Orwell l’aveva detto: sarebbe arrivata un’era in cui tutti saremmo stati spiati, ogni aspetto della nostra vita sarebbe stato sottoposto al controllo di un occhio invisibile. Bisogna dirlo: il buon vecchio Orwell ci aveva visto giusto. Certo, non è accaduto nel 1984 e non in modo - apparentemente- così invasivo, ma attraverso un processo ancora in corso e molto subdolo che è giunto ad un’altra fase: il controllo dei lettori.
Le nuove biblioteche digitali, tutte d’oltre oceano - Scribd, Entitle e Oyster - non solo dispongono di un database riguardo ai titoli più scaricati -fin qui nulla di male-, ma da poco, fa notare la giornalista Rosita Rijtano su ”Repubblica.it”, si sono poste un obiettivo ben più ambizioso: fornire dati più precisi agli scrittori riguardo ai gusti dei lettori allo scopo di produrre opere che vadano incontro ai gusti del mercato. Come? Verrebbe da domandarsi e la risposta è semplice: scandagliando il comportamento del lettore durante tutta la fase di “reading”. Lesa la sacralità dei dieci diritti imprescrittibili del lettore individuati da Pennac: dal diritto di non leggere a quello di rileggere, da quello di leggere ad alta voce fino a quello di tacere. Il diritto di “spizzicare”, ad esempio, è già stato passato al setaccio riportando alcuni risultati. Tutti i dati passeranno al “Grande fratello”, all’”occhio invisibile” che gestisce le biblioteche multimediali e che fa sottoscrivere una rogatoria all’utente in cui è contenuta l’autorizzazione a “manipolare” i suoi stessi dati.
Se finora i rivenditori online avevano stillato statistiche “top secret” riguardo ai gusti dei lettori, ora non ci sarà più alcuna segretezza o almeno una sua parvenza e, tutto questo, per una mera operazione di marketing: offrire agli scrittori dati su cui lavorare per le loro pubblicazioni. Mai più grandi flop, mai più casi “Malavoglia” (uno dei più celebri libri non compreso dai contemporanei ed oggi considerato una delle più riuscite analisi degli ambienti sociali di fine Ottocento), niente più “selezioni naturali” all’interno del mercato dell’editoria, tutto precostruito e preconfezionato. Appaiono quasi ridicole le iniziative del web per liberalizzare l’editoria (blog letterari e iniziative di classifiche stilate dagli utenti) se si pensa che lo scrittore stesso potrebbe essere privato della libertà fondamentale del suo lavoro, ossia quello di lasciare libera espressione al proprio io, diventando l’ennesimo burocrate che non spiccica una parola senza prima consultare dati o statistiche: davvero triste!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scribd, Entitle e Oyster trasformeranno lo scrittore nell’ennesimo burocrate “dati-dipendente”?
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