John Stuart Mill (1806-1873) è stato un filosofo ed economista britannico, padrino di Bertrand Russell, uno dei massimi esponenti del liberalismo. Istruito dal padre per dedicarsi all’utilitarismo, in realtà la dottrina di Mill se ne distanzia in parte in senso più liberale - e anche all’interno del liberalismo alcune sue posizioni non saranno immediatamente accostabili a quelle classiche, specialmente per quanto riguarda il discorso sulla distribuzione.
Scopriamone insieme vita e pensiero.
Vita
John Stuart Mill nacque a Londra il 20 maggio 1806. Il padre James, storico e filosofo scozzese, lo istruì rigorosamente e precocemente, con l’obiettivo esplicito di creare un uomo di genio e di intelletto, dedito all’utilitarismo, dottrina etica sviluppata da Jeremy Bentham che considera bene ciò che è in grado di aumentare la felicità degli esseri sensibili (la misura di tale felicità è chiamata utilità). A soli tre anni il filosofo iniziò con lezioni di matematica e storia, a dodici leggeva classici greci e latini, a tredici studiò il pensiero di Smith e Ricardo, fondatori dell’economia politica.
La sua brillante indole venne messa a prova da una depressione a vent’anni, superata, e lo costrinse a rifiutare di studiare a Oxford e Cambridge pur di non essere ordinato nella chiesa anglicana. Lavorò fino al 1858 nella British East India Company e in seguito si trasferì ad Avignone, dove frequentò Auguste Comte, padre del positivismo, e Alexis de Tocqueville, pensatore liberale.
Dal 1865 al 1868 fu rettore dell’Università scozzese di St. Andrews e deputato liberale al Parlamento per i collegi londinesi di City e Westminster, dove propose il diritto di voto alle donne (particolare influenza sulle sue idee riguardo ai diritti delle donne ebbero la moglie Harriet Taylor e la figliastra Helen, femministe), il sistema elettorale proporzionale e la legalizzazione di sindacati e cooperative.
Morì ad Avignone nel 1873.
Il pensiero liberale di John Stuart Mill
Anche se Mill è spesso definito come liberale classico, la sua posizione si discosta in parte dalla dottrina tradizionale, specialmente per quanto riguarda il libero mercato. Per Mill, infatti, mentre le leggi di produzione sono leggi naturali e quindi immutabili, le leggi di distribuzione sono manifestazioni etico-politiche, determinate da ragioni sociali e dunque modificabili. Per questo motivo, contro il principio del libero mercato, Mill è favorevole alle imposte, giustificate utilitaristicamente, e ammette in parte il protezionismo, se funzionale a consentire a un’industria ancora poco sviluppata di svilupparsi in modo da poter competere col le industrie estere. Con le sue teorie, Mill riesce a fondere l’idea liberale con le idee socialiste sulla distribuzione.
Gran parte del pensiero liberale del filosofo è racchiuso nei Principi di economia politica (1848), la sua opera più importante. Per analizzare politica e società nella loro complessità, Mill spesso usa una metafora: quella del mulino ad acqua. Perché il mulino ad acqua funzioni è necessario anzitutto che esista una forza naturale, indipendente dall’uomo e capace di produrre energia, e successivamente serve creare un meccanismo che riesca a incanalare questa forza per trasformarla in ricchezza. Lo stesso vale per la società: esistono leggi naturali che non possono subire limitazioni, che consistono nella spinta alla libertà dei singoli individui alla ricerca del proprio utile e della propria felicità. Questa energia legittima rischierebbe però di essere dannosa se non venisse guidata e rielaborata in un meccanismo sociale, pronto a distribuire la ricchezza e a trasformarla in ricchezza sociale.
A guidare le riforme necessarie per un’equa distribuzione della ricchezza devono essere i principi utilitaristici: la felicità umana deriva dalla felicità dei simili e dalla sua promozione.
Esistono però limiti alla felicità e alla libertà di ciascun individuo? Come vengono regolati i rapporti sociali? Mill risponde a queste domande con il Saggio sulla libertà del 1859. Nella ricerca della propria felicità ogni uomo è libero e può solo essere consigliato (mai costretto) dagli altri uomini, a meno che la sua libertà d’azione non provochi danno a chi lo circonda: solo in questo caso è possibile interferire dall’esterno con la ricerca altrui. Similmente a Tocqueville, ogni intrusione è giustificata se si tratta di proteggere da un danno: questo è il compito dello Stato, che deve intervenire nella vita degli individui solo se il loro comportamento rischia di danneggiare la vita di altri, arrivando anche a limitarne le libertà. Più che limitatore, lo Stato deve essere un protettore della libertà civile e intervenire dunque solo per difendere e tutelare le libertà personali, inalienabili:
- la libertà di coscienza, pensiero ed espressione (impedire la libertà d’opinione è un crimine, di qualsiasi opinione si tratti: se si tratta di un’opinione giusta, chi dissente da essa è privato della verità; se l’opinione è sbagliata, chi ne dissente è privato dal vedere rafforzata la verità contro l’errore)
- la libertà di perseguire la felicità
- la libertà di associazione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: John Stuart Mill: vita e pensiero del filosofo
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