Vediamo di analizzare il lavoro di Marx. Chiunque dovrebbe leggere Il capitale e Il Manifesto del Partito Comunista.
Viene da chiedersi se il filosofo sia ancora attuale. La risposta è senz’altro affermativa: basti pensare che nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 aveva già intuito che il capitalismo si basa sulla creazione di nuovi bisogni e tutto ciò trova conferma in quello che accade nella nostra società dove ogni nuova comodità viene ritenuta necessaria dai più.
Il pensiero di Karl Marx
Marx ha senza ombra di dubbio dato voce per la prima volta nella storia della filosofia occidentale alla gran massa di lavoratori sfruttati e ha compiuto un’analisi senza precedenti del capitalismo, mettendo in luce aspetti fino ad allora ignorati, come la divisione e la parcellizzazione del lavoro, l’ascesa della borghesia, il plusvalore, l’alienazione (la separazione del lavoratore dall’intero ciclo produttivo e l’esclusione dal profitto, ovvero l’estraniazione del lavoratore dal prodotto della sua attività), l’atomismo della società occidentale, la netta separazione dell’individuo in borghese e cittadino.
Marx ebbe la genialità di criticare sistematicamente l’ideologia borghese, di analizzare le ingiustizie del capitalismo, di difendere i diritti dei più deboli, di denunciare la vita grama e l’abbruttimento di chi lavorava nelle fabbriche di allora. Nonostante il marxismo per alcuni versi poggi sui capisaldi della Fenomenologia dello spirito (come ad esempio la dialettica padrone/servo) e sia per questo anche una sorta di hegelismo rovesciato (nel marxismo la struttura economica determina la sovrastruttura ideologica), Marx non ha condiviso in Hegel la giustificazione dell’esistente (non è detto che ciò che è reale sia anche razionale.
Per Marx non poteva essere considerato umano né razionale lo sfruttamento nelle fabbriche, detto in parole povere. Non si poteva certo lasciar correre).
Ha compiuto una vera rivoluzione copernicana, ponendo l’autocoscienza e il realismo come fondamenta ultime della realtà.
Il lato oscuro del marxismo
Marx è riuscito ad essere al contempo filosofo, politico, economista e profeta, anche se, come osserva giustamente Lakatos, gran parte delle profezie marxiane non si sono avverate. L’applicazione del marxismo ha però causato 70 milioni di morti nel mondo (se non consideriamo i morti della carestia cinese con Mao, come vuole Chomsky).
Questo è dovuto al fatto che il marxismo non è una filosofia puramente speculativa e contemplativa, ma è la prima filosofia attiva della storia del pensiero. Marx scrive:
I filosofi si sono limitati a interpretare il mondo in modi diversi; si tratta ora di trasformarlo.
Il problema principale è che la filosofia attiva è divenuta violenta a causa dell’interpretazione letterale del Capitale e delle opere di Marx, in cui è scritto che la dittatura del proletariato si può conquistare solo con la rivoluzione. Uno dei maggiori difetti di Marx a mio avviso è quello di ritenere il marxismo una scienza e l’utopia di una società pacifica senza classi una certezza assoluta.
Ma il marxismo non poteva essere una scienza perché non poteva indagare in modo avalutativo, oggettivo la realtà e allo stesso tempo volerla trasformare totalmente, volerla rovesciare e sopprimere. Alcuni suoi allievi e seguaci sono andati addirittura oltre perché hanno vissuto il marxismo quasi come una fede.
Le profezie di Karl Marx si sono avverate?
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Alcuni imputano a Marx il fatto che le sue profezie non si siano avverate, ma secondo altri non poteva prevedere che il prevedibile: non poteva assolutamente prevedere le multinazionali, il cosiddetto villaggio globale, la società di massa, il web, la disoccupazione tecnologica, la fusione delle aziende per creare economia di scala, il predominio dell’economia finanziaria su quella reale, l’applicazione pratica e dittatoriale del socialismo.
Non poteva certo prevedere che almeno qui in Italia sarebbero scomparse le classi sociali, rimanendo solo delle fasce di reddito, e con esse sarebbe scomparsa anche la coscienza di classe prolefaria.
