Gianni Biondillo vince il Premio Bagutta 2024 con Quello che noi non siamo, edito da Guanda nel settembre 2023.
Il Premio Bagutta, istituito nel 1926, è il più antico premio letterario italiano, giunto quest’anno alla sua 98esima edizione e ormai vicino al centenario.
La giuria, presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti, ha eletto vincitore Gianni Biondillo, mentre il Premio per l’opera prima è andato a Giulia Scomazzon, autrice di La paura ferisce come un coltello arrugginito, edito da Nottetempo.
Il romanzo di Biondillo, che in questa occasione si è allontanato dal genere giallo, narra la storia di un gruppo di architetti del Politecnico di Milano nel ventennio fascista; mentre l’opera prima di Scomazzon è un intenso memoir dedicato alla madre morta di Aids.
La cerimonia di consegna dei premi si terrà il prossimo 4 febbraio presso la storica sede di via De Grassi.
Scopriamo di più sul libro vincitore del Premio Bagutta 2024.
“Quello che noi non siamo:” il libro vincitore del Premio Bagutta
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Quello che noi non siamo, edito da Guanda, è un romanzo corale che narra uno dei periodi più difficili della storia italiana del Novecento: il ventennio fascista.
Per scriverlo l’autore si è allontanato dalla comfort-zone del genere giallo - Biondillo è infatti noto nell’ambiente editoriale per aver creato la serie gialla, edita da Guanda, con protagonista l’Ispettore Ferraro - e si è approcciato al romanzo storico, svolgendo un’attenta ricostruzione e rispolverando i propri studi di Architettura presso il Politecnico di Milano.
Lo stesso Biondillo oggi insegna Architettura presso l’Università della Svizzera Italiana e l’Accademia di Architettura di Mendrisio, dunque in questo libro si approccia a un ambiente a lui familiare, a una disciplina che conosce bene nella sua scientificità, riscoprendo una pagina di storia italiana spesso dimenticata. Sullo sfondo Milano, la città acquisita di Biondillo cui sempre l’autore ritorna con nostalgia nei suoi romanzi.
Quello che noi non siamo narra di un gruppo di architetti cosiddetti “modernisti” che inizialmente aderirono al fascismo, cogliendovi il principio di una rivoluzione artistica nella quale credevano; salvo poi rendersi conto di essere stati ingannati, poiché divenuti delle pedine in mano a Mussolini intento a progettare un’architettura non “razionalista”, ma consona al proprio ego e alla propria megalomania. Di fronte alle scelte più conservatrici del regime, ecco avviene la svolta. La ribellione resistenziale di questi uomini e di queste donne ci restituisce una grande pagina di storia italiana, ma anche tutta l’ambiguità di un tempo che richiedeva scelte spesso difficili, dannose per sé stessi e contrarie al pensiero comune. Nel lontano 1925 per i figli della buona borghesia urbana l’adesione al pensiero fascista era quasi scontata, faceva parte dell’humus culturale del tempo; tuttavia è seducente la presa di coscienza di queste persone, talenti dell’architettura italiana, che decisero di ribellarsi a costo di grandi sacrifici professionali e personali, a volte persino della vita.
La Seconda guerra mondiale ha mietuto le sue vittime anche tra i protagonisti dell’architettura modernista milanese, come Giuseppe Pagano, Raffaelle Giolli e Gian Luigi Banfi.
Gianni Biondillo attraverso questo imponente libro - in tutto 490 pagine - ricorda l’importanza storica, civile e sociale dell’architettura che non è mai stata una scienza fine a sé stessa, svuotata di significato, ma appare sempre in dialogo con il mondo, le sue esigenze e i suoi inevitabili cambiamenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Bagutta 2024: vince Gianni Biondillo con “Quello che noi non siamo”
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