

Nel saggio “Un Paese senza leader” (Longanesi 2018, pp. 200, euro 16,90, vignette di Giannelli) Luciano Fontana, nato a Frosinone nel 1959 e laureato in Filosofia del Linguaggio, descrive “Storie, protagonisti e retroscena di una classe politica in crisi”, come recita il sottotitolo del testo.
Il primo libro del direttore del Corriere della Sera, che ha lavorato per undici anni all’Unità, dove si è occupato di politica italiana, cronaca amministrativa e giudiziaria, è un racconto inedito della politica italiana pubblicato a poche settimane dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Ragionare sulle radici del “male oscuro”, domandarsi perché in Italia
“la spinta al maggioritario abbia prodotto la moltiplicazione dei partiti e l’invocazione del proporzionale, perché il centro sinistra abbia bruciato uno dopo l’altro tutti i suoi capi e si aggrappi ora alle movenze felpate e tanto democristiane di Paolo Gentiloni”.
Sono trascorsi venticinque anni dall’inizio della Seconda Repubblica, e il sistema politico è
“ai limiti del collasso (o dell’impazzimento, dipende dai punti di vista)”.
Partiti con l’illusione di un Paese conteso da due schieramenti, sinistra riformista e destra conservatrice, con forti leadership investite direttamente (o quasi) dagli elettori, siamo arrivati alla vigilia delle elezioni politiche con un sistema frantumato, diviso, affollato di partiti e partitini che invocano le virtù del proporzionale. Tutto ciò, riflette Luciano Fontana, è il segno di una resa, di un “male oscuro” che ha prodotto governi instabili, consumato leader veri o presunti (a tal proposito da notare la vignetta di Giannelli che appare nella copertina del saggio con una carrozza stipata di politici nostrani sull’orlo di un burrone), e ha diffuso nel mondo l’immagine di un’Italia inaffidabile, capace solo di accumulare debiti, moltiplicare gli impedimenti burocratici, tassare chi produce e lavora.

Se la Sinistra è sempre più divisa e afflitta da una sindrome apparentemente incurabile, quella di Tafazzi, una perversa coazione a ripetere, il Centrodestra non è messo molto bene. A più di due decenni dalla discesa in campo, si ritorna sempre a Silvio Berlusconi, leader ultraottantenne, anche se indebolito dal tempo, dalle inchieste, dalla competizione con la Lega, dalla bocciatura di tutti i presunti delfini via via individuati come potenziali successori nella guida dello schieramento conservatore e tutti “impallinati”.
Nel frattempo il Movimento 5 Stelle rappresentato da Beppe Grillo, ride sornione sotto i baffi, pardon la barba, perché si sente la vittoria elettorale già in tasca. Anche se il capo politico e candidato premier di M5S Luigi Di Maio
“sembra aver capito che questo vento prima o poi finirà e il Movimento potrebbe svuotarsi con la stessa rapidità con cui è cresciuto”.
Quindi il moderato Di Maio appare
“impegnato a far digerire l’idea che dichiarare sempre niente alleanze con gli altri partiti non sia più possibile”.
In questa lucida analisi a tutto campo della controversa politica italiana, e con ritratti inediti di personalità che Luciano Fontana ha conosciuto “da vicino” (da Berlusconi “immortale” a Renzi “rottamatore compulsivo”, da Salvini a Grillo, da D’Alema a Veltroni e Prodi), l’autore si chiede se sia possibile ricostruire un corpo di rappresentanza all’altezza della situazione. E soprattutto se ci sia oggi un leader che sappia eliminare odi e rivalità per mettersi davvero al servizio del nostro Paese.
“Ma diciamocelo con franchezza: anche se all’orizzonte spuntasse un leader, e al momento non se ne vedono, sarebbe subito neutralizzato da un sistema politico e istituzionale che sembra confezionato su misura per impedire l’ascesa di una nuova personalità e l’affermazione di una nuova prospettiva. Il compito di far sorgere o cadere i leader è assegnato a tutti fuorché all’unico soggetto che ne avrebbe la legittimità: il popolo italiano nella sua veste di elettore”.
Eppure, assicura Luciano Fontana, siamo ancora in tempo per cambiare qualcosa.
“Finisce così?”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria “Un Paese senza leader” di Luciano Fontana
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