Schindler’s List è stato il film che ha consacrato Steven Spielberg tra i cineasti più acclamati della storia del cinema contemporaneo: non è un caso se nel 1994 ha ottenuto 7 premi Oscar dei 12 a cui era stato candidato (tra cui Miglior Film e Miglior Regia).
Non tutti sanno, però, che il regista ha trovato ispirazione dal romanzo omonimo di Thomas Keneally che, a sua volta, racconta la storia di Oskar Schindler.
Nel nostro articolo di oggi, nell’occasione della Giornata della Memoria, vogliamo raccontare la vera storia dietro il film Schindler’s List e di come la vita di Oskar Schindler abbia cambiato le sorti di centinaia di ebrei.
Chi è Schindler
Il film più celebre di Steven Spielberg non è una storia di finzione: racconta, infatti, della storia vera di Oskar Schindler. Secondo quanto raccontato da un documentario uscito più di dieci anni prima della pellicola del regista americano, Schindler era un uomo di mondo, un contrabbandiere, un giocatore d’azzardo, un bevitore e un donnaiolo. Pensate che era un fidato agente dei Servizi Segreti Militari tedeschi e sotto Adolf Hitler diventò un uomo di successo, accumulando così una grande ricchezza.
Tra le sue attività imprenditoriali c’era anche una fabbrica di munizioni, che contribuì ad alimentare lo sforzo bellico dei nazisti. Ma c’era soprattutto un’altra fabbrica di utensili da cucina, che è fondamentale per la sua storia di salvatore di ebrei.
Cos’è la lista di Schlinder
Nel corso della Seconda guerra mondiale, Schlinder fece redigere numerose la liste di ebrei che tentò di salvare dalla deportazione impiegandoli proprio nel suo stabilimento. Non si sa precisamente il numero di vite che l’imprenditore tedesco riuscì a salvare, ma in una lista conservata da uno dei sopravvissuti sono censite ben 1117 persone.
Uno degli ultimi elenchi risalenti al 1945, ritrovato in una valigia che Schindler lasciò per errore a casa di amici a Stoccarda, arriva a indicare altri 801 ebrei salvati dallo sterminio.
Terminata la guerra, Oskar Schindler non ebbe vita facile: dovette fuggire immediatamente dalla Germania. Era perseguitato perché risultava appartenente al Partito nazista. Iniziò per lui un’esistenza errabonda di peregrinazioni. Visse a lungo in Argentina tentando inutilmente di avviare una nuova attività imprenditoriale. Ritornò in Germania solo nel 1958, anni doppo gli fu riconosciuto il merito di aver salvato centinaia di vite con l’onorificenza della Croce al Merito di I Classe della Repubblica Federale Tedesca. Schindler trascorse gli ultimi anni vivendo tra la Germania e Israele, dove gli fu riservata una calorosa accoglienza dagli oltre 220 sopravvissuti.
Schindler’s List: il libro che ha ispirato il film
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Per decenni nessuno aveva avuto contezza della scelta incredibile e coraggiosa, senza poi contare il rischio corso anche considerando la sua situazione, di Schindler. La sua biografia e la sua missione sono diventate di dominio pubblico solo nel 1982 grazie all’ incontro tra lo scrittore australiano Thomas Keneally e Leopold Pfefferberg, uno dei sopravvissuti salvati dall’imprenditore tedesco. Da un lungo scambio tra i due è nato il libro La lista di Schindler (Sperling & Kupfer, 2013) che ha successivamente ispirato il capolavoro di Steven Spielberg.
Oskar Schindler muore il 9 ottobre 1973 a causa di un infarto. La sua tomba, a Gerusalemme, compare alla fine del film quando i veri superstiti scampati all’Olocausto, ormai anziani, vengono accompagnati dagli attori che li hanno interpretati nel film alla sua lapide, in un simbolico ringraziamento per il suo coraggio.
È sepolto nel cimitero francescano cattolico del Monte Sion di Gerusalemme. Sull’epitaffio, tuttora visitabile, sono state incise queste parole: Giusto tra le nazioni (in ebraico) e Il soccorritore indimenticabile di 1200 ebrei perseguitati (in tedesco).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Schindler’s list”: trama e la vera storia dietro al film
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