Il 29 ottobre 1950 nasceva a Crotone il cantautore Rino Gaetano, all’anagrafe Salvatore Antonio Gaetano. In occasione dell’anniversario della nascita, il nostro collaboratore Mario Bonanno, critico musicale, analizza e ci spiega il significato del testo di una delle sue canzoni più famose, “Ma il cielo è sempre più blu”, che negli anni è stata spesso ingiustamente banalizzata e assurta a canzonetta.
È un contagio, una stratificata sindrome da karaoke: prendi un brano di successo e affidalo a cantanti da cerimonia, banalizzalo attraverso tributi o prime serate tv. Una maledizione che ha colpito in serie l’iper-medializzata Donna cannone degregoriana; L’anno che verrà di Lucio Dalla - idiotizzata a ogni countdown televisivo di fine anno -; La cura di Battiato. La stessa sorte è toccata a Ma il cielo è sempre più blu di Rino Gaetano, canzone polemica e un filino metafisica, assunta in gruppo come inno resistenziale durante la pandemia (quale immonda retorica!), come inno alla gioia elettorale nei comizi di Fratelli d’Italia (sic!), come pubblicità della LIDL e come coro da stadio dei tifosi del Crotone. Che cosa ascoltiamo quando ascoltiamo una canzone? Fino a che punto siamo capaci di coglierne il suo senso autentico? Ai posteri, se ci saranno, l’ardua sentenza…
Con l’aiuto del critico musicale Mario Bonanno, autore di La musica è finita. Quello che resta della canzone d’autore (Stampa Alternativa, 2015) e 33 giri. Guida ai cantautori italiani. Gli anni Settanta (PaginaUno, 2018), vediamo insieme contesto storico in cui è stata scritta la canzone, significato e analisi del testo.
Ma il cielo è sempre più blu: testo integrale della canzone di Rino Gaetano
Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l’amore e i sogni di gloria
Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
Chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo
Chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia, chi va a Porta Pia
Chi trova scontato, chi come ha trovato
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Ma il cielo è sempre più blu
Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
Chi gioca coi fili chi ha fatto l’indiano
Chi fa il contadino, chi spazza i cortili
Chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Il cielo è sempre più blu
Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
Chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
Chi legge la mano, chi regna sovrano
Chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
Chi gli manca la casa, chi vive da solo
Chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
Chi vive in Calabria, chi vive d’amore
Chi ha fatto la guerra, chi prende il sessanta
Chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Il cielo è sempre più blu
(Ma il cielo è sempre più blu)
Chi è assicurato, chi è stato multato
Chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
Chi è morto di invidia o di gelosia
Chi ha torto o ragione, chi è Napoleone
Chi grida "al ladro!", chi ha l’antifurto
Chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
Chi reagisce d’istinto, chi ha perso, chi ha vinto
Chi mangia una volta, chi vuole l’aumento
Chi cambia la barca, felice e contento
Chi come ha trovato, chi tutto sommato
Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
Chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo
Chi è stato multato, chi odia i terroni
Chi canta Prévert, chi copia Baglioni
Chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
Chi è morto d’invidia o di gelosia
Chi legge la mano, chi vende amuleti
Chi scrive poesie, chi tira le reti
Chi mangia patate, chi beve un bicchiere
Chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
Na na na na na na na na na na
(Ma il cielo è sempre più blu)
Ma il cielo è sempre più blu: genesi e contesto storico della canzone
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Ma il cielo è sempre più blu esce ab origine come singolo. Nel 1975, cioè tra primo e secondo album del cantautore pugliese. Fosse stato un libro di questi tempi si sarebbe definito un instant-book di mezza estate. Il bestiario italioide di mezza estate del dadaista apparente Rino Gaetano è però tutt’altro che da ombrellone. La canzone-lampo di Gaetano è anzi di quelle che graffiano e non consolano. E questo è il suo primo grande merito: attraverso il cavallo di Troia della fruibilità, il brano riesce a far pensare chi è capace ancora di pensare con testa e cuore propri. L’Italia - e il mondo – in cui matura Ma il cielo è sempre più blu, sono, del resto, tutt’altro che contesti rassicuranti.
