Gabriel Garcia Marquez, uno degli scrittori più amati al mondo, è morto giovedì 17 aprile 2014 all’età di 87 anni. Era nato il 6 marzo 1927 ad Aracataca, in Colombia e aveva vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1982.
Marquez era malato da tempo e il decesso è sopraggiunto per l’aggravarsi di una polmonite, nella sua casa a Città del Messico. Dopo un ricovero in ospedale all’inizio di aprile per disidratazione e infezione alle vie respiratorie e urinarie, nelle ultime ore le sue condizioni erano peggiorate.
Fra i suoi romanzi più noti:
- “Cent’anni di solitudine”, pubblicato nel 1967 che ha venduto 50 milioni di copie in più di 25 lingue;
- “L’autunno del patriarca”,
- “Cronaca di una morte annunciata”,
- “L’amore ai tempi del colera”.
Primogenito di 16 figli, “Gabo”, come lo chiamavano tutti, era figlio di un telegrafista e di una chiaroveggente. Ha vissuto per dei brevi periodi a Londra, Roma, Parigi, in Venezuela e Messico.
Il suo ultimo romanzo “Memorie delle mie puttane tristi”, del 2004, narra la storia di un vecchio giornalista che, a 90 anni, trascorre una notte con una ragazzina illibata. Ne rimane piacevolmente sconvolto, tanto da intraprendere quasi un nuovo percorso di vita.
Per anni è stato anche giornalista, poiché ha raccontato i più drammatici avvenimenti, dalle rivoluzioni di Cuba e del Portogallo, alla tragedia cilena, al Che, ai cubani in Angola, ai montoneros, ai dittatori centroamericani, alla Spagna post-franchista di Felipe Gonzales.
Negli ultimi anni Marquez aveva limitato le apparizioni pubbliche. Lo scorso mese per il suo compleanno era stato festeggiato davanti alla stampa da amici e sostenitori, che gli avevano portato torta e fiori fuori dalla sua abitazione in un quartiere nel sud di Città del Messico. In quell’occasione lo scrittore non aveva parlato.
Il suo celebre discorso di accettazione al Nobel, rappresenta un compendio del suo pensiero:
“Noi inventori di favole, che crediamo a tutto, ci sentiamo in diritto di credere che non è ancora troppo tardi per intraprendere la creazione di una "nuova e devastante utopia della vita, dove nessuno possa decidere per gli altri addirittura il modo in cui morire, dove davvero sia certo l’amore e sia possibile la felicità, e dove le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra”.
Il necrologio del New York Times lo associa a Dickens, Hemingway e Tolstoj nella capacità di farsi amare dai critici e dalle masse di lettori.
“Non c’è atto di libertà individuale più splendido che sedermi a inventare il mondo davanti ad una macchina da scrivere”.
E speriamo che così sia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: È morto Gabriel Garcia Marquez
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