Il titolo di questa poesia suona come un avvertimento, e forse un po’ lo è: Non innamorarti di una donna che legge. A scriverla è la poetessa dominicana Martha Rivera Garrido che la pubblicò per la prima volta sul suo blog: il testo poi divenne virale e fu in seguito edito in un volume Fragmento de Los Amantes (Inbox de Papel, 2014).
Nella Giornata mondiale del Libro è un testo interessante da leggere perché ci offre un ritratto a tutto tondo della personalità di una lettrice.
Una donna che legge è una donna diversa da tutte le altre, perché al suo interno contiene un mondo intangibile e stratificato e plurimo composto di tutti i libri che ha letto e di tutti gli universi che ha esplorato attraverso le pagine. Il suo essere ricorda l’essenza del mare: liscio e calmo in superficie, talvolta increspato da qualche onda, ma che custodisce abissi insondabili e inesplorati nelle sue oscure profondità.
Vediamo nel dettaglio testo e analisi della poesia.
“Non innamorarti di una donna che legge” di Martha Rivera Garrido: testo
Non innamorarti di una donna che legge,
di una donna che sente troppo,
di una donna che scrive.
Non innamorarti di una donna colta,
maga, delirante, pazza.Non innamorarti di una donna che pensa,
che sa di sapere e che inoltre è capace di volare,
di una donna che ha fede in sé stessa.
Non innamorarti di una donna che ride
o piange mentre fa l’amore,
che sa trasformare il suo spirito in carne e, ancor di più,
di una donna che ama la poesia (sono loro le più pericolose),
o di una donna capace di restare mezz’ora davanti a un quadro
o che non sa vivere senza la musica.Non innamorarti di una donna che si interessa di politica,
che è ribelle e ha un immenso orrore per le ingiustizie,
che ama il calcio e le partite di pallone
e che non ama affatto guardare la televisione.
Né di una donna che è bella
a prescindere dalle caratteristiche del suo viso e del suo corpo.Non innamorarti di una donna intensa, ludica,
lucida, ribelle, irriverente.
Che non ti capiti mai di innamorarti di una donna così.
Perché quando ti innamori di una donna del genere,
che rimanga con te oppure no, che ti ami o no,
da una donna così, non si torna indietro.
Mai.
“Non innamorarti di una donna che legge” di Martha Rivera Garrido: testo originale
No te enamores de una mujer que lee,
de una mujer que siente demasiado,
de una mujer que escribe.
No te enamores de una mujer culta,
maga, delirante, loca.
No te enamores de una mujer que piensa, que sabe
lo que sabe y además sabe volar;
una mujer segura de sí misma.
No te enamores de una mujer que se ríe o llora
haciendo el amor, que sabe convertir en espíritu
su carne; y mucho menos de una que ame la poesía
(esas son las más peligrosas), o que se quede
media hora contemplando una pintura
y no sepa vivir sin la música.
No te enamores de una mujer a la que le interese
la política y que sea rebelde y vertigue
un inmenso horror por las injusticias.
Una a la que le gusten los juegos de fútbol
y de pelota y no le guste para nada ver televisión.
Ni de una mujer que es bella
sin importar las características
de su cara y de su cuerpo.
No te enamores de una mujer intensa, lúdica y lúcida
e irreverente. No quieras enamorarte de una mujer así.
Porque cuando te enamoras de una mujer como ésa,
se quede ella contigo o no, te ame ella o no,
de ella, de una mujer así, jamás se regresa.
“Non innamorarti di una donna che legge” di Martha Rivera Garrido: analisi e commento
Una donna che legge è una donna che vive due volte e per cui la vita interiore è molto più intensa e complessa di quella esteriore, poiché va oltre la semplice superficie delle cose. Anziché librarsi leggera e fatua sulla vita ecco che vi affonda nel mezzo come un coltello. Questa intensità, questo scavo, da parte a parte, non lascia indenni neppure le persone che la circondano: e questo è un bene, oppure è un male? In ogni caso sembra una minaccia, un intrigo, se non altro un rischio.
La poetessa rafforza il concetto ripetendo la raccomandazione tramite l’imperativo “Non innamorarti”, ben sapendo che ormai le sue parole avranno un effetto contrario a quello augurato.
La lettura amplifica una certa percezione del mondo, coltiva una forma di pensiero laterale che non si limita al semplice rapporto causa-conseguenza o causa-effetto: la letteratura forma la mente in un modo diverso dai manuali e dai testi scolastici, perché aiuta a coltivare l’immaginazione e la riflessione, quindi il pensiero critico. Una donna che legge è abituata a pensare, non sarà mai semplicemente come tu la vedi, perché in lei si agitano burrasche e si spalancano abissi e mentre ti osserva placida tutto quel suo mondo invisibile è in costante movimento, non smette mai di sentire e di osservare e di pensare.
