Doveva essere uno scherzo, una trovata goliardica, invece si è rivelato un trionfo inatteso. Il libro più venduto dell’edizione 2023 di BookPride è stato, paradossalmente, il Manifesto contro l’editoria il pamphlet dalla copertina nero pece pubblicato da Gog Edizioni. La casa editrice, che prende il nome da un eccentrico personaggio creato proprio dall’iconoclasta Giovanni Papini e crede nel potere dei libri come “tecnologie all’avanguardia”, si è presentata alla fiera più patinata dell’editoria con un solo libro.
Un libro-manifesto di denuncia, in stile futurista e dadaista, che grida - sin dal titolo - la propria verità: l’editoria italiana è al collasso.
Le pagine di Manifesto contro l’editoria denunciano un mondo culturale para-mafioso gestito da sordide logiche commerciali di promotori e distributori e dalle opinioni elitarie di (pochi) autori e giornalisti che si spartiscono il terreno dividendosi al millimetro i campi di interesse.
Il sottotitolo del Manifesto contro l’editoria è una frase programmatica che già ne anticipa il contenuto spiegando esattamente il significato della proposizione avversativa “contro”:
…e gli editori, i librai, gli scrittori, i distributori, i promotori, gli agenti e i critici letterari, i direttori delle terze pagine culturali e quelli dei festival, contro i premi, gli ISBN, le scuole di scrittura creativa.
La casa editrice Gog ha deciso di presentarsi alla fiera milanese con quest’unico libro tappezzando l’intero stand (L-21) con la sua apocalittica copertina nera e ponendo sullo sfondo l’immagine (quasi olografica) di Padre Pio con l’aureola che sembra stia celebrando un funerale. Una scelta senza dubbio originale - e discussa - che tuttavia il pubblico sembra aver gradito visto che le copie sono andate a ruba.
Soldaut! ha commentato ironicamente la casa editrice in un post Instagram mostrando l’immagine dello stand svuotato con un’unica copia nera al centro del tavolo immacolato.
Il libro ora è disponibile su ordinazione unicamente sul sito e-commerce di Gog edizioni che, naturalmente, rifiuta di aderire al circuito Amazon anch’esso oggetto della sua denuncia.
Scopriamo più nel dettaglio il contenuto polemico di Manifesto contro l’editoria.
Manifesto contro l’editoria: il libro di Gog Edizioni
La proposta editoriale di Gog Edizioni si basa su un unico fondamento: pubblicare solo libri capaci di “dare vertigini” al lettore, di scardinare ogni sua certezza provocando dubbi e conflitti interiori. Il Manifesto contro l’editoria di certo risponde a ciascuno dei propositi elencati.
Il nome stesso della casa editrice “Gog” fa riferimento a un personaggio citato in un libro di Giovanni Papini che si confronta con idee ed ideologie sino a diventare pazzo. “Noi pubblichiamo allucinazioni”, scrivono gli editori di Gog sul loro sito.
Fedeli alla loro ideologia gli editori hanno portato a BookPride un solo libro perché, affermano, si rifiutavano di stare dietro lo stand imbellettati fingendo che tutto nell’editoria italiana stesse andando per il meglio. Una mossa polemica, ideologica degna del Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti, da applauso davvero.
Il Manifesto contro l’Editoria ha suscitato le reazioni più disparate: è stato adulato o criticato, guardato con ammirazione o con sospetto, ma - fatto fondamentale - non ha lasciato nessuno indifferente e, quindi, possiamo concludere che abbia raggiunto il proprio scopo.
Il Manifesto contro l’Editoria: cosa dice?
Nel suo Manifesto in stile dadaista la casa editrice Gog denuncia il sistema coercitivo della distribuzione libraria italiana: condannando sia i promotori (incompetenti) sia i distributori (avidi) sia le librerie di catena (ingorde). Ma non è finita qui, l’autopsia del sistema editoriale italiano non risparmia niente e nessuno va diretta alla radice del “problema” (in realtà dei problemi, visto che sono numerosi) e ne sviscera la complessità.
