Lo scrittore e poeta Giorgio Ghiotti riporta in libreria, curandone traduzione e postfazione, Il fantasma di una mano (titolo originale Narrative of the Ghost of a Hand, Ndr) (1861), un racconto da brivido del maestro del genere horror-gotico Joseph Sheridan Le Fanu.
Lo scrittore irlandese, creatore della celebre vampira Carmilla (1872), la protagonista di uno dei racconti più spaventosi della letteratura, torna all’attenzione dei lettori con una narrazione sospesa, in bilico tra reale e irreale, tutta intessuta sul filo di una crescente inquietudine che inavvertitamente esplode nelle battute finali.
Le storie di fantasmi non cessano mai di attrarci con il richiamo irresistibile dell’occulto. Sono la narrazione di un mondo invisibile che affianca la nostra realtà spesso distorta, cedevole, in cui talvolta si rivelano delle falle, degli squarci. La paura si insinua proprio in questi squarci del reale, ne spalanca l’abisso trovando nutrimento in quell’oscurità nella quale è impossibile vedere nitidamente. I confini delle cose allora si fanno opachi, sbiaditi, ambigui e fanno vacillare le nostre certezze. La narrativa di Le Fanu trova fondamento in questo rapporto con l’invisibile, con il paranormale, che tuttavia appare in contatto diretto con il mondo in cui viviamo.
Il fantasma di una mano di Joseph Sheridan Le Fanu è la terza uscita della nuova collana editoriale Via Ozanam - poesia/chakra fondata da Giorgio Ghiotti e Leonardo Laviola. Il progetto culturale “Via Ozanam” prende il nome da una via del quartiere romano di Monteverde, abitata da letterati e poeti illustri come Pier Paolo Pasolini e Giorgio Caproni. Attraverso questi libri di piccolo formato, molto curati nell’impaginazione e nella grafica realizzata da Francesca Bianchessi, ci si propone di valorizzare delle piccole storie dall’immenso valore. I libri di “Via Ozanam” sono distribuiti solo in libreria e contano poco più di trenta pagine: sono maneggevoli e leggeri, facili da portare con sé anche mentre si è in viaggio o nella fretta della quotidianità, e si leggono in un soffio. Ogni libro, proprio come questo racconto da brividi, è una scoperta che lascerà una traccia duratura nella memoria.
Siete pronti a immergervi nel Fantasma di una mano di Le Fanu?
Di seguito vi diamo qualche anticipazione sulla trama.
Il fantasma di una mano di Joseph S. Le Fanu
Gli ingredienti della paura in questo racconto di Joseph S. Le Fanu ci sono tutti: una casa infestata, Tiled House, una coppia di coniugi, i signori Prosser, sprovveduti e terrorizzati, infine l’apparizione di un “essere” misterioso di dubbia identità.
Proprio come in Carmilla, la narrazione di Le Fanu inizia da una testimonianza scritta trovando quindi nella realtà effettiva il proprio fondamento. Non si tratta di una storia inventata, ci assicura il narratore al principio e alla fine del racconto, ma di un evento realmente accaduto che trova risconto in varie testimonianze.
Stavolta la fonte della storia è una lettera manoscritta, come ci rivela l’incipit:
In una lettera scritta nel tardo autunno del 1753, la signorina Rebecca Chattesworth fornisce un minuzioso e sorprendente resoconto di certi eventi verificatisi a Tiled House; eventi ai quali, a dispetto delle sue ripetute proteste contro sciocchezze simili, ella, s’intende, ha prestato un’attenzione invero peculiare.
La lettera tuttavia non è stata pubblicata a causa di un veto dell’editore e spetta quindi al narratore fornire il racconto puntuale degli avvenimenti attraverso “pochi rapidi cenni”. Accertata la veridicità della storia narrata mediante un espediente di Manzoniana memoria, ecco che Le Fanu immerge direttamente il lettore nel cuore del mistero senza tralasciare le coordinate spazio temporali: è il 24 ottobre 1753 e ci troviamo in una tenuta alla periferia di Dublino.
Nel prologo ci viene subito svelato il nocciolo della trama: la dimora, chiamata Tiled House, è infestata e i coniugi Prosser ne hanno disdetto il contratto d’affitto a causa di “alcuni fenomeni inspiegabili” che avevano avuto luogo nella casa nei mesi precedenti.
Il racconto di Le Fanu, partendo da questa premessa, si muove sul filo di un’inquietudine crescente. Il lettore viene avvertito che Tiled House doveva essere abbattuta perché costituiva un pericolo, in quanto all’interno vi si era introdotto:
Qualcosa di ben peggiore che semplici manigoldi in carne e ossa.
