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I Mysteria o culti misterici sono uno degli aspetti più affascinanti della Grecia antica, si muovono in quella zona d’ombra tra il misterioso e il segreto che da sempre suscita l’attrazione del proibito.
Erano dei riti cui si accedeva tramite un processo di iniziazione, dunque erano riservati soltanto a degli eletti ai quali in cambio era promesso benessere, protezione e infine - la meta più ambita - la vita eterna nell’aldilà.
Si trattava di riti pagani ma, a differenza della religione politeista che mirava all’integrazione anche politica del cittadino, ecco che i culti misterici puntano invece all’esclusività: il loro destinatario non era il cittadino qualunque, ma l’Iniziato.
In questo possiamo già cogliere un imprevisto punto di contatto con le future religioni monoteiste e il Cristianesimo che si sarebbe sviluppato in seguito portando scompiglio e un’innovazione non richiesta ma determinante nel modifica del substrato sociale e culturale. Curiosamente il Cristianesimo avrebbe ereditato e assorbito alcune delle pratiche legate ai culti misterici, oggi trasferite in quelli che noi chiamiamo “sacramenti”, come il battesimo e la comunione.
Cosa sono i culti misterici?
Nella Grecia antica il “mistero”, mysterion, era un termine dall’accezione puramente religiosa: derivava da myein “chiudere gli occhi e le labbra” e alludeva a quella dimensione comprensibile solo dagli iniziati (chiamati appunto “mystoi”) accompagnati dalle apposite guide (dette “mystagoi”): gli occhi e le labbra dovevano essere chiusi perché gli iniziati non potevano rivelare quanto vedevano e sentivano durante quei riti. Se avessero infranto questa regola d’ordine spettava loro la più terribile delle pene: la morte.
Era questo essenzialmente a distinguere i culti misterici dai culti religiosi ufficiali: non veniva ammessa tutta la popolazione, ma solo un gruppo ristretto di persone che, prima di accedervi, doveva superare una vera e propria cerimonia di iniziazione. Gli spazi destinati a queste pratiche erano luoghi sacri, ai quali si riconoscevano precise caratteristiche magnetiche o di relazione con gli astri.
Si trattava di una pratica pagana, compiuta in onore degli Dèi: ogni culto era dedicato a una specifica divinità, a differenze dei Misteri di Samotracia, che facevano riferimento all’isola della Grecia nella quale venivano praticati. In verità, dal punto di vista strettamente cronologico, i culti misterici avevano origini preistoriche ed erano legate all’antica, si può dire ancestrale, venerazione per le forze occulte della natura che, nella visione degli uomini antichi, erano dotate di parola. Il punto fondamentale da comprendere per capire l’origine di questi culti è che, all’epoca, si riteneva che la natura fosse viva, avesse una sua precisa dinamica, addirittura una sua anima e - secondo questa prospettiva - le divinità, i cosiddetti Dèi, non erano altro che forme dinamiche, rappresentazioni, delle forze della natura.
I culti misterici più celebri erano i Misteri Eleusini e i Misteri Orfici, scopriamone origine e differenze.
I Misteri Eleusini dedicati a Demetra
Si chiamano Misteri Eleusini perché avevano luogo nella città di Eleusi, poco distante da Atene. Questi culti erano dedicati alla Dea Demetra, divinità agreste, e a sua figlia Persefone che fu rapita e portata nell’Oltretomba.
Veniva dunque celebrata l’agricoltura e la sua invincibile unione con l’eterno ciclo delle stagioni, portatrici di vita e di morte. I Misteri Eleusini si celebravano ogni anno nell’antico santuario di Eleusi dedicato a Demetra e, ad oggi, sono il più famoso dei riti misterici compiuto nella Grecia antica. Derivavano probabilmente da un antico rituale agrario miceneo per propiziare un buon raccolto.
Nel culto annuale si riproduceva fase per fase, dalla discesa negli Inferi all’ascesa, la rappresentazione del ratto di Persefone strappata alla madre Demetra. Era una vera e propria rappresentazione scenica, teatrale, che durava per diversi giorni dividendosi in due fasi: “I Grandi Misteri” e “I Piccoli Misteri”. Il primo giorno era detto Agyrmos “il raduno”, mentre già a partire dal secondo giorno la processione si dirigeva verso il mare.