Alle nostre latitudini il 1975 è l’anno radicale del referendum abrogativo della legge sull’aborto (vincono i SÌ ma non tutti ci stanno: la magistratura, per esempio, ordina il sequestro del settimanale l’Espresso uscito con una copertina-choc contro l’aborto clandestino); dell’ennesima impasse economico-sociale dovuta all’austerità; di Enrico Berlinguer che invita al “clima di comprensione” tra comunisti e masse cattoliche, togliendo il sonno a chi è ossessionato dal babau dei “fantasmi rossi”. Il 1975 italiano è stato anche l’anno dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, dell’eversione di destra e di sinistra che continua ad alzare il tiro. E al resto del mondo non va certo meglio: per una Saigon liberata dall’invasione USA, in Portogallo ci sono i militari che si arrogano con la forza il governo del paese. Non sono informazioni fine a se stesse. A dispetto del tratto scorrevole gaetanesco, il cantautore si segnala come controcorrente, impegnato, verista-surreale, sognatore feroce, e genio (in)compreso.
Ma il cielo è sempre più blu - si diceva – è allora un 45 giri fulmineo, dissacrante, impregnato dell’aria che tira in Italia, e per questo anche vittima degli oltraggi della censura. Il passaggio che più di tutti sollecita la prurigine dei censori suona(va) così:
“Chi tira la bomba/ chi nasconde la mano (…) chi canta Baglioni/ chi rompe i coglioni”.
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C’è anche da dire che nella sua versione originale la canzone si estende(va) per ben 8 minuti e 23 secondi (una salmodia reiterata, una litania interminabile, scomoda), nel disco perciò divisa in due parti (una per lato del 45 giri: Ma il cielo è sempre più blu – Parte I e Ma il cielo è sempre più blu – Parte II). Nella versione definitiva da 4 minuti e mezzo, gli affetti da tassonomia conteranno nel testo il ripetersi di 80 “chi”, ciascuno riferito a un personaggio-tipo, e a una condotta, o a un tic a esso riferente (“chi suda il salario”, ma al tempo stesso “chi ama l’amore e i sogni di gloria/ Chi ruba pensioni/ chi ha scarsa memoria”.
Come in Quelli che di Enzo Jannacci, il testo si presta all’universalità, in quanto modificabile-attualizzabile-estendibile all’infinito. Ciascuno si riconosca o si disconosca dove e in chi più gli pare.
A dispetto delle letture rassicuranti, Ma il cielo è sempre più blu infilza e si declina attraverso contraddizioni e diseguaglianze di una società immutabile, riepilogate da un titolo-ritornello-messaggio della canzone: il mondo va avanti fra luci e ombre, mille banalità e altrettante ingiustizie; va avanti lo stesso sotto un cielo “sempre più blu”. O almeno così ci viene spacciato dalla propaganda meta-meteorologica di potere (il cielo terso, disteso, sereno, tipico del migliore dei mondi possibili). Oppure, al netto di una possibile interpretazione politica, un cielo propaggine di un dio immoto, impassibile, splendente in sé e per sé. Un cielo immutabilmente blu che se ne frega delle brutture della vita.
Ma il cielo è sempre più blu: analisi del testo della canzone
Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l’amore e i sogni di gloria
Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
Chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo
Chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia, chi va a Porta Pia
Chi trova scontato, chi come ha trovato
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Ma il cielo è sempre più blu
Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
Chi gioca coi fili chi ha fatto l’indiano
Chi fa il contadino, chi spazza i cortili
Chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Il cielo è sempre più blu
Il testo comincia a snocciolare i grani del rosario di un’umanità irrisolta, che di fronte al non senso dell’esistere cerca di sfangarla, a suo modo e come può (vivendo in baracca, sudando il salario, rubando pensioni, puntando denaro al casinò di Sanremo, confidando nell’aumento di stipendio).
