William Shakespeare (1564-1616) non è famoso solo per le tragedie, Romeo e Giulietta su tutte, ma anche per le commedie e La bisbetica domata, titolo originale The taming of the shrew, è una delle più celebri.
Composta prima del 1594 (non si conosce la datazione precisa), La bisbetica domata è un magistrale affresco di alcune caratteristiche tipiche della società dell’epoca e, in particolare, della condizione femminile e del rapporto uomo/donna nell’Inghilterra di Elisabetta I, la regina sotto il cui regno Shakesperare visse e creò i suoi capolavori.
La commedia, che ha per protagoniste Caterina e Bianca, le figlie di Battista Minola, si divide in cinque atti e sfrutta la tecnica del metateatro.
Ecco la trama e l’analisi degli elementi più importanti.
La bisbetica domata: trama e personaggi
Il personaggio con il quale l’opera si apre è Cristopher Sly, un povero ubriacone cacciato senza tanti complimenti da una locanda.
All’uomo, in seguito, viene giocato uno scherzo a dir poco esilarante: gli viene fatto credere di essere un ricco e blasonato nobile rimasto addormentato per anni.
E così, ad un certo punto, Sly, in compagnia di un paggio, si ritrova ad assistere a uno spettacolo teatrale messo in scena da attori girovaghi: il titolo è La bisbetica domata.
È la tecnica del metateatro, o teatro nel teatro, utilizzata da Shakespeare anche in altre circostanze, ad esempio in Amleto e, in Italia in epoca recente, da Luigi Pirandello.
Protagonista della storia è il padovano Battista Minola, padre di due figlie dal carattere opposto: la bisbetica Caterina e la dolce Bianca.
Preoccupato che la primogenita non riesca a trovare marito, Battista avverte i tanti spasimanti della seconda che nessuno avrebbe potuto sposarla se non lo avesse fatto per prima la maggiore.
I corteggiatori si dispiacciono, convinti che nessuno avrebbe mai voluto sposare Caterina, nota per il caratteraccio.
Il giovane Lucenzio, intanto, si innamora di Bianca, mentre Gremio e Ortensio cercano un consorte a sua sorella.
Lo trovano in Petruccio, amico di Ortensio, giunto in città proprio con l’intenzione di prendere moglie.
Per convincerlo, i due sodali lo avvertono del carattere impossibile di Caterina, ma gli dicono anche che è molto ricca.
Mentre Lucenzio scambia le vesti con il servo Tranio per diventare il tutore di letteratura di Bianca, con il medesimo espediente Ortensio diventa il tutore di musica, promettendo a Petruccio di fargli conoscere la bella ma difficile Caterina.
E così accade: i due si sposano.
Apatico e distratto, poco interessato alla neo moglie, Petruccio si presenta alla cerimonia vestito in modo sciatto e decide di andarsene prima del banchetto, costringendo una contrariata Caterina a seguirlo.
La vita coniugale è modesta e le continue privazioni mutano l’indole della donna.
Alla fine della commedia Lucenzio e Bianca si sposano, mentre Ortensio riesce ad impalmare una ricca vedova.
Dopo una discussione, alle giovani mogli viene detto di essere obbedienti ai propri mariti, ma sia Bianca che la vedova rifiutano; Caterina, ormai profondamente cambiata rispetto al passato, non solo accetta, ma legge alle altre due l’elenco dei doveri ai quali dovranno sottostare da quel momento in poi.
Ortensio e Lucenzio restano basiti dal modo in cui Petruccio è riuscito a rendere docile la moglie.
Analisi e significato dell’opera
La bisbetica domata è un’opera nel complesso leggera e divertente, ma non per questo priva di spunti di riflessione e di elementi che meritano di essere approfonditi.
Del resto, è questa una delle caratteristiche fondanti dell’arte shakespeariana.
Il tema che immediatamente balza agli occhi è quello della condizione femminile nell’Inghilterra elisabettiana, la stessa in cui visse l’autore.
Caterina ne è una chiara rappresentante: dapprima indomita, volenterosa, forte e ribelle, dopo il matrimonio cambia radicalmente carattere e maniere, diventando sottomessa, spenta, senza ambizioni e priva di quella vitalità che, tutto sommato, la rendeva così diversa dalle altre.
Ciò accade perché, alla fine, anche lei si piega alle regole sociali dell’epoca: all’interno del matrimonio non le è più possibile essere se stessa, mantenere la propria personalità, esattamente come accadeva a tutte le signore a lei contemporanee.
La scena finale, poi, in cui la protagonista si mostra sorprendentemente più mite e arrendevole delle altre, sta a significare che non sempre la donna che appare più remissiva e dolce è anche la sposa capace di amare di più.
Con l’immancabile ironia che è il fil rouge che percorre l’intera commedia, Caterina incarna perfettamente il conflitto fra l’essere e il dover essere, tipico della donna sposata del suo tempo.
Ne La bisbetica domata, inoltre, Shakespeare intende smascherare la natura vera che si nasconde dietro ai matrimoni, a cominciare da quel conflitto uomo/donna che finisce, inevitabilmente, per penalizzare quest’ultima.
Alla fine dell’opera, infatti, i due personaggi principali sono come ribaltati: Petruccio, da allegro e positivo, diventa dispotico e intrattabile, mentre Caterina, inizialmente indomabile, perde quella sua vivacità che sembrava inarrestabile.
Un’ultima considerazione va fatta sulla tecnica del metateatro, con la quale l’autore introduce il lettore/spettatore all’interno dell’opera: La bisbetica domata è infatti il titolo dello spettacolo che Sly e il paggio guardano.
Si tratta di un espediente utilizzato da vari artisti nel corso dei secoli e dallo stesso Shakespeare in altri frangenti, ma in tal caso assume un significato che va oltre la commedia stessa, in quanto serve a sottolineare la necessità del teatro come mezzo di rappresentazione e comprensione della realtà e della vita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La bisbetica domata: trama e analisi della commedia di Shakespeare
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