Neri Pozza riporta in libreria Il pozzo della solitudine di Radclyffe Hall (traduzione di Alessandro Fabrizi e Francesca Forlini), un romanzo che è considerato una delle pietre miliari della letteratura lesbica e che, come altamente prevedibile, suscitò parecchio scandalo alla sua pubblicazione nell’Inghilterra del 1928.
L’autrice, Marguerite Radclyffe Hall, fu chiamata alla sbarra del tribunale con l’accusa di oscenità e oltraggio al pubblico pudore; il libro fu censurato e, in seguito, proibito. Dovremmo quindi considerare un autentico privilegio il fatto di poterne leggere una copia in totale libertà o anche solo poterlo contemplare, a distanza di quasi un secolo, esposto impunemente negli scaffali delle librerie tra l’altro con una copertina nuova di zecca.
Il pozzo della solitudine di Radclyffe Hall non merita di essere ammantato di quella patina urticante di “proibito” che da sempre lo accompagna, perché è un romanzo profondamente umano, dalla conclusione commovente.
“Il pozzo della solitudine”: storia di un romanzo-scandalo
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Al romanzo di Radclyffe Hall toccò una sorte non dissimile da quella del celebre L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence, pubblicato, guarda caso, nella puritana Inghilterra sempre nello stesso anno, il fatidico 1928. Le due opere, tuttavia, malgrado lo scandalo che le accomuna, non possono essere messe a confronto: non è l’amore inteso in senso carnale il tema della tanto osteggiata opera della scrittrice inglese.
La verità è che Il pozzo della solitudine (in lingua originale The Well of Loneliness, Ndr) di scandaloso ha ben poco, è soprattutto una bella storia - di formazione o di identità, comunque si voglia leggerla - avvincente al pari di un romanzo d’avventura, perché la protagonista - una donna che si chiama Stephen, come un uomo - va a cavallo, tira di scherma, viaggia per il mondo, va in guerra come volontaria e, soprattutto, scrive, realizzandosi infine con l’acume della sua penna.
Il romanzo di Hall è anche una tormentata storia d’amore, niente affatto scontata, di quelle che affascinano, con le sue contraddizioni, gli amanti della letteratura: perché Stephen si reputa indegna di amare, eppure ama con tutta sé stessa, ama chi non dovrebbe amare, almeno secondo i canoni della società.
Stephen è una donna che si innamora di altre donne - non sempre ricambiata, il suo è un amore fatto spesso di tormento e solitudine - ma nessuno l’aveva mai detto prima, a metterlo nero su bianco ci pensò Radclyffe Hall, nata Marguerite, che tuttavia si faceva chiamare per sua scelta John, un nome maschile, proprio come la sua protagonista.
Data questa necessaria premessa, scopriamo di più sulla genesi dell’opera di Radclyffe Hall, la storia editoriale de Il pozzo della solitudine, lo scandalo letterario e il processo che ne conseguì.
“Il pozzo della solitudine” di Radclyffe Hall: la trama del libro
Tutto inizia con il ritornello - calzante in questo caso: “Il buon padre voleva un maschietto, ma ahimè sei nata tu”: infatti Stephen Gordon è l’unica figlia di un aristocratico inglese di alto lignaggio, sir Philip, che avrebbe voluto un erede maschio e, deluso nel suo desiderio, decide di mettere alla nuova nata un nome maschile.
Fin dalla tenera età, la bambina rivela una innata predilezione per la libertà: è selvatica, indomabile, ama correre e cavalcare e disdegna bambole e vestitini di pizzo. È molto legata al padre - l’unico che davvero la comprende - mentre ha un rapporto difficile con la madre, la bella Lady Anna, che insiste nel correggere la figlia cercando di soffocare certi suoi atteggiamenti.
Man mano che Stephen cresce la sua diversità si accentua e, di conseguenza, anche il suo senso di isolamento (da qui la solitudine del titolo, Ndr): detesta balli e ricevimenti e, soprattutto, rifugge il corteggiamento dei gentiluomini.
Il suo unico amico è il giovane canadese Martin, con il quale intraprende lunghe cavalcate nella vasta tenuta di famiglia, ma che a un certo punto si innamorerà di lei e verrà prontamente respinto.
Nelle pagine del romanzo Radclyffe Hall racconta, con una penna sopraffina, la crisi interiore della protagonista. Dopo l’improvvisa morte del padre, unico vero appiglio di Stephen, la giovane conoscerà la ricca americana Angela Crossby, una donna sposata, per la quale perderà completamente la testa. Sarà il sentimento provato per Angela a rivelare a Stephen ciò che non era mai riuscita neppure a raccontare a sé stessa.
Da qui gli avvenimenti precipitano rovinosamente: messa al corrente dei fatti, intercettando una lettera d’amore inviata da Stephen ad Angela, Lady Anna decide di cacciare la figlia dalla tenuta di famiglia, non tollerando non solo il suo comportamento, ma proprio l’intima essenza della figlia. In quell’occasione le dice una frase terribile: “Quello che sei è un peccato contro la Creazione”.
Inizia così per Stephen un lungo viaggio, si sposterà da Londra a Parigi, poi in Spagna e persino in Africa, alla ricerca di sé stessa, ma soprattutto di un’idea di felicità e della possibilità di amare.
