Il 2 ottobre si celebra la Festa dei nonni e vogliamo festeggiarla con una toccante poesia di Gabriele D’Annunzio dedicata alla nonna paterna, Anna Lolli. I nonni appartengono al mondo fatato dell’infanzia, ne sono il ricordo più lieto che non ci abbandona neppure in età adulta. Di fronte a loro siamo bambini per sempre; persino quando i ruoli si invertono e siamo noi ad accudirli o a circondarli di premure. Rimane sempre quella complicità nascosta, fatta di occhiate furtive e caramelle rubate, di piccoli doni e pensieri che dilatano il cuore: tornano bambini con noi e noi con loro, i confini delle età svaniscono per lasciare spazio a un rituale d’affetto e tenerezza che non risente affatto del trascorrere degli anni.
La poesia di D’Annunzio dedicata alla nonna apparve su una rivista fiorentina, il Gazzettino letterario, nel maggio 1881. Sembra che proprio all’amata nonna il poeta vate dedicò anche la sua prima poesia, scritta nel 1875.
In questi versi rivive l’universo dorato dell’infanzia che, per il piccolo D’Annunzio, è interamente governata dalla presenza della nonna descritta attraverso teneri vezzeggiativi e diminutivi che ne amplificano la dolcezza. Ciò che la poesia dedicata alla nonna pone in evidenza è un rituale quotidiano di cura, attenzione e di ascolto che è, in fondo, ciò di cui ogni bambino ha bisogno per crescere. In questo i nonni si rivelano davvero una presenza salvifica e Gabriele D’Annunzio ce lo ricorda, rammentando i gesti semplici compiuti dalla nonna che dispensa affetto e amore senza limiti, addormentandolo al suono dei suoi baci.
La struggente tenerezza dei versi di D’Annunzio è data proprio dal fatto che raffigura un momento simile a quello vissuto da tutti noi, bambini in un tempo ormai remoto.
L’infanzia sembra risorgere in queste strofe e avvolgerci nell’atmosfera lieta, serena, di un pomeriggio come tanti dove, tra i compiti svolti in fretta e il gioco tanto atteso, c’era sempre lo sguardo dei nonni a sorvegliarci e accudirci.
Scopriamo i versi di Gabriele D’Annunzio dedicati alla nonna.
La nonna di Gabriele D’Annunzio: testo
D’inverno ti mettevi una cuffietta
coi nastri bianchi come il tuo visino,
e facevi ogni sera la calzetta,
seduta al lume, accanto al tavolino.Io imparavo la storia sacra in fretta
e poi m’accoccolavo a te vicino
per sentir narrar la favoletta
del Drago Azzurro e del Guerrier Meschino.E quando il sonno proprio mi vinceva
m’accompagnavi fino alla mia stanza
e m’addormivi al suono dei tuoi baci.Agli occhi chiusi allor mi sorrideva
in mezzo ai fiori una gioconda danza
di sonni dolci, splendidi e fugaci.
Chi era la nonna di Gabriele D’Annunzio
Gabriele D’Annunzio conobbe solo la nonna paterna Anna Giuseppa Lolli, in quanto la madre della sua adorata mamma Luisetta De Benedictis era morta prima che lui nascesse. Anna Lolli era stata la madre adottiva di Francesco Paolo D’Annunzio, il padre del poeta, che era figlio di Camillo Rapagnetta e della sorella di Anna, Rita Lolli.
Anna aveva sposato in seconde nozze un ricco commerciante e armatore di nome Antonio D’Annunzio. In seguito all’adozione Francesco Paolo, con il benestare del padre Camillo Rapagnetta ancora in vita, decise di assumere il cognome del genitore adottivo. E di conseguenza il piccolo Gabriele alla nascita fu battezzato D’Annunzio.
La nonna Anna, di origine abruzzese, fu una figura fondamentale nella crescita di D’Annunzio: consolava i suoi pianti, lo teneva per mano e lo portava con sé a fare lunghe passeggiate. Si racconta che alla nascita del piccolo Gabriele la nonna Anna gli fece una “fattura”, donandogli un paio d’orecchini di brillanti. Secondo la tradizione abruzzese infatti si usava regalare ornamenti femminili al primo figlio maschio di una giovane coppia come auspicio di felicità e promessa di un futuro matrimonio.
In questa poesia D’Annunzio ricorda la nonna, facendola rivivere attraverso le parole come in una fotografia o un ritratto. Eccola, Anna, che indossava una cuffietta bianca mentre lavorava a maglia e raccontava al nipotino le avventure di “Guerrin Meschino”, tratte dal libro di Andrea da Barberino.
Non è la prima volta che il poeta ricorda la nonna; le aveva dedicato anche altri versi rammentando il giorno del suo compleanno, in cui i nipoti la svegliavano al suono di vivaci canzoncine, oppure la notte di Natale quando Anna gli diceva “Stanotte l’angelo ti porterà chi sa che be’ regali!”, come ricorda nella poesia Il presepio.
Poi verso tardi tu m’accompagnavi
alla nonna con dir: “Stanotte L’Angelo
ti porterà chi sa che bei regali!”.
Era sempre lei a nascondergli dei confetti sotto il cuscino, oppure a premiarlo con una buona schiacciata di mandorle.
Ci è pervenuto persino un ritratto di Anna, ora esposto nel Museo Casa Natale di Gabriele D’Annunzio, in cui la donna appare ancora giovane con una cuffia ricamata e arricchita da merletti.
Alla figura della nonna Gabriele D’Annunzio dedicò anche un’ultima poesia In memoriam, scritta dopo la sua scomparsa tra il 1879 e il 1881. “Tutto mi intenerisce e tutto mi ferisce”, scriveva D’Annunzio in una lettera a un’amica ricordando la casa natale; forse la figura della cara nonna Anna rientrava in questa malinconia e ne aumentava il fatale struggimento.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La nonna” di Gabriele D’Annunzio: una poesia per la Festa dei nonni
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