La Saponificatrice di Correggio. Il caso Cianciulli 1939
- Autore: Francesca Mogavero
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2024
La donna che bolliva i corpi delle sue vittime o ne faceva dei pasticcini, Leonarda Cianciulli: chi non ha tremato, per decenni, a sentirla nominare? Non credete alla lettera a quanto viene raccontato in queste pagine, raccomanda Francesca Mogavero, l’autrice stessa di un libretto che apre la nuova collana Giunti “Nero900”, La Saponificatrice di Correggio. Il caso Cianciulli 1939 (settembre 2024, 263 pagine).
C’è un fattaccio di cronaca, a metà del secolo scorso, di quelli che hanno tutto per attrarre l’attenzione febbrile degli italiani, di ogni sesso ed età. Una cittadina di provincia, tre vedove assassinate e fatte sparire, una massaia omicida, un’infinità di particolari macabri e morbosi, che hanno reso questa vicenda una fabbrica di falsità. Fake news, si direbbe oggi.
Materia perfetta per “Nero900”: fiammante serie true crime da collezione, della casa editrice fiorentina, che ricostruisce i casi più clamorosi di cronaca nera italiana del Novecento. Entra nelle menti criminali che hanno scatenato la stampa e turbato le coscienze, scandaglia personalità deviate scoperte e incriminate - qualche volta ingiustamente - prima del RIS, delle telecamere di sorveglianza, dei tabulati telefonici e di internet. La collana è diretta da Gianni Biondillo, autore per il cinema e la televisione, collaboratore di riviste e quotidiani, scrittore premiato. Spicca l’insolito bordo rosso di questi libretti, che vogliono ricordare il vistoso orlo fiammante di certi quaderni di scuola di una sessantina e più di anni fa, con le copertine nere, morbide, punteggiate.
Francesca Mogavero, lucano-siciliana d’origine, torinese di nascita e monferrina d’adozione, vive sulle colline con il marito e un certo numero di quadrupedi. Impegnata fin dall’università nel settore editoriale, ha pubblicato racconti su riviste e antologie. Un paio d’anni fa ha vinto una borsa di studio per la scuola annuale di scrittura Belleville di Milano. Ama i Doors, la musica leggera di qualità, anche il Bolero. Apprezza il vino rosso, adora le fiabe e questa passione non è estranea allo sviluppo di questo racconto, ispirato dalle confuse verità e dalle frottole grossolane moltiplicate e stratificate, che fanno della “Saponificatrice” tuttora un caso dei casi in Italia.
In parte vicenda di cronaca autentica, in parte leggenda metropolitana, per altri versi ha tanto del racconto fiabesco: Leonarda come la vecchina ambigua di Hansel e Gretel, la Cianciulli come una strega. Così la disegnava una certa stampa popolare: una fattucchiera indaffarata tra calderoni fumanti e maleodoranti, la quintessenza della malvagità ingannevole fatta donna. Un identikit da un tanto al chilo, appesantito dalle truffe, maneggi e furtarelli che praticava, esasperato anche dalla sua propensione a raccontare, rivelare, gonfiare e poi negare.
Diciannove interrogatori, una lunga perizia psichiatrica, un memoriale di oltre 700 pagine - certamente non suo, aveva frequentato a stento fino alla terza elementare - sono il presupposto del lavoro di Francesca Mogavero, anche se molto dei contenuti è frutto d’immaginazione e sa tanto di fiaba.
Come premessa alla lettura, per prima mette in risalto i troppi “si dice”, “probabilmente”, “potrebbe” di una storia che ribolle di dubbi, di verbi al condizionale e d’ipotesi, “montate a neve” dalla stessa protagonista e passate di mano in mano.
Quanto ce la racconta e se la racconta Leonarda Cianciulli.
Quanto da sciorinare per la stampa dell’epoca, “a dieta” di cronaca nera per troppo tempo sotto il fascismo. Quanti spunti per le chiacchiere da bar e le voci di corridoio, fino ai modi di dire, le canzoni, le versioni artistiche, lo spettacolo. L’assassina ha sparso verità e bugie con nonchalance. Ognuno poi si è impegnato ad aggiungere qualcosa, più o meno consapevolmente.
Sicché, occorre separare il grano dal loglio. Cos’è reale e cosa leggenda? Come distinguere il vero dall’inventato se anche i documenti ufficiali riportano confessioni al limite dell’incredibile? Come circoscrivere la verità, quanto più possibile? Questo per Francesca è il problema principale nella nota vicenda, che considera tuttora irrisolta. Sempre le stesse domande, senza risposte.
I fatti: in un anno, tra il 1939 e il 1940, tre donne spariscono dalla cittadina emiliana e i corpi non vengono mai ritrovati. Faustina Ermelinda Setti, settantanne, in cerca di marito; Francesca Clementina Soavi, insegnante d’asilo in cerca di lavoro; Virginia Cacioppo, 59 anni, soprano, in cerca di scrittura. Sole, quasi del tutto prive di legami, con qualche risparmio da parte e più di un rammarico. I sospetti e gli indizi portano alla Cianciulli, casalinga di mezza età (1894-1970), eccentrica, instabile, chiacchierona, tanto sospetta per i compaesani di Correggio, dove si era trasferita nel 1930 con la famiglia dalla Basilicata, gravata da dodici gravidanze. Avrebbe - ecco, sempre il condizionale - garantito di procurare a ciascuna qualcosa: alla prima uno sposo a Pola, alla seconda occupazione in un collegio femminile a Piacenza, alla cantante un impiego presso un imprenditore teatrale a Firenze e forse un ingaggio in un’opera.
In breve, si dichiara unica colpevole. Seguono altre perquisizioni, l’istruttoria, una lunga pausa per la guerra. Il processo termina nel luglio 1946: la saponificatrice di Correggio è condannata a vita al manicomio giudiziario.
Muore nel 1970 a Pozzuoli, per apoplessia cerebrale, ma le trame “succulente” cuociono a fuoco lento, come il brasato: Leonarda ha infiocchettato, affabulato da grande imbonitrice, passato la palla ai giornali, al pubblico in aula e tuttora a chi legge, a chi ascolta, a chi ci mette del suo. Per Mogavero non basta, però, perchè nella vicenda - reale, immaginata, leggendaria - della Cianciulli ritrova alcuni ingredienti tipici del “racconto di fate”.
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