Perché in Italia chiudono le librerie? Questa è la domanda che ci siamo posti tutti noi amanti dei libri in questi primi giorni del 2020. Sì perché l’anno non si è aperto nel migliore dei modi, dal momento che La Feltrinelli International di Roma ha annunciato la sua chiusura.
Ma noi appassionati di letteratura siamo ormai abituati a dire addio alle nostre roccheforti, perché negli ultimi mesi di addii ne abbiamo avuti molti. Solo a Roma nell’ultimo periodo sono stati tanti gli annunci di chiusura definitiva. A fine novembre, dopo il secondo incendio, La Pecora Elettrica ha deciso di non riaprire la sua serranda. Nello stesso mese è arrivato anche l’annuncio della chiusura della storica Libreria del viaggiatore che a partire dal 31 dicembre è rimasta chiusa.
Proprio nella Capitale il 2020 è iniziato nel peggiore dei modi perché Roma perde un altro caposaldo della cultura letteraria: La Feltrinelli International. La libreria specializzata in testi in lingua straniera ha definitivamente chiuso i battenti lasciando il famoso punto vendita di Via Vittorio Emanuele Orlando. Insieme a questa importante libreria ha annunciato la chiusura definitiva anche La Feltrinelli in via Giovanni Pierluigi da Palestrina.
L’anno non inizia meglio nelle altre città italiane: a Milano chiude la libreria all’interno dell’ospedale Niguarda, a Ragusa la libreria Paolino, a Torino la libreria Comunardi è stata sfrattata per aprire un supermercato. Un’emorragia che tocca tutto lo stivale, da Nord a Sud. A Torino arriva la notizia della della chiusura della storica libreria Paravia, aperta nel 1802 e che ha abbassato per sempre le sue serrande il 28 dicembre.
Ma perché le librerie chiudono? Questa è stata la domanda che tutti noi lettori italiani ci siamo posti ad ogni nuovo annuncio. In Italia infatti negli ultimi anni sono 2300 circa le librerie che hanno chiuso i battenti (dal 2016 ad oggi secondo Paolo Ambrosini dell’Ail). Ciò che fa più infuriare è che una risposta a questa domanda non esiste veramente.
Non è semplice difatti comprendere il motivo per cui le librerie hanno difficoltà, dal momento che non vi è una risposta univoca. Si tratta infatti di una serie di fattori che portano i punti vendita a soffrire: lettori sempre più scarsi (nel 2018 solo 5 milioni di italiani leggevano almeno un libro al mese secondo i dati AIE), le grandi catene, la presenza di formati digitali (ebook e audiolibri mangiano una fetta di mercato), la possibilità di acquistare i libri anche online e anche la mancanza di interventi da parte dello Stato.
Non è possibile dire con certezza quale sia la causa principale delle chiusure, ma senza dubbio la totale assenza dello Stato non aiuta. Da tempo si attende l’approvazione al Senato della Legge sul libro approvata alla Camera da luglio e arenatasi.
La Legge sul libro potrebbe infatti dare una nuova spinta al mercato grazie alla creazione di un albo con le librerie di qualità, di card da spendere in libreria per le persone con reddito più basso e con la designazione di una Capitale del libro annuale. Interventi che forse potrebbero dare nuova linfa al mercato del libro, magari salvando anche qualche libreria dal tracollo.
Solitamente i fattori che portano alla chiusura sono molteplici e influisce anche lo scarso numero di lettori nel nostro Paese, ma nel caso della Paravia le libraie sono sicure del colpevole: Amazon. Sonia e Nadia hanno infatti dichiarato alla chiusura:
Lo conoscono tutti: è Amazon. Il problema non il commercio online, che c’è sempre stato, ma Amazon che prima ha attirato i clienti solo con sconti esagerati, poiché in Italia manca una legge che tuteli i librai, e poi li ha abituati ad avere i prodotti a casa in tempi rapidissimi e con un assortimento incredibile.
Ne abbiamo parlato con Elisabetta Bolondi, ex insegnante e nostra collaboratrice, da anni impegnata nella promozione della lettura e nell’organizzazione di presentazioni di libri e circoli di lettura proprio in libreria.
Le numerose librerie che chiudono sono soprattutto un danno sociale, culturale ed emotivo per i lettori, già così pochi in Italia. Una libreria, soprattutto le piccole librerie indipendenti nei diversi quartieri, anche periferici, delle grandi città sono luoghi in cui si scambiano opinioni, si chiedono suggerimenti, si prendono informazioni, ci si riunisce in gruppi di lettura, si frequentano corsi, si fanno amicizie, si combatte l’isolamento e spesso si fanno nuove amicizie partendo dalla lettura comune di un libro letto ed amato.
La loro progressiva chiusura, la cui notizia è arrivata finalmente sui giornali e sui social, è una grave ferita al tessuto culturale già molto fragile del nostro paese. Una mobilitazione dell’opinione pubblica dei lettori sarebbe davvero utile ed opportuna. Io ho fatto la mia piccola parte, denunciando alla trasmissione Prima Pagina di Radio 3 questa grave emergenza culturale. Il mio “volontariato letterario” presso la libreria Koob al quartiere Flaminio di Roma è una testimonianza viva di come le librerie siano un patrimonio da tutelare, proprio come i quadri e i monumenti.
Voi che ne pensate? Quanti addii avete dovuto dare in questi ultimi anni? Scriveteci come sempre la vostra esperienza nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perché in Italia chiudono le librerie? Una crisi senza fine
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La risposta è semplice. Aumentano gli acquisti on line. Si diffondono poi gli e-book che, per quanto mi riguarda, evito. Aggiungiamo poi che la gente legge poco e niente, anche perché con tutti gli impegni quotidiani e la vita frenetica cui siamo dediti, tempo per leggere non ne resta più. Risultato: si chiudono le librerie e, al loro posto, sorgono fast, slow food et similia.
Impoveriamo la mente, riempiamo la pancia.
Un cordiale saluto
Alcuni anni fa ha chiuso a Milano una libreria che c’era da 60 anni. Mi dissero che erano costretti a chiudere perché non vendevano iiquasi più, malgrado facessero lo sconto del 15% su tutti i libri. Quindi penso che al di là da Azon e on line la gente legge sempre meno. Che tristezza!