In Madre operaia la poetessa Ada Negri ci consegna una figura femminile indomita che si fa emblema del riscatto delle classi lavoratrici e del proletariato. Un testo importante da leggere in occasione del 1 maggio, perché rappresenta una testimonianza che si fa memoria e così si intesse nella trama del futuro.
Nella commovente poesia di Negri viene descritta la fatica di una donna che lavora duramente alla filanda per mantenere la famiglia: nel cuore costei conserva una speranza, che il figlio studi e possa così - incoronato d’alloro - riscattare il suo sacrificio. Nella madre operaia di Ada Negri troviamo celato tra le righe un ritratto della madre della poetessa che, rimasta vedova quando i figli erano ancora piccoli, si impiegò come operaia nell’unico lanificio di Lodi per poter sostenere le spese famigliari.
Ada Negri era soprannominata la Vergine rossa per il suo sostegno al nascente partito socialista, nelle sue liriche - all’epoca stimate e acclamate, poi condannate a un lungo oblio - ritroviamo il socialismo umanitario che contraddistinse gli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento. Veniva data voce agli umili, al popolo che nel celebre quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo veniva denominato Il quarto stato.
La poesia Madre operaia è contenuta nel volume Fatalità (1895), la raccolta di esordio di Ada Negri pubblicata dall’editore Treves. Nella prefazione Negri si descriveva come una “poetessa del popolo”, affermando che nel popolo lei riconosceva la sua origine e la sua appartenenza.
La “maestrina” di Motta Visconti che sarebbe diventata poetessa nazionale (nel 1940 sarebbe stata proclamata “Poetessa d’Italia”, Ndr) rivendicava quindi orgogliosamente di appartenere al ceto degli umili e dei sottomessi, al popolino “non colto” e illetterato giudicato con sprezzo dagli intellettuali. Negri si sarebbe sempre ben guardata dall’allinearsi a circoli e movimenti letterari, rimanendo in disparte, lontana dagli ambienti intellettuali e vicina agli umili, agli emarginati, agli uomini e alle donne che lavoravano in fabbrica e protestavano a gran voce contro i padroni.
La donna di cui ci viene fornito il ritratto in questa poesia invece è una presenza discreta, che ci ricorda il sacrificio silenzioso di tante operaie che trascorsero la propria vita dividendosi tra famiglia e lavoro, destinando i propri risparmi ai figli nei quali riponevano la speranza in un mondo più giusto.
Scopriamo testo e analisi della poesia.
“Madre operaia” di Ada Negri: testo
Nel lanificio dove aspro clamore
cupamente la volta ampia percote,
e fra stridenti rote
di mille donne sfruttasi il vigore,già da tre lustri ella affatica. — Lesta
corre a la spola la sua man nervosa,
né l’alta e fragorosa
voce la scote de la gran tempestache le scoppia dattorno. — Ell’è sì stanca
qualche volta; oh, sì stanca e affievolita!...
Ma la fronte patita
spiana e rialza, con fermezza franca;e par che dica: Avanti ancora!... — Oh, guai,
oh, guai se inferma ella cadesse un giorno,
e al suo posto ritorno
far non potesse, o sventurata, mai!... —Non lo deve; nol può. — Suo figlio, il solo,
l’immenso orgoglio de la sua miseria,
cui ne la vasta e seria
fronte del genio essa divina il volo,suo figlio studia. — Ed essa all’opificio
a stilla a stilla lascierà la vita,
e affranta, rifinita,
offrirà di sé stessa il sacrificio;e la tremante e gelida vecchiaia
offrirà, come un dì la giovinezza,
e salute, e dolcezza
di riposo offrirà, santa operaia;mio figlio studierà. — Temuto e grande
lo vedrà l’avvenire; ed a la bruna
sua testa la fortuna
d’oro e di lauro tesserà ghirlande!....... Ne la stamberga ove non giunge il sole
studia, figlio di popolo, che porti
scritte ne gli occhi assorti
de l’ingegno le mistiche parole,e nei muscoli fieri e nella sana
verde energia de le tue fibre serbi
gli ardimenti superbi
de la indomita razza popolana.Per aprirti la via morrà tua madre;
all’intrepido suo corpo caduto
getta un bacio e un saluto,
e corri incontro a le nemiche squadre,e pugna colla voce e colla penna,
d’alti orizzonti il folgorar sublime,
nove ed eccelse cime
addita al vecchio secol che tentenna:e incorrotto tu sia, saldo ed onesto...
nel vigile clamor d’un lanificio
tua madre il sacrificio
de la sua vita consumò per questo.
“Madre operaia” di Ada Negri: analisi e commento
La protesta della madre operaia di Ada Negri ci commuove proprio perché è silenziosa e tutta penetrata nel pensiero, soprattutto nutrita di speranza nel futuro delle nuove generazioni.
Come tutte le madri questa donna consegna nelle mani del figlioletto il suo avvenire, ciò che si augura per il domani è che il figlio studi diventando il suo “immenso orgoglio”. Ci intenerisce e commuove questa visione della classe operaia novecentesca che percepiva lo studio come uno strumento - e un’occasione - di riscatto. Oggi è ancora così? Ai posteri l’ardua sentenza, ma di certo chi è figlio della classe proletaria percepisce ancora sulle proprie spalle il sacrificio compiuto dai genitori per consentirgli di studiare - intuendolo non scontato, niente affatto dovuto, a tratti persino immeritato perché oggi lo studio non consente la forma di riscatto sociale un tempo auspicata.
Nella prima strofa della poesia viene descritto soprattutto il rumore, assordante, della filanda che percuoteva senza sosta, come una tortura continua, i timpani delle lavoratrici. Dopo aver descritto le fatiche di questa donna, che lavora alla filanda e viene portata allo stremo delle forze, Ada Negri trasforma la sua lirica in un grido di battaglia, mostrando la madre come una martire, non a caso a un certo punto viene definita “santa operaia”:
Per aprirti la via morrà tua madre;
all’intrepido suo corpo caduto
getta un bacio e un saluto,
e corri incontro a le nemiche squadre
Ciò che la poetessa prevede è una lotta per l’emancipazione compiuta in stile socialista, dunque con valori saldi e onesti. La madre si augura che il figlio combatta con “la voce” e con “la penna”, dunque con le armi della retorica, in nome di un’uguaglianza di classe. Si profilava all’orizzonte un cambiamento, anticipato già nella visione del “vecchio secol che tentenna”; il nuovo ordine a venire non sarebbe stato quello che Ada Negri aveva sperato, ma il tempo le avrebbe dato ragione.
La madre operaia di Negri ricorda la protagonista del celebre film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, che dona i suoi sudati risparmi alla figlia Marcella con un’unica richiesta che è anche un atto di fiducia nell’avvenire: “Studia!”.
Questa figura femminile lavoratrice può essere accostata a una tradizione iniziata proprio nel Novecento, sarebbe stata esaltata anche da Alba de Céspedes nella sua prima poesiola di bambina dedicata alle madri operaie e avrebbe trovato l’apoteosi in Annie Ernaux con il suo romanzo Una donna, dedicato alla memoria della madre.
“Mia madre era il fuoco”, scriveva Ernaux: lo stesso potremmo dire della Madre operaia di Ada Negri e di una lunga schiera di donne, soldatesse invisibili di una guerra privata, ora scomparse nell’oblio della Storia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Madre operaia”: il sacrificio sul lavoro nella poesia di Ada Negri
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