La prosa reitera situazioni ordinarie e straordinarie, aperte a traduzioni immediate o sottese:
- chi è che ha “scarsa memoria”? Chi ha rimosso i trascorsi fascisti della nazione e si stupisce che le stragi del periodo possano essere ancora di Stato?
- Chi “tira al bersaglio”? Le formazioni armate dell’eversione di destra e sinistra che insanguinano le strade o forse i poliziotti dei corpi speciali che sparano ai manifestanti altezza uomo?
- Chi “gioca coi fili” e quali fili? Quelli con cui giocano i politici-burattinai delle masse o i fili dell’esplosivo al plastico di cui è morto l’editore Feltrinelli?).
Del ritornello si è detto: un contraltare beffardo al procedere senza bussola di una progenie umana proto-zombiesca, affamata di surrogati di senso, benessere, e alquanto miope.
Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
Chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
Chi legge la mano, chi regna sovrano
Chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
Chi gli manca la casa, chi vive da solo
Chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
Chi vive in Calabria, chi vive d’amore
Chi ha fatto la guerra, chi prende il sessanta
Chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
Na na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu
Il cielo è sempre più blu
(Ma il cielo è sempre più blu)
Sulla scia della prima strofa l’elenco complice-amarognolo di situazioni esemplari/paradossali, viene ulteriormente sciorinato secondo varianti aperte a diverse interpretazioni. Una ripetitività funzionale al rinforzo tematico, tipico dello scrivere gaetanesco (si pensi alla prossima ventura Nuntereggaepiù). Unitamente alla progressiva drammatizzazione del testo che trova nella voce un contraltare all’astrattismo della scrittura, “chi muore al lavoro” fa il paio col “chi va sotto un treno” della strofa precedente. Un colpo basso tirato alla cintola dell’ascoltatore. Un memento mori, a rinfacciare in fondo l’insensatezza del vivere per vivere, del dibattersi tra vittimismi, furberie, frustrazioni (“chi ha crisi interiori”), defaillance (“chi ha fatto cilecca”), espedienti piccoli e grandi, peccati veniali e mortali, rispetto a una sorte di specie segnata in partenza.
Chi è assicurato, chi è stato multato
Chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
Chi è morto di invidia o di gelosia
Chi ha torto o ragione, chi è Napoleone
Chi grida "al ladro!", chi ha l’antifurto
Chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
Chi reagisce d’istinto, chi ha perso, chi ha vinto
Chi mangia una volta, chi vuole l’aumento
Chi cambia la barca, felice e contento
Chi come ha trovato, chi tutto sommato
Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
Chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo
Chi è stato multato, chi odia i terroni
Chi canta Prévert, chi copia Baglioni
Chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
Chi è morto d’invidia o di gelosia
Chi legge la mano, chi vende amuleti
Chi scrive poesie, chi tira le reti
Chi mangia patate, chi beve un bicchiere
Chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
Na na na na na na na na na na
(Ma il cielo è sempre più blu)
La copiosa lista di atti propri e impropri dell’agito comune si srotola identico fino alla fine, a ribadire come tutto – cambiare la barca, copiare Baglioni, scrivere poesie, scrivere sui muri, bere “ogni tanto” o “tutte le sere”, scappare a Beirut con in tasca “un miliardo” – sotto l’immanenza di un cielo miope e sempre più blu (sia esso governato da Dio o dai potenti della terra) risulti in fin dei conti relativo. Secondo Rino Gaetano la pletora umana di meschini e poeti, copioni musicali, razzisti, terroni, arraffoni, vincenti e perdenti si ritroverà infine accomunata nella sconfitta della morte ineluttabile. Sotto un cielo che se ne frega. Altro che brano solidarista: Ma il cielo è sempre più blu sta insomma al retoricismo ottimista come Viaggio al termine della notte al pedagogismo manierato di Pinocchio. Ma per comprenderla fino in fondo bisognerebbe possedere ancora desiderio e capacità di ascolto autonomo, andare oltre la stereotipia interpretativa (?) di politici, dj, presentatori di radio libere (?) e televisioni di stato, spacciatori dell’ovvio per dovere aziendale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano: vero significato e analisi della canzone
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