A tal proposito è interessante la definizione che Martha Rivera Garrido nelle prime righe della sua poesia offre per descrivere una “donna che legge”, sono tutte azioni e, a ben vedere, tutte aliene da una vera finalità pratica:
“Una donna che sente troppo, una donna che scrive”.
Queste azioni sono proposte come conseguenze della prima: leggere acuisce l’empatia e dunque la sensibilità, una sensibilità profonda conduce alla scrittura e alla costruzione di nuovi mondi nel mondo, perché all’improvviso si intuisce che la realtà appare ridotta, svuotata, limitata, non è più sufficiente a contenerci. Da qui infatti la poesia riesce a mostrarci la complessa vastità che appartiene a “una donna che legge”, una persona che sembra capace di estendersi nello spirito e allora ecco che la sua influenza si amplifica e diventa sempre più forte: non è solo la donna, quella donna, che tu vedi, ma è anche un quadro, una nuvola, una musica, perché nella sua anima si riflettono tutte queste cose e, di conseguenza, lei le fa vibrare come se le appartenessero.
Martha Rivera Garrido condensa la sua definizione di “donna che legge” in tre attributi non esattamente rincuoranti: “maga, delirante e pazza”, possono sembrare insulti o ingiurie infamanti ma, a un’analisi più attenta non lo sono affatto, perché quello che l’autrice ci sta dicendo è che una “donna che legge” estende il sortilegio della lettura a ogni sfera del suo essere. Non è poi molto diversa dall’incantatrice per eccellenza, ovvero la maga Circe di omerica memoria che tenne prigioniero Ulisse: era davvero un maleficio quello di Circe? Per questo motivo Martha Rivera Garrido pone come titolo della sua poesia un avvertimento, una specie di monito: “Non innamorarti di una donna che legge”, consigliando di non soccombere al sortilegio. Ma in realtà è un sortilegio a cui non si può fare a meno di soccombere, come rivelato nel finale, solo che è senza ritorno, proprio come lo sono tutti gli amori veri.
Anche la poesia di Martha Rivera Garrido agisce con la forza di un sortilegio; e forse è stata proprio questa caratteristica a renderla tanto famosa. Ci avvolge nelle sue spire tramite la reiterazione anaforica del verso “Non innamorarti”, di fatto verso dopo verso la magia ha sortito il suo effetto proprio come un incantesimo o filtro d’amore. Nell’avvertirci del presunto pericolo, la poetessa ci ha in verità elencato tutte le qualità di una “donna che legge” in una sorta di climax ascendente senza ritorno.
Da notare l’altro fatto interessante e singolare: non ci ha elencato neppure una caratteristica fisica, solo aspetti interiori o psicologici. Ci ha presentato una donna di solo spirito, quasi eterea, eppure indicibilmente vera: non sappiamo niente sul suo aspetto, sulla sua età, di che colore sono i suoi occhi. Della sua bellezza non si sa nulla, anzi ci viene detto che è bella “a prescindere delle caratteristiche del suo viso e del suo corpo”. Questa donna può essere tutte le donne e al contempo nessuna, ma il suo fascino è costituito da qualcosa che va oltre l’apparenza fisica ed è proprio questo “qualcosa” di indefinibile che poi perdura nel tempo e nella memoria. È ciò che accomuna tutte le donne lettrici: la forza di chi pensa, di un sé talmente definito da risultare incontenibile e, al contempo, in perenne estensione tanto da essere inafferrabile.
Una donna che legge, questo Martha Rivera Garrido non lo scrive ma lo sottintende, non muore mai; neppure nel ricordo di chi l’ha conosciuta e sente ancora di vivere, invincibilmente, sotto la sua influenza. Nel finale della poesia di Garrido sembra che la metamorfosi si sia compiuta: una donna che legge è diventata “altro”, la immaginiamo libro e poesia, quadro e musica, la sua essenza si è dispersa nella molteplicità dei suoi interessi ed è ormai parte vitale e inconsapevole del tutto. Questa spersonalizzazione, questa incorporeità dell’essere è ciò che di fatto la rende “maga”.
Ecco dunque qual era il vero sortilegio di Circe, andava ben oltre il colpo di bacchetta: tanto che Ulisse non fu mai trasformato in nulla eppure le rimase accanto, stregato dalla sua presenza che si estendeva al di là della pura carnalità della sua persona. Ne i Dialoghi con Leucò, Cesare Pavese dedica a Circe il dialogo Le streghe, nel quale si ribadisce l’importanza del ricordo:
L’uomo mortale, Leucò, non ha che questo d’immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia. Nomi e parole sono questo.
Nomi e parole nel mondo umano diventano letteratura, e dunque libri. Una donna che legge vive oltre la superficie breve della mortalità, diventa maga o dea, come Circe conosce il destino.
“Da una donna così non si torna indietro”, avverte nel finale la poetessa, pur sapendo che ormai l’incanto si è compiuto, il sortilegio è per sempre.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Non innamorarti di una donna che legge”: una poesia dedicata a ogni lettrice
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