Sapete cos’è la crasi? In linguistica designa l’unione di due vocali, solitamente poste alla fine e al principio di ogni parola; ma il termine in sé, che significa “mescolanza”, fu coniato da Ippocrate per il lessico medico, anche se ad oggi è prerogativa di un vocabolario scientifico o specialistico.
A differenza dell’apocope, sua simile, la crasi non può mai avvenire in presenza di un apostrofo. Infatti la figura retorica della crasi si utilizza quando si vuole ottenere una vocale più lunga o più debole, ed è frequente quando una parola che termina con vocale ne incontra un’altra, successiva, che inizia per vocale.
Nel tempo è diventata un vero e proprio fenomeno linguistico capace di dare luogo a interessanti neologismi che hanno inciso in maniera determinante sulla nostra contemporaneità; tuttavia in questo ci troviamo dinnanzi un uso improprio della parola “crasi” che, nel tempo, è venuto ad acquisire una certa validità nel lessico comune e popolare.
Come si identifica una crasi? Vediamo più nel dettaglio origine, significato ed esempi.
Crasi: significato e origine
La crasi deriva dal greco κρᾶσις, krâsis, che significa “mescolanza”, “miscuglio”. Il primo a utilizzare questo termine fu il medico Ippocrate (sì, proprio l’autore del famoso Giuramento di Ippocrate) per designare con una terminologia medica la mescolanza degli umori, sangue, flemma, bile bianca e bile nera, di cui si riteneva fosse composto l’organismo umano. Successivamente, in linguistica, questo termine è giunto a designare la fusione di due parole in un’unica parola.
Inizialmente la crasi nacque, nella lingua greca, per rendere più agevole la pronuncia di due vocali consecutive (infatti le forme più frequenti di crasi erano date dall’unione della proposizione καί con articoli/aggettivi/sostantivi), e le parole risultanti da questo processo venivano indicate nel testo dalla presenza della coronide (una sorta di “spirito dolce”) nota per essere il segno distintivo della crasi.
Ora, nella lingua italiana, la crasi è giunta a designare uno specifico fenomeno linguistico fonetico che ha condotto alla creazione di neologismi, nuove parole entrate nel vocabolario (ad esempio Brexit, nata dall’unione tra “Britain” ed “Exit”); ma ricordiamo che in origine, la crasi, ha un altro significato e non è propriamente il principio di origine di queste parole macedonia. Nella sua accezione linguistica la crasi prevede l’unione e l’assimilazione di due vocali contigue; dunque l’uso moderno della parola crasi, anche da parte dei media italiani, appare improprio e, il più delle volte, scorretto.
Come direbbero i greci, è il caso di riportare le parole alla loro antica grandezza: e krâsis designa una mescolanza, una celebre crasi tramandataci dalla lingua greca è kalós kagathós, derivata dal noto kalós kai agathós (bello è anche buono, equazione assoluta) dal quale è derivata la kalokagathìa, ovvero l’ideale di perfezione umana. Dunque, la crasi in senso propriamente detto è questa, mentre nell’accezione moderna è venuta a designare una sorta di fenomeno linguistico che conduce all’origine delle cosiddette parole macedonia (che attenzione non sono le parole composte, quali “portapenne” eccetera), quali “Brexit”, “fantascienza”, “cantautore”, “mandarancio”.
Crasi: esempi
Nell’italiano attuale, in verità, la crasi così come era intesa alla sua origine greca non è un processo comune. Ne troviamo pochi esempi nella lingua attuale, il più citato è Ambaradan, crasi delle parole Amba Aradam che designavano il monte etiope teatro della guerra fascista del 1936 tra italiani e abissini, e nel tempo è venuto a significare un termine a sé stante: baraonda, confusione, una situazione caotica e senza rimedio.
Ambaradan è l’esempio corretto di crasi nella lingua italiana; tutti gli altri derivati, che ultimamente impazzano anche su media o giornali online, non sono crasi in senso linguistico ma fenomeni fonetici o sintattici che sfruttano il termine “crasi” in virtù del suo significato originario di “mescolanza”, in seguito trasposto impropriamente in “fusione”.
Crasi: uso proprio e improprio del termine
La crasi non designa un gioco linguistico, né una mescolanza di termini: in origine era un vero e proprio fenomeno fonetico, mentre ora intendiamo la stessa parola crasi come un neologismo improprio, o meglio “orrendamente coniato” come osservano, piccati, alcuni linguisti. Chissà, forse se gli antichi venissero a conoscenza del nostro nuovo esempio di crasi commenterebbero “che usanza barbara!”. Sarebbe divertente un confronto a tal proposito. In ogni caso, onde evitare annose questioni, per indicare il processo di origine delle parole macedonia si può utilizzare il termine sincrasi, che è corretto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Crasi: origine, significato ed esempi d’uso
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