La storicità di Omero è da sempre oggetto di diatribe da parte degli studiosi. L’autore de L’Iliade e l’Odissea è realmente esistito? Il dubbio, riassunto nell’espressione questione omerica, si pose già in tempi antichi, precisamente nel VII a. C. quando Callino di Efeso fece riferimento alla circolazione separata dei due poemi, che dunque potevano anche non essere stati scritti dalla stessa persona. Il dibattito si aggravò poi in età moderna, con la pubblicazione del trattato Prolegomena ad Homerum di Friedrich August Wolf nel 1795, avviando una serie di studi di critica analitica sui poemi omerici, in particolare sull’Iliade che appariva come il testo più frammentato e disomogeneo. La “questione” si è protratta sino ai giorni nostri, restando ancora in larga parte insoluta: nessuno sembra in grado di arrivare a certezze monolitiche in materia e spesso i pareri di studiosi e accademici appaiono discordanti tra loro. Cerchiamo di fare chiarezza sulla figura del misterioso poeta greco e sulla genesi della sua opera.
Ripercorriamo le tappe principali della questione omerica e scopriamo chi era veramente Omero.
La questione omerica secondo i greci
Link affiliato
La questione omerica ebbe origine in tempi antichi, nel III a.C. quando alcuni studiosi di grammatica iniziarono a studiare i testi greci nella Biblioteca d’Alessandria d’Egitto. Nasceva così una splendida disciplina chiamata filologia, ma anche un enorme rompicapo. Analizzando i testi gli studiosi alessandrini Xenone ed Ellanico riscontrarono differenze enormi tra l’Iliade e l’Odissea, giungendo dunque a ipotizzare che i poemi non appartenessero allo stesso autore o che addirittura quell’autore non fosse mai esistito.
Secondo Xenone ed Ellanico, che appartengono alla tradizione cosiddetta “separatista”, soltanto l’Iliade fu scritta da Omero. Alla loro tesi si opponeva fermamente Arstarco di Samotracia che invece attribuiva l’Iliade a una fase giovanile del poeta greco, mentre, l’Odissea, a suo giudizio era opera di un Omero più maturo. Si cominciava così a profilare il dibattito tra separatisti (che credevano che l’opera fosse stata composta da diversi autori) e unitaristi (che ritenevano Omero l’unico autore), una diatriba che si sarebbe protratta negli anni successivi. Ma chi aveva ragione? La questione è ancora aperta.
La questione omerica in età moderna
Dopo molti anni di silenzio e inutili tormenti intellettuali la questione omerica fu ripresa con furore nel Seicento. In quest’epoca l’abate d’Aubignac scrisse un’appassionata dissertazione sull’Iliade, in cui teorizzava che Omero non fosse mai esistito e in realtà il suo poema fosse una mescolanza tra vari canti nati dalla tradizione orale composti in varie fasi.
Lo storico e filosofo GiamBattista Vico ipotizzò che i due poemi fossero in realtà un’opera collettiva, realizzata dall’intero popolo greco. Sotto il nome di Omero dunque si celavano in realtà una pluralità di aedi, di cantori che intrattenevano il pubblico con le gesta di Achille prima e di Odisseo poi.
Vico giustificava le contraddizioni interne de L’Iliade e dell’Odissea attribuendole a una narrazione orale, sviluppata da diversi autori anonimi. Secondo lo studioso inoltre Omero non era mai esistito, era un personaggio nato da una leggenda.
Nel Settecento quest’ipotesi fu supportata dal filologo tedesco Friedrich August Wolf che diede credito alla Teoria dei canti separati, ipotizzando la trasmissione orale dei poemi a opera di diversi cantori infine confluita nella redazione scritta nell’Atene di Pisistrato nel VI a.C.
Verso il principio dell’Ottocento il filologo classico Gottfried Hermann si schierò a favore della teoria unitaria, proponendo la Teoria dell’allargamento, riscontrando dunque un nucleo originario distinto, composto da un unico autore, da cui si sarebbe sviluppata una pluralità di narrazioni orali volte ad espandere le storie e le vicende in esso racchiuse.
La questione omerica in età contemporanea
Un interessante contributo agli studi omerici fu dato nel 1928 da Milman Parry. Lo studioso americano, analizzando la tradizione epica slava a lui contemporanea, riscontrò diversi punti in comune con i poemi omerici. Secondo la sua teoria dunque L’Iliade e l’Odissea furono un prodotto dell’oralità, come testimoniano i diversi epiteti - le formule ricorrenti per identificare i personaggi (es. la Dea dalle bianche braccia) -utilizzati per facilitare la memorizzazione dei canti. Le variazioni presenti nei due poemi, secondo Parry, sono dunque attribuibili alla pratica recitativa che ce li ha tramandati.
