La strada di D’Annunzio incontra quella di Nietzsche, in senso letterario, intorno al 1890, come prova il romanzo Il trionfo della morte del 1894.
Questo romanzo va segnalato per due motivi: marca la nascita o meglio l’introduzione in Italia del superuomo; un superuomo molto addomesticato come vedremo più avanti. Dimostra il modo selettivo in cui il pensiero del filosofo tedesco viene recepito.
Il trionfo della morte e Le vergini delle rocce: due protagonisti a confronto
Il protagonista del romanzo Il trionfo della morte è Giorgio Aurispa che, come ampiamente documentato dal Praz, resosi conto della sua incapacità di realizzare il vagheggiato ideale superomistico, compie un gesto autosoppressivo. Prima però uccide la donna amata, la sua ossessione carnale, specchio soggettivo della sua debolezza.
A stretto giro di posta la pubblicazione nel 1895 delle Vergini delle rocce, il cui protagonista Claudio Cantelmo è un’altra faccia del superomismo dannunziano. Egli concepisce l’arte come un mezzo di dominio ideologico sulle masse; crede in una società autoritaria e aristocratica. Il romanzo narra l’infruttuosa ricerca da parte del nobile protagonista di una donna con cui dare inizio a una stirpe perfetta. Va da sé che in questo caso velleitarismo e megalomania vanno a braccetto.
Le caratteristiche del superuomo dannunziano
Come osservano Luperini e Salinari, il superuomo dannunziano, qualunque sia il suo nome, è sabotato in partenza da un profondo velleitarismo. Il che a dire da una sproporzione tra la grandiosità degli obiettivi e l’incapacità di realizzarli.
Quali sono le caratteristiche del superuomo?
- energia e forza
- esuberanza sessuale
- culto della bellezza
- concezione aristocratica della società
- isolamento sociale e psicologico
Il rapporto con il pensiero di Nietzsche
Questo è l’aspetto più interessante della questione, che va però reimpostata: non si tratta di capire in che misura l’autore dell’Origine della tragedia influenzò D’Annunzio, ma di individuare i contorni di una lettura viziata da un profondo soggettivismo. Perché D’Annunzio, osserva Salinari, riduce Nietzsche a sua misura. In che modo? Il vate ne valorizza l’esaltazione della volontà di potenza, di lotta e dominio, depauperandolo delle implicazioni filosofiche. Di fatto lo adatta al proprio pensiero.
Il superuomo dannunziano ebbe scarsa fortuna presso la critica, che lo considerò una sorta di capriccio o di astrazione intellettualistica.
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Sapevate che già Goethe usa il termine tedesco Übermensch riferendosi genericamente al desiderio umano di superare i propri limiti?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il superuomo dannunziano: il pensiero dello scrittore
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