Negli ultimi anni i dati di lettura sull’Italia sono stati spesso molto sconfortanti, soprattutto se messi a confronto con gli altri paesi europei.
I rapporti dell’Istat sui dati di lettura, infatti, restituiscono spesso un quadro molto lontano dalle più importanti città europee, relegando il nostro paese quasi sempre in coda alla classifica.
Le soluzioni a questo problema non sono certo facili o scontate: più volte si evidenziato come coloro che dovrebbero agire in tal senso sono prima di tutto le famiglie, che dovrebbero istruire i figli al piacere della lettura. Anche la scuola, però, può fare molto in tal senso.
La lettura in Italia: prerogativa di pochi
La situazione abbastanza drammatica del nostro paese era stata evidenziata anche dal Rapporto dell’Aie 2017, da cui era emerso che in Italia si comprano più libri, ma si legge sempre meno.
Anche i dati dell’Istat pubblicati 2016 non erano stati particolarmente confortanti, evidenziando come a livello nazionale il 42% degli italiani ha letto soltanto un libro nel corso di tutto l’anno.
Oltre a ciò, bisogna anche considerare che dallo stesso rapporto è emerso che il 9,1% delle famiglie non possiede neanche un libro e il 64% non ha più di 100 libri. Inoltre solamente il 13,7% degli italiani ha letto 12 o più libri in un anno.
I dati evidenziano anche un grosso gap tra il Nord e il Sud del nostro paese, con la Lombardia in testa (il 50,1% di essi legge almeno un libro l’anno e il 17,1 leggono più di 12 libri).
Premesso che, come abbiamo anticipato, i fattori che influenzano questo trend sono molti, la scuola può avere un ruolo attivo nell’educare i più giovani alla lettura, magari anche aiutandoli ad appassionarsi ad essa.
La lettura in Italia: il ruolo della scuola
Se l’amore per la lettura passa prima dalla famiglia, anche la scuola può (e forse dovrebbe) avere un ruolo centrale nel far crescere nei ragazzi e nelle ragazze l’abitudine alla lettura.
La lettura, infatti, è una passione che nella maggior parte delle volte nasce da piccoli e che poi si consolida nel corso degli anni, diventando un’abitudine che non è più possibile estirpare.
Nessuna passione, però, può nascere da un’imposizione ed è proprio qui che entra in gioco il ruolo della scuola: la lettura nelle scuola, infatti, in molti casi viene proposta come un compito o un qualcosa che deve essere fatto per poter ottenere buoni voti o risultati.
Un metodo che - nell’ipotesi migliore - riesce a far leggere qualche libro a chi non lo avrebbe mai aperto in vita sua e che - dopo questa esperienza - continuerà a non aprirlo.
Far appassionare alla lettura non è facile, ma c’è un segreto: essere appassionati a propria volta e far vedere questa passione.
Cosa fare dunque? Le idee possono essere tante, a partire da una piccola biblioteca di classe (che già esiste in molte scuola), in cui gli alunni possono prendere e lasciare i libri liberamente, fino ad arrivare alle letture in classe o all’organizzazione di eventi scolastici legati ai libri.
In ogni caso, però, tutte queste attività dovrebbero essere fatte in un modo che possa entusiasmare gli studenti e facendo sì che la letteratura o i libri entrino concretamente nella loro vita.
Ogni lettore, infatti, sa che il libro che si ama di più è quello che sa parlare a qualche parte intima di noi, raccontandoci storie che sanno fare la differenza nella nostra vita.
La lettura, dunque, non può essere un’attività arida, fine a se stessa, ma dovrebbe essere riportata sul piano della quotidianità di ogni studente, spiegandogli che sì, quello scrittore sta parlando a lui e di lui, attraverso temi universali che riguardano la natura di ogni uomo.
Essere appassionati per appassionare, e non è un caso che i maestri o i professori che si ricordano con più affetto sono quelli che hanno saputo trasmetterci il loro amore per la materia. E così dovrebbe essere anche per i libri.
Scrivici nei commenti cosa pensi della questione e cosa pensi si possa fare per migliorare la situazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In Italia si legge poco: cosa può fare la scuola?
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