Il processo a “Il pozzo della solitudine” di Radclyffe Hall
Il pozzo della solitudine di Radclyffe Hall fu pubblicato dall’editore inglese Jonathan Cape nel luglio del 1928. L’autrice era perfettamente conscia del rischio che stava correndo, tanto che quando presentò il manoscritto all’editore lo avvertì subito riguardo il contenuto. Ai tempi Hall aveva all’attivo alcuni libri di poesie, non era ancora una scrittrice affermata, ma ciò che la spinse a pubblicare comunque il grande romanzo cui lavorava da diversi anni era l’intenzione di “parlare a nome di una minoranza incompresa e giudicata”.
Il proposito dunque era battagliero, dato che di quella minoranza faceva parte - tra l’altro senza mistero - Radclyffe stessa, o forse sarebbe meglio dire “Marguerite”, ma da tempo aveva smesso di rispondere a quel nome.
In seguito all’accusa lanciata da un critico letterario inglese, certo James Douglass che scriveva sul Sunday Express, Radclyffe Hall e il suo romanzo “osceno” dovettero presentarsi in tribunale. Douglass nel suo articolo affermava che il libro di Hall aveva il potere di “corrompere i giovani e la società”.
Il processo a Il pozzo della solitudine - ma forse sarebbe meglio dire, alla sua autrice - durò dal 9 al 16 novembre del 1928 e, purtroppo, non ebbe un esito felice. Il libro fu censurato e proibito, nonostante il grande pubblico si opponesse fermamente alla decisione dei giudici. La sentenza fu inappellabile, in quanto il libro violava Obscene Publications Act del 1857 (la stessa legge infame che causò l’incarcerazione di Oscar Wilde). Tra le motivazioni si accusava l’autrice di fare “propaganda omosessuale”. Il giudice, Sir Chartres Biron, affermò che Il pozzo della solitudine doveva essere immediatamente ritirato dalla circolazione e “distrutto”. Il libro cessò dunque di circolare in Gran Bretagna, ma fece comunque la sua apparizione in Francia grazie all’impegno dell’editore Jonathan Cape che stipulò un accordo con una casa editrice francese, la Pegasus Press.
Per la riapparizione del romanzo incriminato nelle librerie inglesi dovremo attendere il 1954, ben undici anni dopo la morte di Radclyffe Hall, e curiosamente poco prima del processo a L’amante di Lady Chatterley.
Il mondo letterario inglese non fu indifferente alla situazione. Tra i suoi più strenui difensori, Hall poteva vantare una scrittrice illustre, una certa Virginia Woolf, che proprio in quello stesso anno, il 1928, aveva pubblicato il suo Orlando che aveva una protagonista androgina, proprio come Stephen. Woolf non si espresse sulla forma letteraria del romanzo - che, da critica qual era, non giudicava positivamente - ma sul suo contenuto, che a suo giudizio non poteva essere ritenuto osceno perché scritto in una lingua “casta e puritana”. In effetti ne Il pozzo della solitudine non troviamo un termine triviale, né tantomeno le scene “esplicite” che fecero la fortuna (e pure la sfortuna) de L’amante di Lady Chatterley di Lawrence. Nel frattempo, in difesa di Radclyffe Hall si schierarono grandi nomi dell’elite letteraria britannica: T.S. Eliot, il Nobel Rudyard Kipling, George Bernard Shaw, ma non fu sufficiente a risparmiare all’autrice una condanna già stabilita da una presunta “legge morale”.
“Il pozzo della solitudine”: la pubblicazione in America
Intanto la fama di Radclyffe Hall e del suo “libro proibito” si spargeva in ogni dove, diffondendosi in ogni parte del globo, attraversando l’oceano e giungendo sino in America.
Negli Stati Uniti Il pozzo della solitudine fu pubblicato grazie all’impegno di due giovani editori, Pascal “Pat” Covici e Donald Friede.
Il libro finì comunque nel mirino della Society for the Suppression of Vice di New York; ma i due editori decisero preventivamente di munirsi di un avvocato, il bravo Ernst Morris, che riuscì a difendere egregiamente l’opera di Radclyffe Hall in tribunale. L’uomo ne sottolineò il valore letterario, la scrittura pulita e, infine, il significato sociale.
Il romanzo di Hall infatti si conclude con una riflessione commovente sui diritti degli esseri umani e una sorta di preghiera:
Riconosci, o Dio, la nostra esistenza, davanti al mondo intero. Concedi anche a noi il diritto di esistere.
Sebbene oggi alcuni aspetti del romanzo di Hall possano apparire “sorpassati”, come ad esempio la rappresentazione “mascolina” del lesbismo oppure il tono fortemente pessimistico che aleggia sul destino delle persone omosessuali, il valore sociale e culturale de Il pozzo della solitudine rimane innegabile.
Per molte persone, nel corso degli anni, The Well of Loneliness fu un faro, una specie di Bibbia personale, una tappa importante nel cammino della auto-coscienza personale e, persino, un’“ancora di salvezza”. In Inghilterra il libro fu messo a tacere dalla censura, ma altrove poté circolare liberamente.
Con una sentenza inattesa, in totale controtendenza con quanto espresso in precedenza dalla Corte inglese, il tribunale di New York il 19 aprile del 1929 giudicò che Il pozzo della solitudine non era un romanzo osceno, in quanto:
Il libro in questione tratta un delicato problema sociale che, di per sé, non può essere detto in violazione della legge.
Quello stesso anno, in America, fu pubblicata una speciale Victory Edition de “Il pozzo della solitudine” sulla cui copertina capeggiava un trionfante autografo della sua autrice, che si firmava orgogliosamente con un colpo di penna “Radclyffe Hall”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Il pozzo della solitudine": il romanzo scandalo di Radclyffe Hall torna in libreria
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