Giuseppe Mazzini è stato uno dei maggiori protagonisti del Risorgimento italiano: un vero e proprio eroe della storia moderna che, attraverso le sue idee e le sue azioni, ha contribuito a costruire l’Italia Unita.
Mazzini il carbonaro; Mazzini il rivoluzionario; Mazzini il latitante e l’esule che difese la democrazia a costo della vita. Le sue idee ci infiammarono la mente sin dalle scuole elementari quando, dal quadrato ristretto del nostro piccolo banco, ascoltavamo l’evolversi delle vicende di Giuseppe Mazzini come se stessimo assistendo allo svolgimento di una serie tv a puntate. Mazzini è stato il nostro Zorro, non v’è dubbio. Ma l’aspetto più affascinante è che il nostro eroe non era uno spadaccino, ha compiuto la sua rivoluzione utilizzando un’arma ben più potente della spada: le parole.
Mazzini è stato, prima di ogni altra cosa, un pensatore , uno scrittore e un giornalista. Fu il primo a intuire che le parole avevano un peso specifico, un potere e un valore rivoluzionario. Se a Garibaldi dobbiamo l’ardore del combattente senza paura, l’intuizione del giusto stratega militare, a Giuseppe Mazzini siamo debitori di una rivoluzione più intensa e profonda: le sue teorie, promulgate tramite i suoi scritti, hanno condotto all’affermazione della democrazia attraverso la riforma Repubblicana dello Stato.
Giuseppe Mazzini e l’Italia Repubblicana
Il 10 marzo 1872 Giuseppe Mazzini moriva a Pisa, a causa di un ascesso polmonare, poco prima di essere arrestato per l’ennesima volta. Sul sarcofago che oggi custodisce la sua salma imbalsamata è stato scritto:
Il corpo a Genova, il nome ai secoli, l’anima all’umanità.
Giuseppe Mazzini, un italiano, era nato a Genova il 22 giugno 1805 e fu sepolto nella sua terra natale, nel cimitero genovese di Staglieno.
Per tutta la vita aveva creduto che l’Italia fosse “una” e soprattutto “libera”.
La sua lunga latitanza era iniziata nel 1827 quando, a causa della sua attività clandestina nella carboneria, era stato costretto a fuggire in Francia dove aveva fondato La Giovine Italia, un’organizzazione che promulgava idee repubblicane.
Quando Mazzini morì, nel 1872, l’Italia era stata unificata, ma non secondo la sua volontà: l’unificazione era avvenuta grazie alla strategia diplomatica di Cavour che aveva posto al Regno d’Italia il sigillo della monarchia piemontese-sabauda. Mazzini era un repubblicano, credeva spettasse al popolo scegliere l’istituzione da cui voleva essere governato: credeva in un popolo libero, non in un popolo schiavo del potere dei regnanti. A lui, al suo nome, dobbiamo questa straordinaria rivoluzione di pensiero: l’uguaglianza sociale.
Una visione quasi utopica nell’Italia ottocentesca che, tuttavia, Giuseppe Mazzini seppe difendere a spada tratta, battendosi sino alla morte, scrivendo articoli e saggi capaci di plasmare il pensiero degli italiani.
Il patriota non vide mai il suo credo avverarsi: quell’Italia democratica, repubblicana e libera che aveva sognato sarebbe arrivata soltanto anni dopo e, comunque, sarebbe stata diversa da come l’aveva immaginata.
Nel 1943 il letto di morte di Giuseppe Mazzini, a Pisa, fu distrutto dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. La speranza giacque incenerita nelle macerie; ma una fenice sarebbe sorta da quelle ceneri portando un’Italia nuova, popolare, dal rinnovato splendore morale.
Alla sua morte il poeta Giosuè Carducci, grande sostenitore delle idee mazziniane, gli dedicò una poesia dal titolo L’ultimo: in quei versi Carducci definiva Mazzini come “l’ultimo degli italiani antichi e il primo dei moderni”.
In un libro, edito da Feltrinelli nel settembre 2021, troviamo condensato il pensiero rivoluzionario di Mazzini. Si intitola Pensieri sulla democrazia in Europa . Scopriamo la sua ideologia e il significato della sua opera.
I pensieri sulla democrazia in Europa di Giuseppe Mazzini
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Nel 1852 fu pubblicata per la prima volta una raccolta dei Pensieri di Giuseppe Mazzini. Il libro raccoglieva i sette articoli apparsi sul giornale inglese People’s Journal, scritti tra il 1846 e il 1847 durante nell’arco di un decennio trascorso a Londra. In ciascuno di questi scritti I pensieri sulla democrazia europea (Thoughts upon Democracy in Europe il titolo originale, Ndr) Mazzini presentava la propria idea di democrazia premurandosi di definirla nei minimi dettagli.
Appare già di per sé eloquente il fatto che i pensieri del patriota risorgimentale furono editi per la prima volta in lingua inglese, non italiano: la libertà d’espressione non gli era concessa neppure nella sua prima forma, quella dell’espressione linguistica.
Il primo articolo riportava la frase più esemplificativa del pensiero mazziniano:
Democracy: progress of all through all, under the leading of the best and wisest.
