Il Palazzo Reale di Thang Long di Vo Chi Nhat

Mi sono approcciata con curiosità al giallo vietnamita Il Palazzo Reale di Thang Long (2024, Fiori d’Asia Editrice, tradotto e curato da Fiori Picco) del giovane scrittore Vo Chi Nhat, poliziotto di Ho Chi Minh specializzato in detective stories.
Non sono molte le storie del Vietnam che ci giungono attraverso la letteratura, soprattutto se parliamo di gialli o di romanzi con ambientazione medievale. Il libro, oltre a essere destinato a un pubblico adulto generico, è adatto anche agli adolescenti per la sua scorrevolezza e per la mancanza di dettagli sanguinosi e violenti.

Subito si è attratti dalla copertina, scintillante e suggestiva, che ritrae in primo piano la protagonista Bang Chau, principessa coraggiosa, forte e determinata, realmente esistita durante la Dinastia Ly. Una dolcezza malinconica spicca sul suo viso dipinto, così come tra le pagine durante la lettura caratterizzata da toni delicati e allo stesso tempo tristi e macabri.
Più che un romanzo breve o racconto lo definirei un susseguirsi di scenografie che vedrei facilmente rappresentate a teatro o su di un set cinematografico. Ogni scena è essenziale e incisiva. Battaglie e imboscate, guerre tra regni confinanti, intrighi di palazzo, vendette, complotti e prevaricazioni avvengono contemporaneamente e in sordina, come se un sipario misterioso dividesse in modo netto crimini compiuti e retroscena irrisolti.
Una miriade di personaggi ambigui e sfuggenti sono tipici del contesto e dell’epoca, in cui i reati rimanevano impuniti e circoscritti alla Cittadella di Thang Long, antica residenza imperiale ancora oggi visitabile nella capitale Hanoi. Altri protagonisti sono i sentimenti umani, quelli buoni e positivi, come l’amore filiale e di coppia, l’affetto nei confronti delle tate di palazzo, la fedeltà al proprio sovrano, il senso del sacrificio in nome del proprio regno.
Molte sono le affinità con la cultura cinese; del resto l’influenza del popolo Han lasciò un’impronta significativa, che nel libro traspare dai costumi rossi e ricamati, dalle tradizioni matrimoniali e dalle festività e perfino dalle pietanze tipiche locali. La lettura risulta scorrevole e trasmette valori importanti, ma molti sono i quesiti che rimangono senza risposta. Oggi definiremmo certe situazioni “cold case”. Il finale fa pensare a un sequel che ogni lettore può sviluppare nella mente con la fantasia.
Consiglio il libro a chiunque voglia avvicinarsi alla cultura antica del Vietnam attraverso una lettura leggera e rilassante.