Fiere e festival letterari, secondo il Manifesto contro l’editoria, presentano numeri gonfiati e - nella realtà - sono un fallimento in cui la qualità dell’offerta si è ormai ridotta drasticamente per compiacere un pubblico non più così propenso all’acquisto.
Un manuale battagliero che denuncia una verità scomoda: non stupisce in fondo che il libro “contro l’editoria” sia andato a ruba proprio nella fiera dell’editoria. Sembra un paradosso, ma come tutti i paradossi rivela - di fatto - le vere condizioni in cui versa l’intero sistema irrimediabilmente corrotto.
La denuncia del Manifesto contro l’Editoria non è rivolta solo ad editori e distributori, ma comprende anche gli autori: la fauna elitaria degli scrittori contemporanei ormai diventati delle creature da salotto impegnate a stringere mani ed elargire sorrisi per promuoversi al meglio. Lo scopo dello scrittore oggi, afferma il Manifesto, non è più scrivere per sé ma per gli altri, e quindi vendere.
La visione stessa di letteratura appare ormai - tragicamente - distorta. Sembra che il fine non sia più scrivere la grande opera letteraria, ma vincere un premio oppure ottenere lo spazio di un editoriale su una grande testata nazionale.
Il “libro nero” si fa così specchio riflesso di un mondo oligarchico, corrotto da una mafia interna di scambi e favori e raccomandazioni che lo avvelena.
La soluzione proposta da Gog Edizioni è di salvare l’arte letteraria, la vera letteratura, l’idea di libro inteso come prodotto artistico, partendo dal basso: dai piccoli editori che si svincolano dal sistema oppresso e opprimente rifiutandosi di sottostare alle sue logiche.
Manifesto contro l’editoria: un’opinione
Ora è lecito porsi la domanda: quanta verità c’è in queste pagine? Il mondo editoriale fa davvero così orrore?
Va detto, in ogni caso, che si tratta di un testo fortemente provocatorio e va letto in quest’ottica: ogni parola è gridata, ogni frase è una sfuriata, ma vengono omesse le cose buone che molti editori fanno e che comunque succedono.
Possiamo dire che non tutto è marcio, insomma. In realtà l’editoria non comprende solo la Letteratura con la “l” maiuscola, ma deve tenere conto anche dei gusti, delle opinioni e delle tendenze dei lettori. L’editoria è, quindi, un mondo aperto di scambio e interscambio che si nutre - necessariamente - del dialogo e non può pretendere di isolarsi in un universo a sé stante contro tutto e tutti.
C’è sicuramente molto di vero in queste pagine: l’editoria obbedisce a una logica commerciale, per naturale esigenza di sopravvivenza, e non letteraria. Spesso bisogna abbandonare l’idealismo artistico e letterario a favore di necessità più stringenti: questo, però, ce lo insegna non tanto l’editoria “corrotta” ma la vita.
Il chiacchierato Manifesto contro l’Editoria, in fondo, non dice nulla che già non sapevamo - o che almeno non fosse già noto a chi abbia una benché minima conoscenza del sistema editoriale odierno. Appurato questo, rimane da chiedersi: è una lamentela costruttiva?
Questa polemica è sterile, oppure porterà a un cambiamento?
Lo snodo cruciale, in fondo, è tutto qui: dalle parole bisogna passare ai fatti, ed è proprio in questa dinamica capace di opporre Ideale e Reale, Arte e Vita, che l’Editoria italiana oggi si trova strangolata e vittima di un’iperproduzione senza precedenti. Da fine Novecento stiamo assistendo a “un diluvio di carta stampata” che, chissà, se porterà a una apocalissi globale o a una rivoluzione universale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Manifesto contro l’editoria”: il controverso libro presentato a BookPride
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