni.

Il tono rarefatto eppure estremamente concreto, il linguaggio chiaro, suggestivo e poetico, le parole scelte con cura che evocano molto più di ciò che sembra nell’immediato, sono tutti elementi che trasmettono al lettore un fascino intenso. I temi ricorrenti in questi dieci racconti sono la solitudine, le occasioni perdute, il sogno e il mistero e la consapevolezza che appartengono al mondo onirico, la luce, le ombre e il fumo, come metafore della fugacità della vita, la memoria e la necessità di guardare al futuro - a un certo punto viene in mente l’Angelo della Storia, l’Angelus Novus di Walter Benjamin.

Una caratteristica fondamentale della nostra vita spirituale è la memoria. È la proprietà degli esseri viventi che li distingue dal mondo inorganico. Essa ci permette di rivolgere lo sguardo agli avvenienti trascorsi. La seconda caratteristica, quella più importante, che l’uomo possiede, è la capacità di guardare il futuro. Solo essa permette all’uomo di mantenersi in vita.

Božidar Stanišić è nato nel 1956 in Bosnia, dove ha insegnato filosofia fino al 1992 per poi trovare riparo in Italia dopo il rifiuto di indossare l’uniforme nel suo paese. Ha scritto libri, racconti e poesie, alcuni dei quali già tradotti in francese, inglese, giapponese, cinese e sloveno. Completa il volume una bella introduzione di Paolo Rumiz, il quale lo ha ospitato subito dopo aver varcato il confine.