Marx non poteva prevedere alcunché perché, come sottolinea Popper ne La miseria dello storicismo, la storia non ha un senso, una direzione e non è maestra di vita, come erroneamente si è ritenuti a credere.
Si pensi solo alla profezia di Marx, secondo cui il capitalismo sarebbe finito a causa della caduta tendenziale del saggio di profitto (il saggio di profitto è uguale al plusvalore/ costi variabili + costi fissi). Ebbene, a causa della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica, si è registrata in questi ultimi anni la decrescita della caduta tendenziale del saggio di profitto.
Più esattamente c’è stata una decrescita della caduta tendenziale del saggio di profitto per tre motivi: 1) le aziende hanno accumulato più plusvalore, dato che il mercato si è allargato e possono vendere ormai in tutto il mondo. 2) il costo del lavoro è più basso per le aziende che delocalizzano. 3) a causa della tecnologia alcuni macchinari sono sempre più economici (si pensi ai computer).
È difficile perciò stabilire se le aziende aumenteranno in genere le spese per i macchinari. Bisogna vedere quanto ogni azienda investe nella ricerca e nello sviluppo. L’argomento è controverso. Bakunin inoltre aveva visto giusto quando sosteneva che la burocrazia dei dirigenti comunisti sarebbe diventata dittatura.
Vorrei sorvolare invece sulla critica, puramente filosofica, che il marxismo non soddisfi il principio di non contraddizione (A=A), anche perché la realtà è essa stessa colma di contraddittorietà. “Trasformare il mondo” in termini marxisti ha portato a bagni di sangue. Per molto tempo è stato considerato scienza esatta il marxismo senza valutare obiettivamente punti deboli, revisionismi, paradossi.
Chi criticava il marxismo era soltanto un nemico o un avversario allora. Ai tempi della guerra fredda si contrapponevano i due mondi dicendo che da una parte c’erano la scienza e la giustizia (comunismo russo), mentre dall’altra (Occidente) religione e libertà. Alla fine i paesi comunisti sono finiti in mano a dittatori sanguinari, talvolta perfino necrofili. Il comunismo russo è imploso per una crisi endogena e grazie anche a Solidarnosc. Ma di tutto ciò Marx non è responsabile.
I marxisti italiani che fino ad allora si erano dichiarati internazionalisti si trovarono in difficoltà. Dovevano in parte sconfessare il loro credo. Erano dimezzati in certo qual modo. Berlinguer, da grande politico, era stato lungimirante, ancor prima del crollo del muro di Berlino, a parlare di eurocomunismo.
Pasolini ne Gli scritti corsari rivendicava non solo l’egemonia culturale ma anche la superiorità morale, l’orgoglio di essere un paese nel Paese.
Nel frattempo gli imprenditori per guadagnare aumentano ancora gli orari lavorativi ad esempio con straordinari e lavoro nero per esigenze produttive (plusvalore assoluto), ma soprattutto aumentano i ritmi lavorativi (plusvalore relativo) e cercano di pagare meno i lavoratori, andando dove il costo del lavoro è più basso e i sindacati hanno meno potere o sono pressoché inesistenti (delocalizzazione).
Certamente se parlate con un manager vi dirà che ci sono altri modi oggi di fare profitto con il marketing e l’ingegneria gestionale. Vi dirà che Marx a quei tempi guardava tutto dall’ottica della produzione.
Ma Marx è, nonostante tutto, ancora molto attuale.
L’attualità di Karl Marx
Probabilmente ci vorrebbero nuovi Marx, che dovrebbero analizzare il turbocapitalismo attuale.
Ci vorrebbero nuovi marxismi, dato che il cattocomunismo non ha portato alla palingenesi e il connubio tra marxismo e fenomenologia non è mai avvenuto.
Ci vorrebbero forse nuovi marxisti, che, memori degli errori passati, riprendano il filo del discorso interrotto e raccolgano la sua eredità, magari in Italia guardando anche all’operaismo, oggi dai più dimenticato, di Panzieri e Tronti, e agli scritti dei Quaderni piacentini. Il marxismo più che scienza deve essere considerato soprattutto umanesimo, che aspira ai diritti umani e all’uguaglianza. Esiste senz’altro Il libro nero del comunismo, ma esiste anche Il libro nero del capitalismo.
