Un discorso femminista ante litteram fu pronunciato dal patriota risorgimentale Giuseppe Mazzini nel lontano 1860. Nonostante in parte risenta dell’epoca in cui è stato scritto, il discorso mazziniano sulle donne, contenuto nel libro-trattato dal titolo Doveri dell’uomo del 1860, affermava le basi della democrazia italiana e soprattutto l’uguaglianza di diritti e di doveri tra uomo e donna che, molti anni dopo, sarebbe stata messa in discussione dal Fascismo che avrebbe distorto e falsificato il pensiero di Mazzini per enfatizzare i propri ideali.
In una delle parti centrali del suo trattato sui Doveri dell’uomo, oggi considerato anche il suo testamento spirituale, Mazzini pronunciava la solenne apostrofe: “Amate, rispettate la donna” e proseguiva con una frase dal forte impatto:
Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna.
Nella sua promozione del pensiero democratico, Giuseppe Mazzini non trascurava di porre l’accento sull’uguaglianza tra i sessi e proponeva una sorta di prototipo dell’“educazione affettiva” che oggi tanto invochiamo nella lotta al femminicidio.
Per capire appieno il discorso sulla donna di Mazzini dobbiamo tuttavia contestualizzarlo nella sua epoca di riferimento, un tempo di grande rinnovamento sociale e culturale, ovvero l’Italia risorgimentale.
Giuseppe Mazzini e la donna del Risorgimento
Nel Risorgimento la percezione sociale della donna stava cambiando, il suo ruolo iniziava a emanciparsi dallo spazio domestico e, in particolare, dalla definizione poetica di “angelo del focolare”; lo dimostrava la crescente esposizione della donna nella cosiddetta sfera pubblica. C’erano donne patriote, donne che si impegnavano in politica diventando animatrici di salotti culturali dove soffiavano ideali rivoluzionari. L’impegno della donna tuttavia appariva ancora vincolato all’ambito familiare: le donne considerate “esemplari” nel Risorgimento erano coloro che ispiravano ideali - anche patriottici - nei figli e nei mariti, allevando futuri cittadini modello. In quel periodo iniziò a diffondersi la moda dell’allattamento al seno, seguendo le indicazioni riportate nell’Emilio di Rousseau: era la madre stessa ad accudire il figlio che non veniva più delegato a una balia.
L’impegno delle donne, intese come cittadine, si saldava in ogni caso alla causa dell’indipendenza nazionale: le donne italiane diventarono protagoniste in occasione della rivoluzione del 1848, non stupiva la loro presenza sulle barricate accanto ai soldati o come portabandiera del nascente Regno d’Italia. Alcune donne organizzarono ospedali da campo per i soldati; altre addirittura seguivano i mariti in battaglia intonando canti patriottici. Durante la repubblica risorgimentale stava nascendo un nuovo modello di donna italiana che si svincolava dal passato, finalmente la donna era considerata una creatura “pensante, ragionevole” e dotata di una propria indipendenza morale.
Lo stesso Ugo Foscolo si fece portavoce di questo cambiamento di costume scrivendo dall’esilio un articolo intitolato The Women of Italy (1826) in cui ribadiva la nuova immagine della donna che stava nascendo nella seconda metà dell’Ottocento e che il Romanticismo, dal canto suo, contribuiva a forgiare; del resto non era stata proprio una donna, la celebre Madame de Staël, a dare avvio a un’autentica rivoluzione di pensiero, prima ancora che letteraria?
La stessa nascente Italia si declina al femminile seguendo il discorso di Giuseppe Mazzini, contenuto nel volume Doveri dell’Uomo del 1860. Scopriamo cosa scrisse il patriota illuminato e perché.
Il discorso di Giuseppe Mazzini sulle donne: testo
Amate, rispettate la donna. Non cercate in essa solamente un conforto, ma una forza, una ispirazione, un raddoppiamento delle vostre facoltà intellettuali e morali. Cancellate dalla vostra mente ogni idea di superiorità: non ne avete alcuna. Un lungo pregiudizio ha creato, con una educazione disuguale e una perenne oppressione di leggi, quell’apparente inferiorità intellettuale, dalla quale oggi argomentano per mantenere l’oppressione.
Davanti a Dio Uno e Padre non v’è uomo né donna ma l’essere umano, l’essere nel quale, sotto l’aspetto d’uomo o di donna, s’incontrano tutti i caratteri che distinguono l’Umanità dall’ordine degli animali: tendenza sociale, capacità d’educazione, facoltà di progresso. Dovunque si rivelano questi caratteri, ivi esiste l’umana natura, uguaglianza quindi di diritti e doveri. Come due rami che muovono distinti da uno stesso tronco, l’uomo e la donna muovono varii da una base comune, che è l’umanità.
