Cos’è la morte? La domanda ci tormenta, ad alterni terrori, sin dall’infanzia. Le chiamano “domande esistenziali”, quelle a cui non esiste risposta certa. Dall’estrema frontiera della morte nessuno è mai tornato indietro per raccontare cosa abbia visto nell’aldilà. A questi interrogativi supremi, di cui neppure la scienza è riuscita a svelare il mistero ultimo, ci offre una risposta convincente la poesia che attraverso similitudini, metafore e perifrasi si avvicina al senso dell’occulto.
Serve un certo grado di trascendenza per comprendere la materia stessa di cui è fatto l’esistente. Forse per questo motivo a una domanda difficile come “Cos’è la morte?” riesce a rispondere un artista, nello specifico uno scrittore, come Fernando Pessoa, il poeta dell’inquietudine che con la leggerezza che è propria di chi si accorda al sentire dell’anima oppone a una domanda complessa una risposta semplice:
La morte è la curva della strada.
Morire è solo non essere visto.
Nei pochi versi ispirati delle sue poesie esoteriche Pessoa è in grado di unire due grandi temi chiarendo l’imperscrutabilità della morte e, al contempo, rivelando l’essenza della vita da intendersi nel suo significato di viaggio-percorso che conduce a una destinazione. In una sola metafora “la morte è la curva della strada” il poeta portoghese è capace di condensare una verità quasi metafisica.
Scopriamo testo, analisi e commento della poesia di Fernando Pessoa.
La morte è la curva della strada di Pessoa: testo
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
La morte è la curva della strada di Pessoa: testo originale
A morte é a curva da estrada,
Morrer é só não ser visto.
Se escuto, eu te oiço a passada
Existir como eu existo.A terra é feita de céu.
A mentira não tem ninho.
Nunca ninguém se perdeu.
Tudo é verdade e caminho.
La morte è la curva della strada di Pessoa: analisi e commento
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La poesia di Fernando Pessoa sembra custodire il “significato della vita eterna”, è come un elisir segreto che cela una pozione ignota ai mortali.
La curva della strada nelle parole del poeta diventa un’efficace metafora della morte che rappresenta il transito, ciò che ci rende invisibili agli occhi mortali. Con un tono perentorio, quasi da profeta, Pessoa afferma la sua verità inoppugnabile per cui:
Morire è solo non essere visto.
Il poeta sembra far riferimento all’esistenza di due dimensioni - la vita e la morte - che coabitano ed esistono parallelamente, ciascuna per proprio conto. Per spiegare questa sua consapevolezza Pessoa adotta il punto di vista del defunto e sembra parlare ai vivi dall’aldilà. Il suo spirito sembra essere passato nell’altra stanza, dalla quale ascolta risuonare ancora i passi concitati dei vivi.
Il parallelismo è costante ed enfatizzato nell’uso stesso delle parole:
Esistere come io esisto
Per spiegare la propria filosofia di pensiero il poeta si serve degli elementi naturali: anche la terra è fatta di cielo. La cupola celeste sembra riversarsi sui viventi come un presagio costante dell’aldilà: ciascuno di noi vive in comunicazione diretta con un mondo-altro, una realtà parallela e rovesciata.
Fernando Pessoa scioglie i nodi delle domande esistenziali che attanagliano l’uomo con obiezioni semplici, restituendo alle cose il loro significato elementare, scomponendole ai loro minimi termini.
La metafora principale è quella del viaggio: paragonando la morte alla curva della strada, il poeta rimanda alla concezione della vita come percorso, un continuo fluire che vede l’uomo nei panni di un viandante, di un ingenuo pellegrino.
La conclusione è folgorante e racchiude una verità inoppugnabile:
Tutto è verità e passaggio.
Ricorda il greco, panta rei, tutto scorre. Ogni cosa è sottoposta alla legge inesorabile del mutamento:
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato.
Così recitava il famoso frammento attribuito al filosofo greco Eraclito, che Pessoa attualizza nella chiusa della sua poesia. Del resto furono i greci a teorizzare per primi l’idea della metempsicosi, la reincarnazione delle anime, conoscendo una verità antica eppure sempre nuova: “che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” che è anche uno dei principi base della chimica in seguito teorizzato dallo scienziato Lavoisier, iniziatore della chimica moderna.
In un unico verso Fernando Pessoa è riuscito a condensare filosofia, scienza e letteratura rendendoci partecipi del segreto ultimo delle cose, ma soprattutto rassicurandoci con una sentenza consolatoria e salvifica: ciascuno di noi sta affrontando un viaggio e siamo soltanto di passaggio in questa grande strada che ci trasporta in un continuo fluire inesorabile.
“Non c’è nulla da temere”: è questa, forse, la risposta più confortante che la poesia possa dare a una società come quella occidentale che ha demonizzato la morte fin dal principio dei tempi con immagini oscure e infernali. Pessoa sembra rifarsi alle filosofie orientali che invece affermano il “continuo divenire”, un ciclo eterno della vita basato sul principio di trasformazione per cui “tutto è verità e passaggio”. Proprio come le nuvole che transitano nel cielo ed erano tanto care al cuore del poeta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La morte è la curva della strada”: la poesia trascendente di Fernando Pessoa
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