“Che dice la pioggerellina di marzo?” Avete sentito questa frase dai vostri genitori o nonni all’affacciarsi del mese di marzo? Sappiate che non si tratta di un modo di dire, ma è in realtà il titolo di una poesia presente nei libri di scuola negli anni Cinquanta.
Il suo autore era Angiolo Silvio Novaro (1866 – 1938), scrittore, traduttore e poeta, che in vita conobbe D’Annunzio e Verga.
Imparata a memoria da migliaia di italiani, la poesia è stata per anni presente nei sussidiari o testi scolastici.
Vediamo insieme testo e in quale libro trovarla ancora oggi per leggerla e farla conoscere ai più piccoli.
Testo della poesia Che dice la pioggerellina di marzo di Angiolo Silvio Novaro
Che dice la pioggerellina
Di marzo, che picchia argentina
Sui tegoli vecchi
Del tetto, sui bruscoli secchi
Dell’orto, sul fico e sul muro
Ornati di gemmule d’oro?
Passata è l’uggiosa invernata,
Passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera
Di fuor dalla nuvola bigia
Che in cielo si pigia,
Domani uscirà Primavera
Con pieno il grembiale
Di tiepido sole,Di fresche viole,
Di primule rosse, di battiti d’ale,
Di nidi,
Di gridi
Di rondini, ed anche
Di stelle di mandorlo, bianche...Ciò dice la pioggerellina
Sui tegoli vecchi
Del tetto, sui bruscoli secchi
dell’orto, sul fico e sul moro
Ornati di gemmule d’oro.Ciò canta, ciò dice;
E il cuor che l’ascolta è felice.
Le poesie presenti nei libri di scuola negli anni Cinquanta raccolte in un libro
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Il testo di Che dice la pioggerellina di marzo e quello di altre poesie presenti nei sussidiari di nonni e genitori sono stati raccolti in un libretto, molto divertente e utilissimo, che racconta cosa imparavamo a memoria noi che abbiamo frequentato le scuole elementari negli anni ’50, un tempo che appare così lontano: Che dice la pioggerellina di marzo. Le poesie dei libri di scuola degli anni Cinquanta (Manni editore, 2016).
Piero Dorfles, nella ricca e articolata introduzione, rievoca le rime imparate a memoria, spesso piene di retorica, di bellicismo, di patriottismo esasperato, di esaltazione dei valori familiari, di sentimenti zuccherosi e sdolcinati, di una religiosità pietistica, ma nello stesso tempo riconosce che forse tali testi imposti ai bambini dai sussidiari scolastici
“hanno prodotto persino qualche sano anticorpo in ragazzi che in quegli anni vedevano intorno a sé il tumultuoso sviluppo di un paese che si risollevava da un periodo di dittatura e di guerra.”
L’editore Manni, che ha promosso la pubblicazione di questo libro, nella premessa ricostruisce l’iter dei testi scolastici dalla Riforma Gentile del 1923, che Mussolini stesso aveva definito “la più fascista delle riforme”, fino all’anno scolastico 1930-31, quando fu introdotto nella scuola elementare il testo unico di Stato, teso al controllo totale dell’istruzione pubblica; con la caduta della dittatura mussoliniana, bisogna attendere il 1955, sotto il governo Scelba, si ha una nuova riforma, che oserei chiamare controriforma, che stabilisce che la scuola primaria dovesse avere
”come suo fondamento e coronamento l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica”
I libri di testo allora non potranno che adeguarsi a tale direttiva, riempiendosi di temi in continuità con gli anni della dittatura fascista, come il lavoro artigianale, l’esaltazione della vita contadina, gli ideali patriottici, il mito del passato glorioso, gli affetti familiari, la religione. Solo negli anni Sessanta, con l’introduzione della Scuola Media Unica, alla vigilia del ‘68, il benessere economico e una maggiore attenzione alla contemporaneità faranno cambiare direzione anche ai libri di testo dedicati ai ragazzi dai sei ai quattordici anni.
Tuttavia, per chi come me ha frequentato la prima elementare nell’anno scolastico 1955-56, le poesie raccolte in questo libro sono una vera delizia per la memoria e gli autori, alcuni celeberrimi, altri dimenticati, sono un tuffo in un passato che non si dimentica. Insieme a Angiolo Silvio Novaro, Renzo Pezzani, Ada Negri, Diego Valeri, Zietta Liù, Enrico Panzacchi, Lina Schwarz, autori che non ho più sentito nominare dopo le elementari, nel libro ci sono autori grandi e celeberrimi che hanno contribuito all’immaginario letterario di intere generazioni: Foscolo, Leopardi, Manzoni, Belli, Carducci, D’Annunzio, Gozzano, Moretti, Ungaretti, Aleardi, Sbarbaro, Govoni.
L’Aquilone, Davanti San Guido, Pianto antico, La cavalla storna, I pastori, La quiete dopo la tempesta, X agosto, Marzo 1821, La spigolatrice di Sapri, Addio mia bella addio: queste poesie probabilmente sono nella testa di moltissimi di noi, costretti a passare interi pomeriggi prenatalizi a imparare le strofe de La notte Santa di Guido Gozzano:
”consolati Maria, del tuo pellegrinare. Siam giunti, ecco Betlemme, ornata di trofei”
da recitare poi la notte di Natale di fronte a tutta la famiglia emozionata dalle capacità attoriali del proprio bambino.
In fondo alla raccolta, un testo in italiano, un sonetto straordinario del grande Giuseppe Goacchino Belli, che mia madre mi aveva fatto imparare a memoria a prescindere dalla scuola. Si tratta del Saggio del Marchesino Eufemio, che racconta con il feroce sarcasmo dell’autore l’ignoranza crassa del piccolo aristocratico che deve sostenere l’esame:
“E finalmente il marchesino Eufemio,
latinizzando esercito distrutto,
disse exercitus lardi, ed ebbe il premio!”
Non siamo andati molto avanti, da allora, dopo i frequenti exploit di uomini politici incapaci di distinguere modi del verbo, continenti, grandi avvenimenti storici. Forse sarebbe opportuno ripensare alle tanto bistrattate poesie a memoria di grande contenuto etico, politico, culturale.
Forse, rileggendo La pioggerellina di Marzo di Novaro, si imparerebbe a decifrare termini come tegoli, bruscoli, gemmule, bigia, picchia, gale, argentina, che fanno parte di un’altra fase della nostra vita culturale, forse più elegante.
Recensione del libro
Che dice la pioggerellina di marzo
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Che dice la pioggerellina di marzo: testo e autore della poesia
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