Si badi bene, Le Fanu scrive “qualcosa” e non “qualcuno” anticipando così l’identità ignota e ambigua dell’“essere” protagonista del racconto. Il fantasma infatti non è invisibile, ma si palesa sotto le sembianze sinistre e incomprensibili di una mano. È una mano, dunque un frammento del corpo umano, che tuttavia sembra agire per proprio conto. Incuriosisce e merita un’analisi questa singolare tipologia di fantasma umanizzato: non è uno spettro fatto di oscure trasparenze, non è un demone né una creatura nascosta da un velo, si tratta altresì di una presenza quasi umana, di una mano senza corpo. Proprio questo aspetto antropomorfo che rende l’essere malefico simile a noi accresce, paradossalmente, l’inquietudine e lo spavento del lettore.
La mano “tozza, ma non brutta, bianca e paffuta” viene avvistata per la prima volta dalla signora Prosser che crede appartenga a un ladro. In seguito la strana presenza viene vista anche dalla cuoca e dalla cameriera mentre sono intente nelle loro faccende; infine abbiamo lo scontro diretto con il signor Prosser che decide di affrontare di persona il “fantasma” credendolo in realtà un ladruncolo mascherato.
Cos’è La mano narrata da Le Fanu? Il racconto non ci offre risposte precise, si limita a far immedesimare il lettore nel punto di vista del signor Prosser facendogli avvertire l’assedio del maleficio.
Ai lettori questa “mano senza corpo” ricorderà di certo il famoso personaggio della famiglia Addams, Mano, creato dall’illustratore Charles Addams. In inglese il vero nome di Mano è in realtà Thing, traducibile quindi come “cosa” e lo stesso Charles Addams non definì mai la vera identità della creatura da lui ideata. Si trattava dunque di “qualcosa” e non di “qualcuno”, proprio come nel racconto di Le Fanu. Chissà che il padre della famiglia Addams non abbia tratto ispirazione dalla storia del Fantasma di una mano, anche se la sua di Mano era senza dubbio più amabile e simpatica. Quella narrata da Le Fanu invece assume le sembianze di una presenza inspiegabile e sinistra.
La vera stranezza, per come la vedo io, è che il racconto si incentra tutto attorno al fantasma di una mano. Non una sola volta si mostrò la persona cui la mano apparteneva; e nemmeno c’è da credere che si trattasse di una mano separata dal corpo, ma semplicemente di una mano che ogni volta appariva in modo che, per un caso fortuito, il suo proprietario restava celato alla vista.
Ma cosa ci fa pensare che la mano fantasma del racconto sia davvero pericolosa? Forse non lo è, ma la sua stessa strana presenza suscita inquietudine e sgomento. La minaccia è rappresentata dall’elemento occulto, che alimenta la stessa paura informe e inspiegabile di una cantina buia, di un angolo in penombra, di un vicolo cieco avvolto nella nebbia. Perché ciò che è strano, opaco o deviante dalla norma ci ispira invariabilmente un senso di angoscia impossibile da dissimulare.
La scrittura di Le Fanu, scrive Giorgio Ghiotti nella prefazione, ci dimostra che:
Il probabile è sempre più spiazzante del visibile.
Nel finale i protagonisti del racconto non appaiono fisicamente lesionati o feriti dal contatto con la fantasmatica mano, tuttavia quell’incontro ha lasciato nella loro fragile mente l’impronta indelebile di un trauma che assume le sembianze di un “incubo ricorrente”.
Attraverso l’invenzione del “fantasma di una mano” Joseph Sheridan Le Fanu dà corpo - voce e sembianza - ai fantasmi che abitano in noi. Nessuno è immune al fascino di Tiled House e delle innumerevoli case stregate della letteratura che appaiono come lo specchio rovesciato (e distorto) delle nostre coscienze.
A proposito, in un articolo si dice che la misteriosa Tiled House descritta da Le Fanu esista davvero e sia stata messa in vendita nel 2010. La casa sorge proprio in prossimità di un cimitero, nel sobborgo dublinese di Chapelizod. Oggi ne sono stati ricavati sei appartamenti nuovi di zecca. Chissà che i nuovi inquilini non abbiano sentito delle dita bussare alle finestre, oppure intravisto l’ombra del “fantasma di una mano”.
Questo, però, l’articolo dedicato alla ristrutturazione di Tiled House non lo dice, lasciando alla casa la sua inespugnabile aura di mistero.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il fantasma di una mano”: torna in libreria un racconto da brivido di Joseph S. Le Fanu
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