Sta facendo discutere il nuovo adattamento Disney per il live action di Biancaneve in cui scompariranno i sette nani. La regista Greta Gerwig, la stessa dell’attesissimo Barbie, ha fatto scalpore con la scelta di sostituire l’allegra combriccola dei nani con una compagnia decisamente più eterogenea, formata da uomini e donne di diverse etnie, in nome del politically correct. Inoltre pare che anche il Principe azzurro, nel nuovo adattamento di Biancaneve, sparirà dalla scena per lasciare spazio a una protagonista decisamente più indipendente, capace di cavarsela da sola nelle più svariate situazioni. Ma chi era veramente Biancaneve nella fiaba originale dei Fratelli Grimm? La verità è che la storia di Biancaneve e i sette nani è molto diversa da come siete abituati a sentirla.
Ricordiamo, a tal proposito, che anche nel primo adattamento Disney, datato 1937, erano state fatte sostanziali modifiche rispetto all’originale. La Biancaneve presentata dai Fratelli Grimm era una principessa tedesca bionda e diafana, mentre nel cartone animato diventa mora e con gli occhi scuri; quindi forse non c’è da stupirsi che Gerwig nel nuovo millennio abbia optato per un’attrice colombiana, Rachel Zegler, che toglie alla protagonista della fiaba persino la sua caratteristica primaria “la pelle bianca come la neve”. La società si evolve e cambiano anche le sue narrazioni, è inevitabile.
Ma qual è l’origine della Biancaneve immaginata dai Grimm? Ce lo racconta Federica Ponza nell’approfondimento che segue.
Biancaneve: la verità sulla fiaba dei Fratelli Grimm
Non tutte le fiabe sono belle come sembrano: dietro alcune di esse ci sono storie che di fiabesco hanno ben poco.
Tempo fa, ad esempio, vi avevamo raccontato cosa si nasconde dietro la storia di Winnie The Pooh, il famoso orsetto amato ma migliaia di bambini e bambine.
Quella dell’orsetto amante del miele, però, non è l’unica storia ad avere retroscena inquietanti: anche la fiaba di Biancaneve e i sette nani, nella sua versione originale, non è proprio come siamo abituati a raccontarla.
Biancaneve e i sette nani, infatti, deriva da una fiaba popolare europea ed è arrivata a noi grazie al lavoro dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, che hanno scritto la versione che tutti noi conosciamo oggi.
La vera fiaba di Biancaneve e i sette nani
La fiaba originale, risalente al 1812, è davvero molto diversa da quella che siamo abituati a leggere o a vedere in Tv.
Nella fiaba originale, infatti, la matrigna è la madre di Biancaneve e lei ha solo sette anni: sua madre decide di far uccidere la bambina per mangiarle polmoni e fegato con sale e pepe.
Dopo essere stata avvelenata dalla mela, la bambina rimane chiusa in una teca di vetro per un tempo imprecisato, finché il principe non la trova.
Biancaneve, però, non sarà risvegliata dal bacio del principe, ma dai servi, che la strattonano perché non riescono più a sopportare di vedere il principe arrabbiato per l’amore che prova per il “cadavere” della ragazza.
Chi è davvero Biancaneve?
Sono diverse le ipotesi riguardo a chi fosse davvero Biancaneve: alcuni storici, infatti, ritengono che la fiaba sia ispirata ad una storia vera.
Secondo lo storico Eckhard Sander la storia di Biancaneve è ispirata alla vita di Margaretha von Waldeck, contessa tedesca figlia di Filippo IV e della sua prima moglie nata nel 1553.
Quando aveva solo 16 anni la ragazza venne costretta dalla sua matrigna ad andare a vivere in esilio a Bruxelles.
Qui conobbe un giovane di cui si innamorò e che successivamente sarebbe diventato Filippo II di Spagna, ma la relazione era considerata politicamente scomoda sia dal padre che dalla matrigna e la ragazza morì avvelenata quando aveva 21 anni.
In questa storia, i sette nani sarebbero i bambini schiavi di Filippo IV che lavoravano nelle miniere di rame per lui e che - a causa dello sforzo disumano a cui erano costretti da piccoli - crescevano poi deformi.
La mela avvelenata, invece, sarebbe il risultato alla cronaca dell’epoca che riportava la storia di un venditore anziano che regalava mele avvelenate ai bambini che avevano provato a derubarlo.
Quella di Sander non è l’unica ipotesi sull’identità di Biancaneve: alcuni studiosi, infatti, ritengono che la storia riportata nella fiaba sia quella di Maria Sophia Margaretha Catherina von Erthal, nata in Baviera nel 1725.
La ragazza era la figlia di Philipp Christoph von Erthal, un proprietario terriero che si risposò con Claudia Elisabeth Maria von Venningen che non sopportava la presenza di figliastri.
La matrigna, quindi, costrinse la ragazza a fuggire di casa e a vivere nei boschi per alcuni anni, aiutata dai piccoli nani - i cunicoli molto stretti esigevano l’impiego di persone molto piccole - che lavoravano per il padre della ragazza nella città mineraria di Bieber.
La ragazza alla fine morì di vaiolo e la vicenda la rese una martire, vittima dell’odio della matrigna.
Nel castello, inoltre, c’era un giocattolo acustico - uno specchio parlante in sostanza - che registrava e riproduceva la voce di chi parlava.
Il veleno è legato alla belladonna, pianta che cresceva in abbondanza nella zona, mentre la bara di vetro potrebbe essere collegata alle vetrerie molto rinomate della regione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La vera (e terribile) storia di Biancaneve e i sette nani
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