Glenn Cooper è recentemente tornato in libreria con L’ultimo conclave (Nord, 2024, trad. di Barbara Ronca), che vede al centro di una storia misteriosa e avvincente l’indagine condotta da Cal Donovan, giunto in Vaticano come collaboratore della CNN per commentare il conclave e unitosi subito alle indagini sulla scomparsa apparentemente impossibile di 118 cardinali elettori.
Quando, a soli due anni dall’elezione, papa Giovanni XXIV viene trovato morto nel suo letto, il Vaticano deve superare in fretta lo sconcerto e organizzare un nuovo conclave. Il giorno d’apertura, dopo la tradizionale processione dei cardinali elettori, viene sancito l’Extra omnes e si chiudono le porte. Nel pomeriggio i fedeli attendono l’esito della prima votazione, tuttavia le ore passano e dal comignolo su cui sono puntate migliaia di telecamere non esce nessuna fumata, né nera né bianca. Stretta fra gli obblighi del cerimoniale e un senso di inquietudine sempre più forte, la segretaria di Stato Elisabetta Celestino decide di compiere un atto senza precedenti: rompere il sigillo del conclave e aprire le porte. E la scena che si trova davanti è surreale. La Cappella Sistina è vuota: i cardinali elettori sono svaniti nel nulla.
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E mentre il mondo rimane col fiato sospeso in attesa di notizie, a poco a poco Cal si rende conto con orrore che quello è solo l’ultimo tassello di un piano ordito da un gruppo di persone potenti e determinate, persone che da otto secoli tramano nell’ombra per lavare nel sangue le colpe della Chiesa e ricostruirla dalle fondamenta…
Lo scrittore Glenn Cooper si è raccontato per noi in questa mia intervista, prima di raggiungere le imminenti tappe italiane del suo prossimo tour letterario.
«Alcuni elettori vogliono chiaramente che il programma liberale di papa Giovanni e la sua apertura alle donne abbiano un seguito. Altri cercheranno di far prevalere un papa con visioni contrarie. Quindi fumata nera, ne sono quasi sicuro.»
- Ci racconti come è nato qualche tempo fa l’interessante personaggio di Cal Donovan, già conosciuto in alcuni dei suoi romanzi precedenti, e che ritroviamo come protagonista ne L’Ultimo Conclave.
L’Ultimo Conclave è il settimo thriller della serie con protagonista Cal Donovan che in realtà mi sorprende. Quando l’ho concepito come personaggio ne Il segno della croce, non avevo in programma una serie. Ma piaceva ai lettori, e piaceva a me, così ogni volta che il Vaticano chiede aiuto, Cal risponde. Il motivo per cui empatizzo con lui è abbastanza ovvio. Di tutti i miei protagonisti, è quello che più si avvicina alla mia esperienza e alla mia personalità. È un accademico. Ama la Storia. È attratto dai misteri e dalle avventure. Ha una ricca, poliedrica vita interiore. Mi sono anche divertito a scrivere la storia d’amore, diciamo "a combustione lenta", con la co-protagonista principale della serie, la suora, Elisabetta Celestino. Mi ci è voluto molto tempo per decidere la "grande" domanda: lo faranno o non lo faranno?
- Cosa l’affascina maggiormente della Storia e del mondo religioso? Quale potere da sempre esercita su di lei la fusione di queste due realtà?
Se sei interessato alla Storia dell’Europa (e io lo sono) devi essere altrettanto interessato al ruolo che la religione centrale dell’Europa, il Cristianesimo, ha svolto. Fino alla Riforma, il Papa e il Vaticano erano potenti quanto o più potenti dei re e dei loro regni. Oggi, quel potere è svanito, il che è altrettanto affascinante. È "foraggio" per esplorare i modi in cui il Vaticano sta cercando e spesso fallendo di mantenere una sua rilevanza nel mondo moderno.
- Quali sono, secondo lei, le zone d’ombra e i punti di forza legati alla fede, alla spiritualità?
La domanda mi ha fatto sorridere. Sono tutte zone "grigie". Nulla della fede è certo. Nulla è empirico. Le convinzioni sono del tutto soggettive. Questo non le rende meno potenti. Ma se qualcuno afferma di avere una certezza assoluta sulle proprie convinzioni spirituali, è, in un certo senso, auto-illuso.
- Interessante la scelta di immaginare una figura femminile che abbia potere decisionale, una certa influenza all’interno del Vaticano. Ci motivi questo suo particolare punto di vista legato alle donne.
Elisabetta Celestino è un personaggio che dovrebbe esistere nella vita reale ma, purtroppo, probabilmente non esisterà mai. Ho concepito una donna che saliva nella gerarchia del Vaticano per denunciare il terribile trattamento delle donne come cittadine di seconda-classe nella Chiesa.
«Gli uomini che vedete alle nostre spalle, i cardinali di questa Chiesa che ieri si sono riuniti per scegliere l’ennesimo uomo come papa, sono i diretti responsabili della sottomissione delle donne cattoliche. [...] Se lei verrà eletta, il conclave si concluderà e i cardinali saranno subito rilasciati.»
- Quali sensazioni ed emozioni nutre ogni volta che sceglie di contestualizzare, ambientare le sue storie in Italia?
Torno spesso in Italia come location privilegiata per le mie storie per ovvi motivi. Innanzitutto, c’è il Vaticano, e mi piace scrivere di questa istituzione follemente interessante. In secondo luogo, gli italiani sono i miei lettori più appassionati, quindi mi piace premiarli con storie in cui possono identificarsi. Inoltre, mi fornisce una scusa per continuare a visitarla.
- Secondo lei, quali insegnamenti e messaggi può fornire la Storia italiana a differenza di quella americana? Riscontra anche dei punti di contatto tra le due?
Rispetto all’Italia, l’America è giovane, rozza e incivile. Gli italiani attingono a un pozzo profondo di storia culturale che, consciamente o inconsciamente, permea il tessuto nazionale. Mi rendo conto che non c’è "una" Italia, ma sono attratto dal concetto di Italia come ricettacolo in cui si sono evolute la grande arte, le idee, l’architettura e la cultura. E mi piace il cibo.
- Quale tra i suoi avvincenti romanzi si adatterebbe maggiormente a una trasposizione cinematografica, e perché?
Li ho immaginati tutti come film, ma i produttori cinematografici non sembrano aver condiviso la mia visione. Molti dei miei libri sono stati opzionati dai produttori, ma nessuno ha portato a termine un progetto. La maggior parte dei miei romanzi richiederebbe produzioni in studio ad alto budget, e queste sono estremamente difficili da finanziare al giorno d’oggi.
- Qual è il protagonista a cui è più legato se dovesse scegliere tra i diversi personaggi delineati nei suoi libri?
Devo dire che sono piuttosto affezionato a Will Piper, protagonista della mia trilogia, per aver iniziato la mia carriera di scrittore e, non meno importante, a Cal Donovan per averla sostenuta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista allo scrittore Glenn Cooper, in libreria con “L’ultimo conclave”
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