Tra i romanzieri modernisti sicuramente James Joyce si distingue per stile e tecnica narrativa soprattutto per un discorso di sperimentazione che lo accompagnò tutta la vita.
Chi era James Joyce
Nato in Irlanda, a Dublino, James Joyce non accettò la ventata di nazionalismo propria di molti intellettuali suoi connazionali per sposare una concezione multiculturale ed europeista che lo portò a cercare un volontario esilio tra Italia, Francia e Svizzera.Joyce però nei suoi scritti, un po’ come il grande esule Dante, non dimenticò la sua madre matrigna Irlanda che fu, insieme con la città natale Dublino, soggetto privilegiato.
Il nome di Joyce che si provò anche con la poesia e il teatro di chiara ispirazione ibseniana è legato in maniera indissolubile al romanzo modernista e soprattutto al flusso di coscienza che proprio con questo scrittore viene sviluppato nelle evoluzioni più inaspettate e intricate.
Le opere principali di James Joyce
La prima opera modernista di Joyce è la raccolta di racconti Gente di Dublino, che può dirsi classica malgrado la concezione di narrazione onnisciente o la cronologia siano state bandite a vantaggio di tre tematiche: la fuga, la paralisi e l’epifania sperimentate da tutti i protagonisti delle varie storie dublinesi.
L’epifania, cioè quell’episodio anche minimale destinato però ad influenzare in maniera indelebile i protagonisti della narrazione è fondamentale anche nel romanzo semi autobiografico Dedalus o Ritratto di un artista da giovane dove lo stile di Joyce si fa più ardito nel linguaggio che segue lo sviluppo cognitivo ed evolutivo del suo personaggio Stephen.
Recensione del libro
Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane
di James Joyce
Ulisse è un’opera complessa che rivede nuovamente tra i suoi personaggi quell’aspirante artista Stephen, Telemaco in cerca di un padre sfuggente. Joyce inoltre sceglie come suo protagonista un ebreo cercando di uscire dallo stereotipo che ha sempre voluto come carattere negativo l’israelita nella letteratura a partire dall’ebreo errante. Memorabile il monologo conclusivo di Molly dove le regole della punteggiatura vengono messe da parte a fronte di tutta la forza espressiva scaturita dal flusso di pensieri della protagonista.
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Criptico, quasi incomprensibile l’ultimo lavoro dello scrittore irlandese, La veglia di Finnegan è la sperimentazione allo stato puro anche se già a fine Settecento lo scrittore Sterne tentò di esprimersi arditamente in maniera molto similare.
Recensione del libro
Finnegans Wake
di James Joyce
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il flusso di coscienza: James Joyce
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