So che i conservatori o reazionari sono stati responsabili del colonialismo, della tratta degli schiavi e più recentemente della guerra in Vietnam, di altre guerre, etc, etc. I filosofi a differenza di Marx sono spesso colpevoli di ciò che omettono. Sono spesso intellettuali, che ragionano bene a stomaco pieno.
Marx è il padre della sinistra, il nume tutelare degli ultimi o quantomeno così era alla sua epoca.
E poi come sarebbero stati tutelati i diritti dei lavoratori senza due capolavori come Il capitale e Il Manifesto del Partito Comunista? Cosa sarebbe stato della civiltà occidentale senza la coscienza di classe marxista?
I migliori sindacalisti, diciamocela tutta, a mio modesto avviso, sono stati tutti figli o pronipoti di Marx.
In definitiva, Marx offre ancora oggi un modo attuale di interpretare la realtà.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché Karl Marx è ancora attuale? Un’analisi del marxismo
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Trovo in questo articolo di Morelli confortanti sintonie con pensieri miei coltivati in sostanziale solitudine per trent’anni (e consegnati, per mio conto, alle parole del personaggio principale d’un mio romanzo che spero di prossima uscita: per chi ne sia interessato, il titolo sarà ’Fortuitamente quartetto’) ... preso in mezzo tra amici pervicaci esegeti marxisti più o meno fideisti o, per contro, tentati dall’abiura più radicale da salotto snob, quel che peraltro mi par tutt’ora ’il’ problema irrisolto della Sinistra (almeno nel nostro Paese) che a trent’anni dal crollo del muro berlinese continua a stare a bagnomaria... ai vertici come alla base. Articolo pertanto che mi par benefico per avviare una lettura ’critica’ (né fideistica né demonizzante) dell’innegabile Padre Fondatore; senza di che l’anelato ’nuovo progetto politico complessivo, organico analitico ...e quant’altro’ credo sia destinato a restar nei sogni di questa Sinistra tutt’ora condannata a balbettare... dentro e fuori dal Gran Partito.
P.S. per Davide Morelli - Aggiungo che, essendo ancora in tempo, mi son permesso di citare in nota a quella mia prossima pubblicazione alcuni passi del suo articolo.
Davide, grazie e complimenti! Concordo in toto sulla tesi di fondo dell’“attualità” di Marx. Vorrei solo porre l’accento su un aspetto che ha condizionato la capacità pre-visiva dei modelli marxiani: secondo Marx il plusvalore è estraibile solo dal lavoro (capitale variabile, come lo definiva), di conseguenza la sostituzione del lavoro con macchine - tramite il progresso tecnico - erode il perimetro di estrazione del plusvalore e induce la sua caduta tendenziale; tale dinamica, dialetticamente, implica una contraddizione immanente nel capitalismo e lo condanna al tramonto. E’ abbastanza ovvio che, invece, la redditività degli investimenti dipenda soprattutto dal progresso tecnico: questo errore è alla basa delle sbagliate previsioni contenute nell’opera di Marx. Proprio in risposta a questo approccio, la teoria marginalista costruì, in alternativa, una spiegazione della distribuzione del reddito basata sulla produttività: il profitto dipende dalla produttività del capitale per cui scende se e solo se flette tale variabile, per esempio nei periodi di crisi di sottoconsumo. Marxismo e marginalismo hanno in comune un punto chiave: la determinazione del saggio di profitto e del saggio di salario, cioè la distribuzione del reddito, è endogena al sistema. Da un punto di vista teorico la querelle fu risolta da Sraffa (Produzione di merci a mezzo di merci, 1960) che ha dimostrato che vi sono infinite distribuzioni del reddito tra salari e profitti tutte compatibili con l’equilibrio, per cui il sistema richiede che la distribuzione sia fissata esogenamente, per esempio tramite il tasso d’interesse fissato dalla politica monetaria che determina il compenso del capitale: tale costruzione era alla base dello slogan il salario è una variabile indipendente, che negli anni settanta risuonava un po’ ovunque.