L’aspetto più segreto - e che oggi suscita maggiore curiosità - dei Misteri Eleusini era il rapporto con il regno dei morti: legato al culto di Persefone, rapita da Ade, c’era una venerazione per l’Oltretomba secondo cui vita e morte erano collegate. Gli Iniziati al culto eleusino avevano vere e proprie visioni - probabilmente causate da funghi allucinogeni e agenti psichedelici - e affermavano di parlare con i morti, a volte addirittura li invocavano in apposite cerimonie che oggi ci sono tramandate attraverso alcuni manufatti, tra cui oggetti, vasi e sculture in ceramica che riportano incise le varie fasi del rituale.
Lo scopo finale di questi riti era quello di ottenere l’épopteia, ovvero la contemplazione, apprendendo i segreti dei più grandi misteri di Demetra. Spesso ad aderire ai Misteri Eleusini erano persone strettamente selezionate, tra cui sacerdotesse, sibille e altri esponenti del mondo religioso pagano.
Oggi gli studiosi spiegano le visioni dell’Oltretomba tramandate dagli adepti dei riti eleusini con una ragione che, in parte, ne riduce il mistero, però ci restituisce intatta l’atmosfera di questi rituali: per poter “parlare con il regno di Ade” gli Iniziati a questo culto mangiavano pane di segale cornuta, ovvero un tipo di segale contaminata da fungo claviceps purpurea, che provocava allucinazioni.
I Misteri Orfici: il culto di Orfeo
Questo culto nacque in Tracia nel VI-V secolo a.C., solo in seguito si diffuse in Grecia, in Asia Minore e, in seguito, anche nell’Italia meridionale.
I Misteri Orfici si sviluppano da un antico culto della vegetazione e diventano una sorta di religione a sé stante, dedicata a Orfeo, eroe della spedizione degli Argonauti e lo stesso leggendario cantore che attraversò l’Inferno per ritrovare la sua Euridice.
L’Orfismo era dedicato a Orfeo ma non ne professava propriamente il culto, era più una venerazione del nome di Orfeo, concepito come il Solo, l’Abbandonato, una sorta di cantore cieco al pari di Omero. Nelle teogonia orfica figuravano anche altre divinità, tra cui le principali erano Chronos (il Tempo) e Etere (l’Aria) capaci di regnare su Kaos. Dall’unione tra Etere e Kaos, Chronos riesce a trarre l’uovo dal quale trae origine Dioniso (Phanes), colui che sarà il creatore degli uomini. La colpa - il cosiddetto “peccato originale” secondo questo culto - era dovuta ai Titani che avrebbero ucciso Dioniso nella sua prima incarnazione, provocando così l’inevitabile scissione.
L’obiettivo di coloro che aderivano ai Misteri Orfici era il sacrificio. Lo scopo degli adepti a questo culto misterico era quello di distaccarsi dalla materia, dai desideri e dalle passioni del corpo per accedere così a un’altra dimensione.
La dottrina orfica iniziò a sviluppare, con un sorprendente anticipo sulle religioni moderne, la concezione duale della natura umana: gli adepti di questo culto sostenevano che l’uomo avesse in sé il peccato originale, ma anche l’impronta divina. Credevano che l’anima dell’uomo - elemento derivato da Dioniso - fosse tenuta prigioniera del corpo e fosse necessario liberarla. Da questo punto di vista nell’Orfismo possiamo rintracciare l’origine delle religioni monoteiste e addirittura del cristianesimo: fu il primo culto a teorizzare il concetto di Anima e a predicare uno stile di vita, la
cosiddetta “Vita Orfica”, basato sulla purificazione e la redenzione dei peccati per accedere alla vita eterna. A differenza dei cristiani, gli Orfici sostenevano che l’anima dovesse attraversare una serie di nascite - attraverso un processo di metempsicosi - prima di accedere all’immortalità. La purificazione avrebbe permesso all’anima di guadagnare una maggiore statura morale e, dunque, di aumentare le possibilità di unirsi a Dio. Tra le varie forme di penitenza predicate dai culti misterici troviamo il rifiuto degli abiti di lana, un’accurata igiene personale e l’astensione dal consumo di carne, uova e legumi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Misteri Orfici e Misteri Eleusini: origini e differenze
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