Simone Casavecchia scrive su SoloLibri.net da luglio 2014, occupandosi principalmente di interviste e articoli di approfondimento su scrittura e letteratura. In realtà per la nostra redazione non è un volto nuovo, poiché collabora alla testata giornalistica curata dalla nostra web agency.
Nel mese di agosto è stato il collaboratore più attivo: conosciamolo meglio!
- Raccontaci qualcosa di te. Che tipo di lettore sei?
Inizierei col ringraziarvi per aver deciso di dedicarmi questo spazio. Ho una formazione umanistica (Filosofia), con più recenti incursioni nel mondo dell’editoria e della comunicazione digitale e attualmente lavoro come giornalista freelance per varie testate online. Queste brevi coordinate biografiche consentono di capire la tipologia di lettore in cui mi identifico ovvero l’onnivoro. Questo non significa che mi ritenga un tuttologo ma che, da un iniziale interesse per i classici filosofici e letterari, soprattutto italiani, in seguito mi sono ritrovato a leggere anche libri molto differenti. Credo che l’inizio della contaminazione – se mi passate il termine – sia dovuto ad Alda Teodorani, una scrittrice che è anche un mia cara amica, che in un periodo che ricordo con piacere, quello della (perdita della) mia verginità lavorativa, iniziò a regalarmi i suoi romanzi noir mentre, per vicissitudini professionali, leggevo molti fumetti. Da allora mi è capitato e mi capita ancora di leggere, in base ai bisogni del momento, saggi riguardanti l’ambiente, la storia contemporanea, l’attualità politica, l’economia, la società, la comunicazione di massa e il web, pur cercando di ritagliarmi sempre qualche momento per un buon romanzo o per le nuvole parlanti.
- Quali sono i tuoi generi letterari preferiti?
Da bambino leggevo una quantità enorme di libri gialli, poi, essendo stato per diverso tempo scout, mi è capitato di leggere quasi tutto quello che ha scritto Baden Powell di cui ricordo sempre con grande piacere Scoutismo per ragazzi e Guida da te la tua canoa. Nel mentre, grossomodo l’adolescenza, iniziava anche la mia migrazione sul pianeta dei classici.
Ci sono alcuni generi che ho sempre sentito lontani anni luce dalla mia sensibilità, primo fra tutti il fantasy. Anche l’horror o la fantascienza, pur con qualche recente eccezione, non mi hanno mai convinto molto. Altra causa persa è quella con i romanzi storici, anche se negli ultimi anni, trovandomi di fronte a Wu Ming, mi sono dovuto ricredere molto.
Oltre alla saggistica, comunque, metterei sul podio la narrativa italiana e, in second’ordine quella straniera, soprattutto europea, con alcune importanti eccezioni nordamericane. Sicuramente meglio i romanzi che i racconti perché, giocoforza, in quest’ultimo caso la probabilità di trovare prodotti scadenti aumenta esponenzialmente, soprattutto per quel che riguarda le pubblicazioni online. Se mi dovessi addentrare nei sottogeneri del romanzo, direi che sicuramente c’è un debole per i romanzi di formazione e per i testi con una forte aderenza alla realtà dei nostri giorni e ad alto tasso di critica sociale sullo sfondo delle vicende narrate.
- Di quali scrittori per nessun motivo al mondo perderesti una nuova uscita editoriale?
Al momento l’unico scrittore di cui non perderei neanche un libro è Walter Siti, del quale apprezzo particolarmente non solo la prosa ma anche quell’orecchio assoluto che gli permette di definire a tutto tondo, specie linguisticamente, i personaggi dei suoi libri. A questo aggiungerei l’attenzione per i (non) luoghi, a partire dalle borgate – vivo a Rebibbia, un quartiere di Roma che, forse non proprio a caso, ha partorito una matita come quella di Zerocalcare – e la capacità di innestare sulla trama narrativa alcuni aspetti ed elementi chiave della nostra società, magistralmente illustrati.
A parte Siti, seguo con un certo interesse anche altri scrittori italiani come Aldo Nove, Valeria Parrella, Nicola Lagioia, Marco Mancassola e Giuseppe Genna mentre, per la narrativa straniera oltre a Kundera, Coetzee e Marias, ogni tanto mi fa piacere concedermi anche una dose di leggerezza e di ironia con autori anglosassoni come Jonathan Coe, Mark Haddon e David Nicholls.
- Se ti chiedessero una lista di libri da leggere assolutamente nella vita, quali consiglieresti?
Soprattutto dal momento che negli ultimi vent’anni i governi di qualunque schieramento politico si sono alacremente impegnati e sono effettivamente riusciti nell’intento di distruggere quello che, a buon diritto, era ritenuto uno dei migliori sistemi formativi del mondo, rimango convinto che i libri indispensabili siano quelli che si leggono sui banchi di una scuola o di un ateneo. Si tratta dei classici di cui l’elenco migliore potrebbe essere individuato nelle Lezioni Americane di Calvino.
