Ci sono parole entrate a far parte del nostro vocabolario quotidiano per uso e abitudine delle quali tuttavia non conosciamo l’origine. È il caso di “ambaradan”, termine che notoriamente indica una baraonda, tanta confusione, un guazzabuglio o un disordine eccessivo.
Molti potrebbero pensare che il significato dell’espressione sia da imputare al suono cacofonico delle sue sillabe che appunto riproducono l’idea di confusione e scompiglio, ma non è così. La parola “ambaradan” deriva infatti da un fatto cruciale per la storia italiana: la guerra in Etiopia nel pieno dell’espansione coloniale fascista voluta da Mussolini.
Perché si dice Ambaradan?
Il 15 febbraio 1936 le truppe italiane guidate dal generale Pietro Badoglio occuparono la regione nei pressi del massiccio montuoso dell’Amba Aradam, in Etiopia. Nella battaglia si creò tuttavia una gran confusione, poiché alcuni membri dell’esercito italiano si erano alleati con esponenti mercenari delle tribù abissine locali e quindi divenne impossibile capire chi stesse combattendo contro chi. Insomma divenne “tutto un ambaradan”, come appunto diremmo oggi.
Infine la battaglia si risolse in una vittoria per l’esercito italiano, conquistata tramite l’uso di armi chimiche di cui le tribù etiopi erano sprovviste. Gli aerei militari lanciarono sul territorio del gas iprite, rilasciato a bassa quota. L’iprite era una sostanza gravemente tossica che attaccava direttamente le cellule del corpo umano, distruggendole.
Fu una strage che uccise oltre 20.000 etiopi, tra militari e popolazione civile. Il trionfo venne compiuto dalle camice nere senza indugio né scrupolo per la creazione di un fantomatico Impero Italico.
L’uso delle armi chimiche, in aperta violazione con la Convenzione di Ginevra stabilita nel 1928, consentì all’Italia di Mussolini di vincere la guerra in Etiopia servendosi di mezzi disumani, condannati dall’allora Società delle Nazioni (antenata dell’Onu, Ndr).
Ambaradan: un errore di pronuncia
L’espressione “ambaradan” deriva quindi da un massacro.
In seguito a quell’impresa iniziò a diffondersi tra i reduci l’usanza di dire: “È come ad Amba Aradam” oppure “È proprio un Amba Aradam” nel ricordo della terribile battaglia, caotica e cruenta.
Nel corso degli anni e per difetti di provincia la “m” finale del termine è stata tramutata in “n”, poiché l’uso del termine era più diffuso nella lingua parlata anziché nella forma scritta.
Il nome si è in seguito fuso, attraverso la crasi linguistica, in un’unica dicitura diventando così “ambaradan”. La crasi si verifica quando la vocale finale di una parola e quella iniziale della successiva si fondono in un’unica vocale, oppure in un dittongo.
A causa di fenomeni linguistici e di abitudini d’uso il nome dell’altopiano etiope Amba Aradam si è quindi tramutato in un’unica parola dal suono quasi onomatopeico: “ambaradan”.
Ambaradan: significato e usi comuni
Oggi il termine “ambaradan” viene utilizzato in lingua italiana soprattutto in due contesti:
- Per indicare una situazione di estrema confusione, una baraonda. Esempio: “C’è proprio un ambaradan in quest’aula!”
- Per indicare un’attività molto complessa, la guida della quale richiede notevole impegno e grandi capacità organizzative.
Esempio: “È mio compito portare avanti tutto l’ambaradan.”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ambaradan: perché si dice? Origine e significato
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