Il discorso di Giuseppe Mazzini sulle donne: un’analisi
Mazzini fondava l’idea stessa di democrazia sull’uguaglianza tra uomo e donna in una conclusione a tutti gli effetti illuminante e parecchio in anticipo sui tempi. Nella parte finale del suo discorso il patriota scomodava persino la religione, mettendo in dubbio la famigerata teoria della genesi biblica:
La Bibbia Mosaica ha detto: Dio creò l’uomo e dall’uomo la donna, ma la vostra Bibbia, la Bibbia dell’avvenire dirà: Dio creò l’Umanità, manifestata nella donna e nell’uomo.
Parole rivoluzionarie che già sancivano una forma di emancipazione femminile. Il pensiero di Mazzini era proiettato al raggiungimento di un unico obiettivo, quello dell’uguaglianza. Voleva che i futuri cittadini e cittadine italiane camminassero di pari passo nell’edificazione dell’Italia che verrà. Mazzini poneva poi al centro del proprio discorso l’idea di famiglia, intesa come unità unica e indivisibile che considerava un elemento sacro della vita, non meno della patria: per questo motivo in seguito il pensiero mazziniano sarebbe stato ripreso e stravolto dal Fascismo che avrebbe fatto della famiglia come istituzione il proprio baluardo promuovendo la sottomissione della donna, intesa come “moglie e madre” obbediente e servente, angelo del focolare domestico. Il discorso di Mazzini sui Diritti e doveri dell’uomo sarebbe stato ripreso e falsificato dal filosofo Giovanni Gentile e dal giurista Alfredo Rocco per propugnare ideali tutt’altro che democratici: nell’Italia fascista infatti il discorso originale di Mazzini sarebbe stato bandito sino a diventare irreperibile.
L’ideale femminile proposto da Mazzini invece si discostava fortemente dall’ideale di donna fascista, intesa in questi termini:
Potenziare al massimo la funzione consolatrice della femminilità […] Niente mascolinizzazione, niente confusione dei due sessi, dei rispettivi compiti, delle rispettive finalità. La natura ha irrevocabilmente divisi i campi nei quali l’uomo e la donna debbono agire
Ci ridarà, il fascismo femminile, la donna che ci abbisogna: custode della casa e degli affetti, incitatrice alle nobili opere, coniatrice nel dolore, madre dei nostri figli.
Non era questo ciò che diceva Giuseppe Mazzini nel suo discorso; il patriota parlava di uguaglianza, non riteneva che le donne dovessero agire in ambiti diversi da quelli dell’uomo, tanto che le donne del Risorgimento spesso erano impegnate in attività politiche prettamente maschili. Mazzini non relegava la donna allo spazio domestico, anzi, incitava l’uomo a considerarla in tutto e per tutto sua pari.
Se il patriota aveva enfatizzato il ruolo della “Donna come Madre, Sposa e Sorella e carezza della vita” era in parte per l’esempio materno che aveva ricevuto: la madre di Mazzini era infatti Maria Giacinta Drago, oggi conosciuta anche come Maria Mazzini, che fu a propria volta attiva in ambito politico e dalla parte delle classi operaie. Il rapporto tra Maria e il figlio, l’unico maschio dopo Rosa, Antonietta e Francesca, era esclusivo, entrambi nutrivano un’autentica venerazione l’uno per l’altro. Maria supportò sempre gli ideali risorgimentali di Giuseppe e fu la sua più strenua e fedele seguace.
Alla morte della madre, avvenuta nel 1852, Mazzini scrisse delle parole struggenti:
Non ho ora sulla terra altra madre che la patria e le sarò fedele, come fu fedele a me mia madre.
La concezione di Madrepatria trovava perfetta sintesi espressiva nel pensiero mazziniano che stabiliva una perfetta uguaglianza tra l’idea di madre e l’idea di patria. L’influenza di Maria Drago, la madre di Mazzini, fu dunque essenziale sulla strada dell’unificazione nazionale. La donna era dotata di coraggio da vendere e fu la prima a battersi per combattere le disuguaglianze tra i sessi, in seguito suo figlio avrebbe continuato la sua battaglia. Il discorso sulle donne di Mazzini probabilmente era un omaggio alla madre, perché attraverso le sue parole il patriota italiano divulgava gli ideali di quella donna rivoluzionaria che era stata Maria Drago, la madre simbolica di tutti gli italiani.
Sicuramente le parole di Mazzini devono essere epurate da alcune argomentazioni tipiche del proprio tempo - come il concetto biologico di “famiglia”, all’epoca utile per fondare l’idea stessa di Nazione e di generazione di un popolo - che in seguito è stato interpretato o addirittura enfatizzato con ben altri scopi.
Il focus vero del discorso mazziniano era dunque l’uguaglianza e la parità. Per questo motivo possiamo considerare Giuseppe Mazzini come un femminista ante litteram.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Amate, rispettate la donna”: il discorso di Giuseppe Mazzini sulle donne
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