Che tradotta letteralmente nella sua lingua madre significa:
Democrazia: il progresso di tutti per opera di tutti sotto la guida dei migliori e dei più saggi.
Pensare la democrazia, secondo Mazzini, è un problema non privo di difficoltà perché prevede di inserire la morale nella politica. Il patriota adottava la prospettiva di un esule - posizione che annoverava un grande antenato letterario nella persona di Dante Alighieri. E per un esule, come Mazzini e come Dante, la politica non è solo politica: è una precisa scelta di vita.
Non a caso fu proprio Giuseppe Mazzini a riferirsi a Dante Alighieri come al Profeta della nazione italiana e a chiedere agli italiani di essere degli di lui.
Nella sua visione etica della democrazia il patriota auspicava una politica libera da ogni idea di violenza che promulgasse non tanto il benessere della società, quanto il miglioramento morale e sociale dell’uomo.
Nella conclusione del testo Mazzini presentava l’idea di democrazia come forma di governo repubblicano rappresentativo che sarebbe nata da un’assemblea costituente e da un parlamento eletto a suffragio universale composto da uomini saggi e onesti.
Secondo Giuseppe Mazzini, in definitiva, il progresso democratico era prima di tutto “an educational problem”: un problema educativo. Nella sua visione illuminata Mazzini stava promulgando il governo del futuro.
Nello scritto iniziale che apriva I pensieri sulla democrazia in Europa, Mazzini scriveva così:
La tendenza democratica dei nostri tempi, il moto di ascesa delle classi popolari desiderose di prender parte alla vita politica - finora riservata a una cerchia di privilegiati - non è più un sogno utopico, né un’incerta previsione: è un fatto, un grande fatto europeo che occupa ogni mente, incide sugli indirizzi dei governi, sfida ogni opposizione.
Sono trascorsi 151 dalla sua morte, eppure le sue idee continuano a vivere attraverso i suoi scritti. Ciò che è scritto non muore. Giuseppe Mazzini può essere considerato il precursore dell’Europa unita. Credeva in “un’Europa di popoli”, in una politica umana: è bello credere che le sue idee oggi vivano ancora, che il suo ideale non si sia spento, che l’araba fenice sia ancora pronta risorgere dalle ceneri divenute fiamma e luce.
La frasi più celebri di Giuseppe Mazzini
Scopriamo le frasi più celebri di Giuseppe Mazzini tratte dai suoi scritti editi ed inediti.
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Pensiero e azione.
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Oggi ciò che importa anzitutto è moralizzare l’Italia
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La neutralità per la politica italiana significa oscurità politica, nullità in Europa, perpetuo pericolo di invasione.
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L’epoca passata, epoca che è finita con la rivoluzione francese, era destinata ad emancipare l’uomo, l’individuo, conquistandogli i doni della libertà, della eguaglianza, della fraternità. L’epoca nuova è destinata a costituire l’umanità;... è destinata ad organizzare un’Europa di popoli, indipendenti quanto la loro missione interna, associati tra loro a un comune intento.
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La patria è la fede nella patria. Dio che creandola sorrise sovr’essa, le assegnò per confine le due più sublimi cose ch’ei ponesse in Europa, simboli dell’eterna forza e dell’eterno moto, l’Alpi e il mare. Dalla cerchia immensa dell’Alpi, simile alla colonna di vertebre che costituisce l’unità della forma umana, scende una catena mirabile di continue giogaie che si stende sin dove il mare la bagna e più oltre nella divelta Sicilia. E il mare la ricinge quasi d’abbraccio amoroso ovunque l’Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d’anime parlan d’Italia.
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La neutralità per la politica italiana significa oscurità politica, nullità in Europa, perpetuo pericolo di invasione.
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Oggi ciò che importa anzitutto è moralizzare l’Italia.
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Volete voi, Operai Italiani, onorare davvero la memoria de’ vostri Grandi e dar pace all’anima di Dante Allighieri? Verificate il concetto che lo affaticò nella sua vita terrestre. Fate UNA e potente e libera la vostra contrada. Spegnete fra voi tutte quelle meschinissime divisioni contro le quali Dante predicò tanto, che condannarono lui, l’uomo che più di tutti sentiva ed amava il vostro avvenire, alla sventura e all’esilio, e voi a una impotenza di secoli che ancor dura. Liberate le sepolture de’ vostri Grandi, degli uomini che hanno messo una corona di gloria sulla vostra Patria, dall’onta d’essere calpeste dal piede d’un soldato straniero. E quando sarete fatti degni di Dante nell’amore e nell’odio — quando la terra vostra sarà vostra e non d’altri — quando l’anima di Dante potrà guardare in voi senza dolore e lieta di tutto il santo orgoglio Italiano — noi innalzeremo la statua del Poeta sulla maggiore altezza di Roma, e scriveremo sulla base: AL PROFETA DELLA NAZIONE ITALIANA GLI ITALIANI DEGNI DI LUI.
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In un altro genere d’affetto, ho dato il cuore alla mia povera e buona Giuditta e non ho mai sognato di ritoglierlo: il mio motto così nella vita individuale come nella politica è l’"ora e sempre". Quando ho dato, ho dato: quando ho detto: amo, è per sempre: riamato o solo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Giuseppe Mazzini: la vita e i pensieri di un italiano
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