Ovviamente non ho letto tutte le opere richiamate in quello splendido manuale di scrittura ma, su due piedi, mi vengono di sicuro in mente, per la filosofia:
- la Repubblica e il Simposio di Platone;
- l’Etica di Spinoza;
- la Critica della Ragion Pura di Kant,
- Così parlo Zarathustra e i Frammenti Postumi di Nietzsche;
- Essere e tempo di Heidegger.
Per la letteratura italiana:
- la Divina Commedia;
- Il Principe di Machiavelli,
- i Canti e le Operette Morali di Leopardi;
- le Novelle per un anno di Pirandello;
- gli Ossi di Seppia di Montale.
In territorio straniero richiamerei almeno:
- Madame Bovary di Flaubert;
- Cuor di tenebra di Conrad;
- I fratelli Karamazov e I Démoni di Dostoevskij;
- I fiori del male di Baudelaire,
- L’uomo senza qualità di Musil;
- Opinioni di un clown di Heinrich Böll.
Degli stessi autori si potrebbero citare altre opere e molti altri autori – come Balzac, Stendhal, Kafka, Hemingway, Verga, Svevo e Moravia, tanto per fare alcuni nomi – dovrebbero essere considerati imprescindibili.
Meno blasonati ma altrettanto fondamentali, per capire da dove stiamo chiamando, credo siano anche:
- Cattedrale di Raymond Carver;
- Un weekend postmoderno di Pier Vittorio Tondelli;
Aggiungerei, infine, Il partigiano Johnny di Fenoglio per comprendere il significato di una parola – resistenza – che di questi tempi andrebbe maggiormente riscoperta come pratica, piuttosto che come situazione storicamente determinata.
- Come hai conosciuto Sololibri e cosa ti piace del nostro sito?
Da alcuni mesi collaboro con Forexinfo, una testata di informazione economica e finanziaria gestita da New Com Web Agency. Al network dei siti web della stessa agenzia appartiene anche SoloLibri e quando me ne sono reso conto ho pensato di dare un piccolo contributo, con articoli dedicati ai temi a me più congeniali.
Potrebbe apparire scontato ma, credetemi, non lo è affatto, quel che mi piace di più di SoloLibri è l’organizzazione dei contenuti del sito o, in termini tecnici, quella che si chiama l’Usabilità del sito web e, soprattutto della Home Page che – come spiega bene Jakob Nielsen nei suoi libri, tanto per restare in tema – del sito è la parte principale. In SoloLibri ci sono tre tipi di informazioni principali (le recensioni dell’anno in corso, quelle degli anni passati e gli approfondimenti) che sono distribuite in modo proporzionato sugli spazi della Home Page e sono posizionate nei “luoghi” giusti, in base alla loro rilevanza. Mi sembrano ottime scelte per consentire ai lettori una buona fruizione dei contenuti del portale.
- Qual è il libro sul tuo comodino al momento?
Al momento ce ne sono due. Quitaly di Quit the doner (un blogger che scrive sotto pseudonimo per Linkiesta) che non ho potuto fare a meno di ricominciare, appena terminato, perché adoro la satira che in questo caso non risparmia neanche uno dei protagonisti della società italiana contemporanea e produce effetti davvero dissacranti.
Poi ci sono le Lezioni di storia della filosofia di Hegel, un testo che è stato recentemente ripubblicato in una nuova edizione, dopo anni di assenza dal mercato e che ho deciso di rileggere perché mi fa piacere avere nella mia biblioteca i libri veri e propri, su cui ho studiato, piuttosto che le loro fotocopie.
- Tra le tante novità uscite o che usciranno quest’anno, c’è un libro che ancora non hai letto ma che non ti lascerai sfuggire?
Un libro che, quasi certamente, non mi farò sfuggire è Come un respiro interrotto di Fabio Stassi, un altro italiano contemporaneo che apprezzo molto per un realismo magico che gli permette di lasciare sulle sue pagine atmosfere narrative ricche di ricordi e costellate di malinconia.
Dopo la vittoria all’edizione del 2013 del Premio Strega, Siti in un dibattito con Alessandro Piperno, nell’ambito del Festival Letterario Caffeina Cultura, a Viterbo (la mia città di origine), aveva annunciato la preparazione di un romanzo che avrà come protagonista un prete pedofilo: spero proprio che riesca a licenziarlo e farlo arrivare in libreria per la fine dell’anno. Sarebbe un bel regalo di Natale, per me e per molti altri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Simone Casavecchia, collaboratore di SoloLibri.net
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