Segnaliamo in anteprima che la rubrica "Parliamo di Libri" sul free press Slide del mese di giugno 2013 ospiterà la recensione di Elisabetta Bolondi del libro "Le colpe dei padri" di Alessandro Perissinotto (Piemme, 2013), candidato al Premio Strega 2013.
Il passato ritorna: potrebbe intitolarsi così questo romanzo denso e coinvolgente del torinese Alessandro Perissinotto, giustamente selezionato per il prossimo Premio Strega.
E’ la storia di una vita che si sdoppia, in un momento casuale, e diventa la vita di un altro, che in realtà convive con la prima identità. L’ingegnere Guido Marchisio, manager quasi cinquantenne della Moosbruger, una multinazionale con sede a Torino, ha raggiunto l’apice della carriera: ha un’ottima posizione in azienda, auto di lusso e segretaria, ha appena lasciato la moglie Cinzia per una bella venticinquenne ambiziosa e rampante, Carlotta, viene da una famiglia della buona borghesia torinese che gli ha offerto ottime occasioni che lui ha saputo sfruttare: studi, vacanze, solidità economica, serenità, frequentazioni che contano.
Questo mondo dorato però si infrange una mattina, il 26 ottobre 2011, quando una panda verde davanti a lui, alla guida di una panda rossa “di cortesia” (la sua Mercedes era in officina), quasi lo scaraventa sotto un enorme camion. La paura di essere travolto lo blocca, tanto da costringerlo ad una sosta forzata in un bar periferico, per riprendersi dallo spavento bevendo qualcosa di forte. Nel bar un uomo sconosciuto lo apostrofa con un nome, Ernesto, come se lo avesse riconosciuto dopo molto tempo, da segni inequivocabili: due occhi dal colore diverso, un neo su una guancia. Il sedicente Santo è sicuro di riconoscere in Guido il compagno di giochi, il bravo calciatore, il bambino di nove anni che abitava alla Falchera, un quartiere operaio molto povero della Torino anni Settanta.
Un grande turbamento pervade Marchisio, che per un po’ dimentica l’episodio dal momento che nuvoloni neri si addensano sulla sua vita professionale: il suo capo, il francese Morani, ha deciso di mettere in cassa integrazione per poi licenziare numerosi operai e quadri intermedi dell’azienda che anzi, presto, verrà delocalizzata e chiusa. Il lavoro sporco tocca proprio a Guido che è costretto a stilare liste di uomini e donne destinati alla cassa integrazione e poi al licenziamento. Presto comincia per l’uomo una doppia vita: mentre una serie di intimidazioni (sterco sulla macchina, scritte velenose sul muro della fabbrica, un’umiliante aggressione con vernice rossa, a simulare il sangue) ne mettono alla prova la reazione nervosa, si fa sempre più chiaro che quell’Ernesto riconosciuto nel bar è proprio lui.
Guido comincia il viaggio a ritroso nella sua vita per scoprire con crescente angoscia la sua vera origine, il suo vero nome, la storia della sua vera famiglia. Le due identità sono assolutamente inconciliabili: l’attuale uomo di successo è il figlio di due rivoluzionari degli anni settanta, morti in un tragico incidente, non già del dirigente Fiat che crede fosse suo padre. La storia di Guido-Ernesto dunque si trasforma nell’epopea tragica che portò alla morte decine di uomini accusati di essere “servi dei padroni”, feriti, gambizzati, uccisi nei cosiddetti “anni di piombo” che sembravano dimenticati e ora si ripresentano, diversi, ma con numerose analogie, ora che la crisi economica morde e trasforma gli uomini e le donne in disperati, candidati al suicidio o alla violenza, quando una lettera di licenziamento mette fine al loro sogno di integrazione o comunque di sopravvivenza, nella Torino post industriale dei nostri giorni.
Il Dottor Jekyll e Mr Hyde, Guido ed Ernesto, si inseguono in tutto il libro, regalandoci uno spaccato di vita nella fabbrica odierna vista dall’interno con grande sensibilità. La Torino operaia degli anni settanta ci si ripropone come forse l’avevamo un po’ dimenticata, relegata in fondo ai ricordi, proprio come Guido, ma lo scrittore ci riporta con immediatezza a quella tragica stagione, a cui pochi sono sopravvissuti. Solo una coppia, Massimo e Silvia, amici d’infanzia del giovane Guido, lo riconoscono e lo accolgono nella loro esistenza piccolo borghese; lui, reduce dalle battaglie violente di un tempo, fa l’animatore della piccola comunità dell’antico quartiere proletario, lei l’assistente sociale, vestita ancora dei panni tardo hippy di quella stagione lontana.
Finale tragico, ma conseguente alla storia raccontata con grande precisione storica e grande sensibilità culturale da parte di Perissinotto, che ha fatto un lavoro di esatta ricostruzione di un clima culturale con grande finezza filologica. Risentiamo le canzoni, le atmosfere, le trasmissioni televisive, gli slogan, i personaggi che credevamo dimenticati, mentre riaffiorano alla memoria con grande immediatezza: Vittorio Valletta e il Comitato di lotta, i comunicati delle Brigate Rosse, i volantini che inneggiavano alla lotta armata, gli operai davanti a Mirafiori, Carosello e il Rischiatutto, i primi cartoni giapponesi, Big Jim, La locomotiva e la Guerra di Piero…..
E poi l’oggi, la crisi economica ancora più grave di ciò che aveva portato gli operai a scioperare e ad opporsi al padronato, e ora spinge, in modo più silenzioso, a gettarsi sotto un treno per una lettera di licenziamento. Guido non ce la farà e abbandona tutto, ricominciando.
“Questo è il giorno che salgono le nebbie dal fiume, nella bella città, in mezzo a prati e colline, e la sfumano come un ricordo”
Il fiume non è quello di Pavese, ci dice lo scrittore, ma la Dora, il fiume minore… L’importanza di chiamarsi Ernesto, un’altra citazione colta, a conclusione della vita strozzata di Guido non più Guido, ma definitivamente Ernesto Bolle.
Ho pensato per un attimo a Il Fu Mattia Pascal, il grande romanzo pirandelliano che apre il Novecento letterario, perché elementi della dialettica passato-presente, identità perduta e poi ritrovata, strabismo nello sguardo, in questo caso discromia, si alternano ed intersecano nella narrazione di Perissinotto, conferendo a questo romanzo uno sguardo ampio e impietoso sul nuovo secolo che stiamo vivendo, mentre ci lascia aperti molti seri interrogativi sul futuro che ci attende.
- Leggi anche un’altra recensione del libro "Le colpe dei padri" di Alessandro Perissinotto
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le colpe dei padri su Slide di giugno 2013
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