

Il sogno di Don Chisciotte. La letteratura come necessità e riscatto
- Autore: Daniela Marcheschi
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2025
Il sogno di Don Chisciotte. La letteratura come necessità e riscatto (Bibliotheka Edizioni, 2025) è una raccolta di saggi pubblicati tra il 1990 e il 2012 con un unico tema per ogni articolo, scritta da Daniela Marcheschi, una delle voci più autorevoli della critica letteraria. Fra queste pagine sono presenti la tenacia di credere nel sogno della letteratura e la progettualità della cultura, la necessità e riscatto come il sogno di Don Chischiotte, immaginazione e razionalità, sogno e logica che contribuiscono a formare le nostre menti, mantenendo viva la letteratura e le altre arti. Daniela Marcheschi, nata a Lucca, è una nota intellettuale, critica letteraria, studiosa di letteratura e antropologia delle arti; dopo gli studi alla Scuola Normale di Pisa e all’Institut d’Études Françaises di Avignone, ha insegnato nelle Università di Uppsala, Salamanca, Firenze e Lisbona. Nel 1996 ha ricevuto un Rockefeller Award per la Letteratura. Collabora con l’inserto domenicale del “Sole 24 ore”.
Questo è un importante saggio sulla critica letteraria, da Croce a Segre, con alcuni interrogativi: dove è finita la narrazione più completa e meditata? dove è finita la responsabilità della scrittore? Lo scrittore, scrive l’autrice, non è solo un custode delle parole, ma anche delle tradizioni letterarie e del rapporto con il passato, ne è un interprete con il compito di eliminare la volgarità dal mondo.
Lo scrittore che nutre il sogno della letteratura non sogna di sé attraverso sé stesso, ma sogna il fine e il senso stesso della letteratura, il suo valore civile di contributo alla cultura.
Don Chisciotte è il prototipo del lettore: vive sognando e sogna vivendo. Il capolavoro di Cervantes è il racconto di un uomo tra follia e coraggio, di una persona che per rincorrere un sogno decide di sfidare il mondo intero, diventando un’icona letteraria. Celebra l’immaginazione perché ognuno di noi ne è capace, ed è fondamentale il coraggio di restare fedeli ai sogni.
L’autrice si chiederà cosa avrebbe fatto Dante senza il suo sogno-visione di Beatrice, e Freud avrebbe coltivato il sogno di decifrare i sogni? Ogni autore e ogni critico saranno quindi interpreti della tradizione, della storia cardine della nostra memoria e della realtà. Se l’autore tende alla vita autentica, la letteratura sarà simbolo della realizzazione.
Ridiscutere la cultura è un impegno difficile da attuare; ogni autore dovrebbe in prima battuta assumersi le proprie responsabilità etiche e letterarie, in quanto “l’etica è una struttura fondante della parola”, e adoperarsi per creare valori più autentici per affrontare le sfide del futuro. Cosa è quindi la critica? L’arte di scoprire nell’arte. Perché fare la critica? Chi sarà un critico non smetterà mai di esserlo; occorreranno cultura e conoscenze aggiornate della storia letteraria, delle tradizioni italiane e internazionali, della contemporaneità e degli strumenti filologici e linguistici. Senza mai dimenticare che la letteratura, fatta da esseri umani per gli umani, è mutevole come loro.
Il critico è l’essere umano nella sua interezza, che ha convinzioni e principi, e conoscenza di vita.
Oggi, scrive la nostra autrice, l’industria culturale etichetta come critici degli studiosi, e inoltre il più delle volte si confonde la critica con il giornalismo letterario. La critica autentica è critica della cultura ed è rigorosamente attenta al testo che esamina, in quanto è un’opera che si rivolge all’intera comunità. È ancora possibile la critica? Il critico sembra oggi meno interessato alla letteratura, e si è trasformato in un irresoluto recensore di libri.
La moltiplicazione a oltranza di recensori, di cronisti letterari, è anche dovuta a certa ipertrofia dell’industria editoriale che sforna libri su libri di cui bisogna dare in qualche modo notizia.
Il critico è colui che ha una visione totale, universale, della letteratura del passato e del suo tempo, ed è una figura intellettuale che sembra essere scomparsa, perché elitaria. In un tempo nel quale la cultura è superficiale, la ricerca diviene complicata. D’altra parte, ed è un pensiero di George Steiner (uno dei più influenti critici letterari del Novecento), l’attuale società di massa e di mercato diffonde e mercifica ogni cosa, l’arte vera e quella presunta, a causa dell’economia che regola tutto.
Il critico letterario investe il proprio essere nell’affascinante e rischioso cammino della lettura, dell’interpretazione; e non mira all’opinione dei colleghi o al proprio orgoglio intellettuale seguendo frivoli miti dell’immagine e del successo.
La critica dovrebbe essere consapevole dei suoi strumenti; la capacità di sopravvivenza della letteratura autentica è nella capacità dei suoi autori di rifondarla su basi autorevoli, altrimenti ci saranno soltanto la cattiva letteratura e la cattiva critica.

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