Ne hanno parlato al Futura Festival di Civitanova Marche, Donneuropa ha ospitato l’intervista all’autrice e lei stessa dichiara di aver scoperto Proust a 22 anni e di non averlo più abbandonato: stiamo parlando di Eleonora Marangoni e il suo Proust. I colori del tempo (Mondadori Electa, 2014, 122 pp. nd.r. nuova edizione Feltrinelli 2022). Decisamente geniale il modo in cui la scrittrice, giovane romana appassionata di storia dell’arte e specialista di Marcel Proust (ha pubblicato già nel 2011 il saggio Proust et la peinture italienne), ha saputo dare nuova vita alla monumentale opera proustiana.
La Recherche ha avuto da sempre il potere di ingannare il lettore, di trascinarlo nella trappola consuetudinaria della complessità, pur non essendo di sicuro, in fin dei conti, uno dei testi più difficili della letteratura europea. Come sostiene anche Valerio Magrelli, Alla ricerca del tempo perduto è un libro di "avventure, pettegolezzi, trame", un’opera, insomma, impegnativa per mole, ma accattivante per indole. Nonostante ciò, l’approccio alle circa tremila pagine dell’opera di Proust è tutto fuorché rassicurante, pertanto Eleonora Marangoni sembra avere avuto l’intuizione giusta: racconta Proust in un modo inedito, un modo che risulta più semplice e diretto per il lettore, vale a dire visivamente. Se Proust in tutti e sette i volumi dell’opera non si sofferma mai a dare una descrizione fisica, e dunque verbale, dei personaggi o delle cose, ma le identifica facendo riferimento ai colori, Eleonora Marangoni è proprio ai colori che si appella per spiegarci la Recherche.
Il ricorso cromatico, da parte dell’autore, è utile per dare un ritratto non solo dei personaggi, ma anche delle sensazioni. Il blu, infatti, è ad esempio il colore principale, quello che ritorna spesso all’interno del racconto e che identifica la voglia del narratore, ossia quella di scrivere. Mentre il giallo, invece, simboleggia un’aspirazione più sociale e mondana, richiamando i colori chiari che caratterizzano la famiglia dei Guermantes (capelli biondi, occhi chiari, tratti tipici della cosiddetta "razza ariana", per intenderci). E il giallo, inoltre, è il colore dell’oro, dell’opulenza, del benessere, e torna sempre in relazione alla preziosità, a un "senso di nobiltà", come ha sostenuto la Marangoni stessa durante l’incontro del Futura Festival, lo scorso 30 luglio.
Ecco dunque l’innovativo metodo con cui Eleonora si confronta con Proust, l’invalicabile e insuperabile Proust, lo scrittore dalla cui opera non si può prescindere.
Proust, dunque, non è solo romanzo, non è neppure solo filosofia (benché il filosofo Diego Fusaro abbia spiegato come e in quale misura sia presente il pensiero di Bergson all’interno della Recherche) e non è neanche un solitario "edificio della memoria", all’interno del quale si intrecciano storie, personaggi e ricordi. Proust è anche colore. È vita che pulsa, è armonia del pensiero su carta da disegno.
Proust. I colori del tempo: ottimo testo, idea eccellente.
Recensione del libro
Proust. I colori del tempo
di Eleonora Marangoni
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Proust a colori: una prospettiva alternativa nel nuovo libro di Eleonora Marangoni
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