Capita a volte che anche nel parlare comune qualcuno usi l’espressione latina non plus ultra: per scoprire il suo significato e la sua origine faremo ricorso alla mitologia greca romana e alla geografia, in un viaggio ideale che ci porterà fino alle Colonne d’Ercole.
Anche la letteratura più recente e il cinema hanno ripreso la locuzione non plus ultra, usandola con accezioni e intenti diversi: ci troveremo di fronte alla solennità di Giovanni Pascoli, ma anche allo spirito d’avventura di Tomorrowland.
Accanto a non plus ultra dobbiamo mettere l’espressione nec plus ultra, che possiamo considerare come un sinonimo, ma anche il motto plus ultra, di segno contrario, che ci permetterà di ricordare interessanti vicende storiche e personaggi che hanno segnato indelebilmente l’età moderna.
Non plus ultra: significato e come si usa oggi
Nel linguaggio comune questa espressione latina, che possiamo tradurre molto letteralmente con “non più oltre”, indica il livello massimo che si può raggiungere in un’attività o in un atteggiamento, l’ottimo, la perfezione, il massimo, l’apice. Talvolta è usata anche ironicamente, per indicare il limite estremo e perfino un eccesso da evitare.
Il suo contrario è senz’altro ciò che indica il minimo, il peggio, il livello più basso che si può toccare. Facciamo qualche esempio:
“È il non plus ultra dell’eleganza”
“Sei il non plus ultra della maleducazione!”
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Anche Giovanni Pascoli che ben conosceva e molto amava la letteratura latina usa l’espressione, tradotta, nella stessa accezione:
Dante! Non c’è nome che in Italia sia più noto. Esso nome significa per noi e per altri, col solo risonare delle sue sillabe, il «non più là» dell’ingegno umano.
Lo scrive nella prefazione di Fior da fiore, un’antologia di prose e poesie che realizza per gli studenti della scuola media nel 1898, anni in cui insegnava letteratura latina all’Università di Messina.
Non plus ultra: origine dell’espressione latina
È la mitologia greca che ci aiuta a capire dove nasce l’espressione latina non plus ultra. Nella sua decima fatica Ercole (o Eracle, per i greci), figlio di Zeus e di Alcmena, una donna mortale, riceve da Euristeo l’ordine di catturare i buoi di Gerione. Quest’ultimo era un gigante con tre teste, tre corpi e sei braccia, re dell’isola di Eritea, collocabile di fronte alla città spagnola di Cadice e forse corrispondente all’isola di Madera.
Per raggiungere l’isola, Ercole affronta un viaggio lungo e avventuroso sulla barca dorata di Helios, dalla Grecia tocca la Tracia, l’Asia minore e l’Egitto, fino ad arrivare sulle sponde nord occidentali del continente africano, nei pressi dell’attuale stretto di Gibilterra. Qui vi erano due monti, Calpe in Spagna, identificabile con l’attuale rocca di Gibilterra, e Abila in Africa, di più incerta collocazione, che costituivano un confine naturale che nessun uomo mortale aveva mai osato varcare.
Proprio sulle rive dello stretto, sulla cima di questi due monti, il nostro eroe decise di erigere due colonne che sorreggevano una statua. Lo sguardo di quest’ultima era rivolto a oriente, verso il Mediterraneo, nella mano destra teneva una chiave e nella sinistra un’iscrizione che recitava, appunto, “non plus ultra”.
In tal modo Ercole segnava i limiti del mondo civilizzato e invitava i naviganti a non avventurarsi nel mare aperto dell’Oceano.
Le colonne d’Ercole in filosofia e in letteratura
Nel Timeo e poi nel Crizia Platone racconta il mito di Atlantide, una civiltà mitica che godeva di un governo illuminato e che sorgeva su una leggendaria isola oltre le colonne d’Ercole, che poi sarebbe sprofondata nel mare.
È però Dante l’autore più di altri ci permette di comprendere ciò che le Colonne d’Ercole e l’iscrizione non plus ultra che lì era posta significhino per la civiltà occidentale. Nel celebre canto XXVI dell’Inferno, Dante incontra Ulisse che con voce malinconica gli narra il suo ultimo viaggio:
Io e’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi
Pochi versi dopo l’eroe omerico, invita i compagni a “seguir virtute e canoscenza”, ma non è una sollecitazione alla saggezza e alla misura come si potrebbe credere. Qui Ulisse è un eroe prometeico che con la sua sete di sapere sfida il divieto biblico di mangiare dall’albero della conoscenza. L’Ulisse di Dante è animato dalla foga della scoperta, è insaziabile di scoperte, vuole navigare e viaggiare ancora e questa sua speciale follia lo porta a infrangere limiti e a sfidare divieti, lo conduce “per l’alto mare aperto” dove intravede la montagna del Purgatorio prima di sprofondare tra i flutti.
L’espressione Non plus ultra indica allora un limite che è tanto fisico quanto mentale. Nel primo caso il non più oltre sono le stesse colonne d’Ercole, limite invalicabile del mondo conosciuto e civilizzato oltre il quale gli uomini della civiltà classica non dovevano spingersi.
Nella seconda accezione è la vicenda dell’Ulisse dantesco ad illuminarci: sfidare i propri limiti, far di tutto per andare oltre le proprie possibilità e le proprie capacità, eccedere, evitare il giusto mezzo è sintomo di una hybris che condanna l’uomo all’abisso e distruzione di sé stesso.
Plus ultra, la fine del mondo chiuso e l’età moderna
La modernità è di tutt’altro avviso rispetto a Dante: Carlo V, imperatore di un Sacro Romano Impero sul quale non tramontava mai il sole, su suggerimento dell’umanista italiano Luigi Marliani adottò il motto Plous Oultre, traduzione francese di plus ultra, ad indicare la volontà di andare oltre ogni limite possibile.
Ormai era una sfida a portata di mano: poco prima di Carlo V, già Cristoforo Colombo era riuscito a sopravvivere alla sfida di varcare le colonne d’Ercole e con la morte del navigatore genovese, l’imperatore lasciò campo libero alla spietatezza dei conquistadores pur di sottomettere il nuovo mondo.
Plus ultra divenne così anche il motto nazionale della Spagna ed è indicativo che anche il filosofo inglese Francesco Bacone, vissuto tra il Cinquecento e il Seicento, lo assuma come propria parola d’ordine: l’età moderna seppellisce l’universo chiuso di Aristotele e di Tolomeo, con buona pace della chiesa l’universo inizia ad essere pensato come infinito, i limiti non fanno più così paura se ci si arma di un buon cannocchiale.
Plus ultra nel cinema
L’espressione latina ritorna anche nell’immaginario contemporaneo: in Tomorrowland, film di fantascienza realizzato Brad Bird del 2015 plus ultra è il nome di un gruppo segreto composto da geniali scienziati come Thomas Edison e Nikola Tesla, da Gustave Eiffel padre della famosa torre e dallo scrittore Jules Verne. Sono loro che progettano e realizzano la città ideale di Tomorrowland, dalla quale il titolo del film, per realizzare una loro utopia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Non plus ultra”: significato e origine dell’espressione latina
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