Negli anni Novanta del Novecento invece abbiamo una clamorosa presa di posizione a favore della teoria unitaria: l’ellenista Vincenzo Di Benedetto sostiene che l’Iliade sia opera di un unico autore, che identifica per convenzione con il nome di Omero. Secondo il giudizio dello studioso ci troviamo di fronte a una tecnica narrativa unitaria non imputabile a diversi autori anonimi, inoltre vengono praticate precise scelte narratologiche nello svolgimento della trama e la narrazione ha un taglio personalizzato. C’è dunque un solo autore dell’Iliade, ma l’Odissea potrebbe essere opera di un altro poeta.
Link affiliato
Oggi gli studi sull’opera omerica sono molto polarizzati. Secondo l’analisi linguistica del grecista britannico Martin L. West i canti dell’Iliade e dell’Odissea presentano una chiara struttura unitaria e dunque giunsero a una redazione definitiva prima di disintegrarsi nella tradizione orale. West mette in dubbio la teoria di Parry, affermando che invece alla base dei poemi omerici vi è un chiaro progetto originario, poi espanso e allargato dall’oralità popolare che era solita cantare le leggende della tradizione. West è scomparso nel luglio del 2015, a settantasette anni, ma appoggiò la sua teoria sino alla fine, riconducendo l’Iliade e l’Odissea alla visione illuminata e unitaria di un poeta. Lo studioso britannico giunse a trovare dei chiari parallelismi tra il viaggio compiuto da Menelao, fratello di Agamennone nell’Iliade, e il peregrinare di Ulisse. Era necessario mandare Odisseo verso Occidente, allungando il suo percorso di una decina d’anni, per impedirgli di rimpatriare prima di Menelao, così concluse Martin L. West uno dei suoi ultimi articoli Le deviazioni di Ulisse.
Probabilmente la storia d’amore fra Odisseo e Calipso non è stata altro
che un espediente d’autore e un filologo questo disincanto deve scoprirlo e raccontarlo.
Chi era davvero Omero?
Un nome divenuto leggenda. La biografia autentica di Omero è probabilmente opera di fantasia, tanto che spesso trasfigura nel mito. Una delle testimonianze storiche sull’esistenza di questo cantore greco ci è stata data da Pindaro che sostiene che Omero fosse nato nella cittadina di Smirne, nell’attuale Turchia.
Erodoto invece fa risalire l’esistenza di Omero a quattrocento anni prima e afferma che sia nato a Melesigene, sul fiume Meleto. La narrazione di Erodoto, contenuta nella Vita Herodotea, afferma che Omero non fosse il vero nome del poeta, ma un soprannome in seguito affibbiatogli. Omero deriverebbe infatti da ho mḕ horṑn, ovvero colui che non vede: leggenda vuole che il cantore greco fosse cieco.
Il poeta Esiodo invece nell’Agone afferma l’esistenza di Omero, sostenendo che fosse un suo contemporaneo e porta come testimonianza il fatto che un giorno lessero insieme i loro rispettivi poemi durante una gara poetica.
Tutte queste ricostruzioni storiche sulla figura di Omero appaiono quindi in contrasto tra loro: non è possibile dare una datazione certa alla sua figura, né una corretta geografia d’appartenenza. Numerose sono tuttavia le statue e i santuari eretti in suo onore, che dimostrano come gli antichi greci venerassero il Poeta alla stregua di una figura divina, ispirata direttamente dalle Muse. Si tratta dunque di un personaggio leggendario, circonfuso da un’aura sacrale di divinità. L’Iliade e l’Odissea possono essere ritenuti per i greci antichi ciò che è oggi la Bibbia per il popolo cristiano: non si trattava solamente di un mito, ma di una narrazione che tramandava valori, pensieri, comandamenti e non poteva che essere attribuita a un autore leggendario, Omero, più grande del suo nome. L’enigma sull’identità del cantore greco si intreccia strettamente alla questione omerica, rimasta ancora aperta.
C’è chi trova scientificamente più corretto far risalire l’origine dei poemi omerici alla teoria dell’oralità, e chi invece preferisce credere alla figura enigmatica di un misterioso cantore cieco che viaggiò per terra e per mare e, vagando di gente in gente, narrò l’ira di Achille “il Pelide” e venne a conoscenza delle peregrinazioni di Ulisse.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La questione omerica: chi era davvero Omero?
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo News Libri Curiosità per amanti dei libri Storia della letteratura Omero
Lascia il tuo commento