Massimo Soncini Editore inaugura la Collana “Menabò” con l’opera prima di Paolo Moruzzi La mano di Monna Lisa (2022, pp. 432, 16,00 euro) dal sottotitolo che incuriosisce: La destra con parecchie digressioni.
Paolo Moruzzi, nato nel 1951, dopo essersi ritirato dall’attività di medico cardiologo vive nella vecchia casa di famiglia ai piedi delle colline di Noceto, in provincia di Parma. Figlio di Giuseppe Moruzzi (Campagnola Emilia, 1910 – Pisa, 1986), uno dei più grandi neurofisiologi italiani del XX Secolo, al suo brillante e riuscito esordio letterario compone con mano felice una commedia degli equivoci dalla prosa ricchissima e trascinante.
Il romanzo, certamente scritto nella avita dimora familiare, ricorda l’ironia, la satira e il realismo di William Makepeace Thackeray. Infatti, in moltissimi avranno letto La fiera della vanità, capolavoro dello scrittore britannico dell’età vittoriana pubblicato nel 1848.
Tutto parte da La Gioconda, nota anche come Monna Lisa, dipinto a olio su tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci, databile al 1503-1506 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi, che attrae ogni anno milioni di turisti. Sull’enigmatico e misterioso sorriso di Monna Lisa sono stati consumati fiumi di inchiostro, addirittura c’è chi asserisce, dopo studi e analisi varie che quello della Gioconda sia un sorriso “finto’”, per nulla spontaneo, forse voluto dal Maestro, quel genio toscano che tutto il mondo ci invidia.
Nel suo romanzo, Paolo Moruzzi non si è voluto soffermare sullo sguardo ipnotico di Monna Lisa, che colpisce i visitatori che giungono a migliaia ogni giorno a Parigi per guardare l’opera dal vivo, ma sulla mano destra di quella che la tradizione sostiene che sia Lisa Gherardini, cioè “Monna”, diminutivo di “Madonna” derivante dalla parola latina “Mea domina” che oggi avrebbe lo stesso significato di “Mia signora”, Lisa moglie del nobile mercante Francesco del Giocondo, quindi la “Gioconda”.
“Allora cosa potrebbe rappresentare questo rigonfiamento?”
In questo romanzo ironico ambientato nel 1908, a inizio Novecento, in piena Belle Époque, pochi anni prima dello scoppio della Prima guerra mondiale, l’eccentrico Marchese Gottardo Maghinardi dal discreto spirito d’osservazione, però rivolto a particolari minuti, decide di voler far luce a tutti i costi sul fantomatico mistero di una dubbia protuberanza (forse una cisti tendinea?) che appare sulla mano destra della Monna Lisa di Leonardo Da Vinci.
Pur di risolvere questo effimero enigma il nobile sarà disposto a tutto, anche a partecipare a una molto poco ortodossa seduta spiritica per parlare con il defunto artista. Ma la vera posta in gioco è molto diversa da quella immaginata dal marchese Gottardo Maghinardi.
I lettori sono avvisati…
“Non voleva andare all’Inferno per aver partecipato a una seduta spiritica”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La mano di Monna Lisa”: l’esordio letterario di Paolo Moruzzi
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