Chi dice che i grandi esploratori sono tutti uomini? In un settore che per tradizione si declina quasi completamente al maschile, ci sono alcune, significative eccezioni.
Una di queste è Lady Esther (Hester) Stanhope che nel 1810 lascia l’Inghilterra alla volta del Medio Oriente dove resterà fino alla morte, datata il 23 giugno di ventinove anni dopo.
Ha 33 anni ed è stanca delle restrizioni imposte in patria alle donne.
Possiede un carattere indipendente e coraggioso. Abbastanza da battere sul tempo Lawrence d’Arabia di circa un secolo.
Si devono a lei l’esplorazione di Palestina e Libano, le prime campagne archeologiche, l’interesse per la cultura, la spiritualità e la medicina orientale e il racconto di una situazione politica instabile, già allora, che molto può contribuire a spiegare l’attuale assetto dell’area.
Chi era Lady Esther Stanhope, la regina del deserto
Va detto, Lady Stanhope non è una donna comune. Anzitutto è la figlia di Charles, terzo conte di Stanhope, e nipote del primo ministro britannico William Pitt il Giovane.
Nel 1810 sente che il destino la chiama altrove e fa i bagagli. C’è già stato un Grand Tour nel senso più tradizionale con destinazione l’Europa e tappe in Italia. Ma quello che si prepara a fare non ha niente a che vedere con le rotte tracciate dai grandi viaggiatori e letterati dell’epoca.
È territorio inesplorato in tutti i sensi. E neppure la protagonista stessa, probabilmente, sa che sta per cambiare la sua vita. Per sempre. Parte con la convinzione che si tratterà di un viaggio come gli altri. Non tornerà più in Inghilterra. Gibilterra, Malta, la Grecia e la Turchia. È solo l’inizio.
Al largo di Rodi un naufragio la priva dei bagagli: spinta dalle circostanze, indossa abiti di foggia orientale. Li trova pratici e l’esigenza nata dal caso diventa un’abitudine.
Cavalca bene, veste spesso da uomo. I dipinti che la raffigurano cambiano con lei: la signora alla moda del regno britannico è ora una donna sofisticata con turbanti e cavalli. Dovrebbe scandalizzare, stupire: ottiene ammirazione delle popolazioni locali. Si spinge all’interno: conosce principi e autorità locali. Fa tappa a Gerusalemme, Damasco, Aleppo, Baalbeck. E infine a Palmira, dove le tribù beduine la nominano “regina”.
La fama letteraria di Lady Stanhope
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Ovviamente, come per tutte le personalità di spicco, Lady Stanhope non lascia indifferenti. Suscita, di volta in volta, pettegolezzi, riprovazione o invidia segreta. E ammirazione. Tanto da avere un biografo nel suo medico personale, Charles Meryon. Sarà lui, assunto a 27 anni, a raccontare le sue memorie di viaggio per “difendere la reputazione di una gentildonna”. Ne risulterà il libro Travels of Lady Hester Stanhope e in seguito Memoirs of Lady Hester Stanhope, pubblicato per la prima volta nel 1845-1846.
Ma ci sono anche Lord Byron che la incontra sul suo cammino e ne resta colpito, forse riconoscendo il lei il suo alter ego al femminile.
E Alphonse de Lamartine che in Le Voyage en Orient (1835) descrive l’ammirazione che gode presso le popolazioni locali.
È giovane, bella, ricca...Numerose tribù erranti di arabi che avevano facile accesso a queste rovine, si sono riuniti intorno alla sua tenda, in numero di quaranta o cinquanta mila, e incantati dalla sua bellezza, dalla sua grazia e magnificenza, la proclamarono regina di Palmira.
Non solo. È punto di riferimento per i viaggiatori: per lungo tempo chi può contare sulla protezione del suo nome viaggia sicuro.
Presto diventa una pietra di paragone. Così Georgette Heyer in Venetia, nel 1958 (ripubblicato da Astoria nel 2019), la cita come esempio di eccentricità, incredibile ma ammirata da parte della sua protagonista costretta a una vita confinata nelle dimore nobiliari della campagna inglese. Non solo: ispira un romanzo, La Chatelaine du Liban di Pierre Benoit, pubblicato nel 1924, e generazioni di donne che meritano di conoscerla.
Più di recente Claudia Berton nel 2003 le dedica Sulle vie del Levante pubblicato da Stampa Alternativa. Attraverso le biblioteche londinesi e i libri dei viaggiatori celebri, realizza la ricostruzione di un viaggio che è riscatto sociale di genere, ma anche incontro e confronto con l’altro, visto come opportunità di scoperta di culture e saperi differenti. Da quel confronto Lady Stanhope emerge cambiata.
La triste fine di Lady Stanhope
In Inghilterra Lady Stanhope non torna, neppure quando, privata delle rendite e sommersa dai debiti, conosce la solitudine. La morte la raggiunge in Libano il 23 giugno 1839 a soli sessantatré anni.
Ha sfidato le convenzioni e questo non si può perdonare. Forse non le importa.
Di sé dice:
Non siate triste per il mio destino. Non ho niente da rimproverare a me stessa se non l’essermi spinta troppo in là.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Lady Stanhope, la regina del deserto prima di Lawrence d’Arabia
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