

Francesco Campagna è un giovane docente siciliano che ha insegnato a Milano per cinque anni scolastici e oggi insegna in provincia di Roma. Ha pubblicato due raccolte poetiche con la casa editrice messinese Edas nel 2013 e 2014, rispettivamente Sospiri e pensieri e Petali di vita. Nel tempo libero, oltre a dedicarsi alla lettura e alla scrittura, è molto attivo sui social network con attività di promozione culturale, sia con i profili personali che con il progetto corale “I Librofili”, di cui è ideatore e uno dei membri fondatori. Alcune sue poesie e alcuni suoi brevi racconti sono presenti nelle seguenti antologie: Una poesia al giorno (Affiori, novembre 2023), Cartoline estive, volume II (Affiori, giugno 2024), Una storia al giorno, volume II (Affiori, ottobre 2024) e Una poesia al giorno, volume II (Affiori, ottobre 2024).
A novembre 2024 ha pubblicato con Bertoni editore una nuova silloge, intitolata Naufragare, una raccolta di scritti che merita d’essere letta, così come è giusto conoscere meglio il poeta. Oggi abbiamo l’occasione di porgli alcune domande.
L’intervista a Francesco Campagna
- Buongiorno Francesco, e benvenuto su Sololibri. Quando è nato in lei l’interesse per la letteratura e per la poesia in particolare?


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Buongiorno a voi. Onorato di essere presente sul vostro sito.
L’interesse per la letteratura, e per la poesia in particolare, nasce sin dai primi anni di scuola. Tant’è che una mia brevissima poesia fu pubblicata in un inserto settimanale dedicato ai giovani scrittori della mia città. Con lo scorrere del tempo naturalmente sono cambiati i gusti e i generi letterari di riferimento. E, passo dopo passo, la mia tecnica di scrittura si è affinata sempre di più.
- Già nel titolo c’è un rimando a un grande poeta e nelle sue poesie ci sono altre espressioni che ci riconducono ad alcuni grandi della letteratura. Perché lei ha scelto queste citazioni e soprattutto come le ha rese assolutamente personali?
Durante la gestazione dell’opera ho valutato attentamente quali tipologie di citazioni artistiche, antropologiche, mitologiche e storiche poter inserire. Ho cercato di dare un peso diverso alla parola poetica. Ecco perché i verbi si presentano più rari rispetto agli aggettivi e ai sostantivi. Ed ecco perché la punteggiatura è quasi assente, ma risultano abbondanti al tempo stesso metafore, similitudini, sinestesie e correlativi oggettivi. Oltre alle figure retoriche, ho avvertito la necessità di arricchire i miei versi con qualcosa che potesse stimolare le memorie e le conoscenze dei lettori. Non nascondo che per alcune poesie io abbia impiegato mesi per raggiungere il risultato finale.
- In Naufragare c’è un’iniziale gioia che muta poi nel dolore e nel pessimismo quando lei racconta la perdita del proprio amore. In quale fra le liriche lei esprime maggiormente la disperazione per l’Eden perduto?
Ho studiato la silloge come un lungo percorso dell’io poetico. Inevitabilmente l’apice della sofferenza si raggiunge nelle poesie centrali della sezione "Il cielo in prigione" e quelle appartenenti alla successiva, intitolata "Spleen". Il chiaro riferimento baudelairiano è una naturale conseguenza alle tematiche affrontate.
Strofa dopo strofa, verso dopo verso, il lettore si ritrova catapultato in una dimensione fatta di malinconia e angoscia.
- Nelle liriche ci sono riferimenti a Dio ma anche ad altre nature divine mitologiche. Lei come si pone nei confronti della fede cristiana e delle altre ideologie?
Per quanto concerne le religioni, essendo ateo e nichilista, verso queste mi pongo in maniera estremamente critica. Ad oggi le osservo con curiosità, ma al tempo stesso con rabbia. Purtroppo, per esperienze personali, ho potuto constatare come molte persone si lascino trascinare da pregiudizi dettati dal bigottismo. E i pregiudizi portano odio e ignoranza. Per quanto riguarda le varie mitologie, le respiro con grande fascino e rispetto.
- Lei più volte parla del dolore. Come lo considera, sia con sguardo poetico sia umano?
Considero il dolore un aspetto fondamentale della natura umana. Appartiene alle nostre esistenze sin dalla nascita. Del resto si viene alla luce piangendo.
Battute a parte, sin da quando mi sono approcciato in maniera seria ai componimenti poetici, ho cercato molto spesso di descrivere il dolore universale. Poiché tutti siamo destinati alla sofferenza e all’angoscia, è giusto che io cerchi di rappresentarle sotto forma di poesia. Il poeta deve provare a essere cantore della società a lui contemporanea. Perché, dunque, non rivelare e tramandare ai posteri le fragilità e le difficoltà di questi decenni?
- La poesia ha uno scopo salvifico?
Più che uno scopo salvifico, considero la poesia come uno strumento di ribellione e di riflessione profonda. In un’epoca in cui è evidente come diritti ottenuti col sangue nel secolo scorso siano a serio rischio, in un’epoca in cui non c’è più tempo per riflettere poiché costantemente fagocitati dalla frenesia quotidiana, l’atto della scrittura, che possa essere prosa o poesia, si presenta come essenziale per far sopravvivere la comunicazione, ma soprattutto la libertà di pensiero.
- Cosa desidera che i lettori portino con sé al termine della lettura della sua intensa raccolta di versi?
Spero vivamente che i lettori di Naufragare possano rispecchiarsi almeno in qualche verso o in qualche poesia. Desidero inoltre che possa essere apprezzato il mio tentativo di proporre qualcosa di diverso nella poesia contemporanea italiana. Infine, vorrei tanto che fosse colto il messaggio presente negli ultimi componimenti. Messaggio che ovviamente non voglio rivelare per provare a incuriosire coloro che hanno letto questa intervista.

Recensione del libro
Naufragare
di Francesco Campagna
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Francesco Campagna, in libreria con “Naufragare”
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