Talvolta vi è chi sostiene che, sino ad alcuni decenni fa, nelle chiese cattoliche vigesse una forma di segregazione delle donne, con la loro rigida separazione dagli uomini. Si tratta tuttavia di idee prive di fondamento, che trasmettono un’immagine distorta riguardo quella che era la disposizione dei due sessi nei templi.
L’apartheid per le donne: l’articolo di Magnaschi
Da questo punto di vista è esemplare un articolo pubblicato da tale Pierluigi Magnaschi in Italiaoggi il 28/08/2021, minacciosamente intitolato C’era un’apartheid per le donne che veniva docilmente accettata come fosse inevitabile. In questo testo, Magnaschi scrive:
Negli anni Cinquanta, in Italia, le donne, specie quelle più giovani, e soprattutto quelle che non si erano ancora sposate, vivevano letteralmente sequestrate dai famigliari. Anche in chiesa, le donne sedevano separate dagli uomini. Da una parte, c’erano le panche per le donne e, dall’altra, quelle per gli uomini. I ragazzini e le ragazzine potevano sedersi sia da una parte che dall’altra (anche se, di solito, come se fossero dei puledrini e delle puledrine, stavano con le madri). I ragazzini potevano restare con le mamme in chiesa fino alla pubertà. Quando la prima lanugine di peli sospettosi [sic] cominciava a spuntare sulle loro guance adolescenziali, essi abbandonavano le madri e passavano tra i maschi o fra i chierichetti. Nessuno, ch’io sappia, diceva loro di andarsene. Erano loro che, come se fossero stati delle pere mature, si staccavano, spontaneamente e senza nemmeno dichiararlo, dal gruppo delle madri, delle sorelle e delle conoscenze femminili, per approdare fra i maschi anziani dato che, anche allora, in chiesa, di maschi giovani, non ce n’erano molti, specie nei giorni feriali. Per i giovani neo puberi la transumanza da una parte all’altra delle panche in chiesa era una sorta di coscrizione, di chiamata al proprio sesso e quindi alle regole di occhiuta e prevenuta prudenza che valeva allora a questo proposito. L’età della spensieratezza indifferenziata, senza attributi, era finita. Quella dell’identità invece, e quindi anche la conseguente ed inevitabile separazione, stava iniziando.
Immancabile, in un articolo con toni simili, il paragone col burka musulmano.
Restando sullo stesso argomento, altri frequentatori della rete propongono poi improbabili paralleli con la separazione vigente nelle moschee (che in realtà è una pratica stabilita da Maometto), pochi invece ricordano che una separazione tra uomini e donne esiste anche nelle sinagoghe, come riporta la Treccani:
Nelle sinagoghe tradizionali – ma non in quelle dell’ebraismo riformato – è sancita una totale separazione fra uomini e donne: i rabbini sostenevano infatti che la presenza femminile ‘disturbava’ la concentrazione degli uomini intenti alla preghiera. Per questo alle donne è riservato il cosiddetto matroneo, che consiste o in una balconata al piano superiore o in una zona arretrata del locale. In questo modo le donne assistono alla funzione religiosa, ma gli uomini non le vedono. Va detto che le donne non prendono parte attiva alla preghiera, riservata invece ai maschi.
La ragione simbolica della separazione fra uomini e donne nelle chiese
Lo scritto di Magnaschi non è del tutto mendace – benché non si capisca su che basi egli affermi che i giovani maschi non siano mai andati a messa e che senso possa avere l’associazione tra infanti e piccoli cavalli – tuttavia non spiega le ragioni che erano all’origine della divisione tra maschi e femmine all’interno delle chiese cattoliche.
Si può anche aggiungere che tale separazione non è scomparsa a metà del secolo scorso, né immediatamente dopo il Concilio Vaticano Secondo, almeno non in tutta la Penisola, poiché anche nei primi anni duemila chi scrive ricorda di aver visto con i suoi occhi che in una chiesa nella Bassa Padovana sopravviveva ancora l’abitudine di sedersi in luoghi diversi a seconda del sesso. E chissà, forse in alcune parrocchie, in cui i fedeli hanno mantenuto un buon livello culturale, si usa così tutt’oggi.
La questione è che la separazione tra gli uomini e le donne nelle chiese non nasceva per motivi di “puritanesimo” (termine che appartiene al mondo protestante) o per una qualche forma di segregazionismo, bensì per una ragione simbolica.
La posizione delle donne era infatti legata a quella dell’ambone: solitamente esse stavano a sinistra (vicino all’ambone o al pulpito), mentre gli uomini sedevano a destra, e ciò era stato stabilito perché l’ambone rappresenta il luogo della proclamazione della Parola di Dio, come un monumento della Resurrezione, e le donne sono state le prime testimoni del sepolcro vuoto e della Resurrezione.
In passato, quindi, il sacerdote leggeva la Parola di Dio e le donne erano raccolte attorno all’ambone; in questa parte della liturgia, le signore e le ragazze riprendevano la funzione di quelle donne che per prime giunsero al sepolcro: si trattava di un dialogo.
Le donne, testimoni del sepolcro vuoto nei Vangeli
Il racconto delle donne che arrivarono al sepolcro per prime è presente in tutti e quattro i Vangeli.
In Matteo (28, 1-10):
Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto".
Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".”
In Marco (16, 1-13):
Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?". Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere.
Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere.
In Luca, tra il capitolo 23 (55-56):
Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
E il ventiquattresimo (1-12):
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole.
E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.
Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto.
E infine in Giovanni, nel capitolo 20 (1-2):
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava, e disse loro: "Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano messo".
Come volevasi dimostrare, la spiegazione all’origine del "posto delle donne" nelle chiese si trova nelle Sacre Scritture e il fantasioso “apartheid” è perciò solo un’invenzione di Magnaschi, finalizzata – come spesso accade nel giornalismo d’oggi – a ottenere qualche visualizzazione in più.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il “posto delle donne” nelle chiese e il suo significato nei Vangeli
Ancora oggi nelle chiese ortodosse (dove non ci sono posti a sedere ma si sta in piedi) durante la funzione le donne si piazzano a sinistra e gli uomini a destra, in mezzo il tappeto che porta all’icona (del santo a cui è consacrata la chiesa o dell’avvenimento in caso di feste comandate).
A parte i bambini piccoli che di solito stanno con le madri, non ci sono eccezioni, la collocazione viene rispettata rigorosamente da tutti spontaneamente.