C’è qualcosa di delizioso nello scrivere le prime parole di una storia. Non sai mai dove ti porteranno... (Beatrix Potter)
Nei precedenti articoli di Sololibri dedicati ai consigli per scrittori, vi abbiamo già anticipato:
- alcuni trucchi e consigli per come iniziare a scrivere un libro;
- le diverse visioni dello scrittore sulla storia;
- consigli pratici per diventare uno scrittore.
Ora analizzeremo alcuni incipit di libri contemporanei, lasciandovi alcune considerazioni sulla loro costruzione.
- (Arancia Meccanica, Anthony Burgess, Einaudi):
- Allora che si fa, eh?
C’ero io, cioè Alex, e i miei tre soma, cioè Pete, Georgie, e Bamba, Bamba
perché era davvero bamba, e si stava al Korova Milkbar a rovellarci il
cardine su come passare la serata, una sera buia fredda bastarda d’inverno,
ma asciutta.
Questo è un incipit che ci trascina immediatamente nel mondo immaginato da Burgess. Inizia con un discorso diretto, ovvero "in medias res", per poi proseguire con la descrizione dei personaggi narrata in prima persona da Alex, protagonista del romanzo.
- (Freddo a luglio, Joe R. Lansdale, Fanucci):
Quella notte fu Ann la prima a sentire un rumore.
Io stavo dormendo. Da un po’ di giorni non riposavo tanto bene a causa di certe grane al lavoro, e anche perché le due notti precedenti il nostro bambino di quattro anni, Jordan, era stato male, con vomito e tosse, costringendoci ad alzarci dal letto di continuo. Quella notte però Jordan dormiva di un sonno profondo, e io con lui.
Anche qui abbiamo un esempio di incipit "in medias res". Le domande che seguono sono: chi è Ann? Che cos’è quel rumore? E poi, proseguendo nella lettura: chi è l’io narrante? Cosa succede dopo? L’incipit invoglia senza alcun dubbio il lettore a continuare per sapere cosa accadrà.
- (Attentato, Amélie Nothomb, Voland):
La prima volta che mi sono guardato allo specchio, mi è venuto da ridere: non credevo di essere io. Adesso, quando vedo il mio riflesso, rido: so che sono io. Tanta bruttezza ha qualcosa di buffo.
Anche qui abbiamo davanti un incipit molto accattivante che suscita domande e ci invoglia a continuare la lettura. E così sarà per tutte le pagine seguenti: la scelta della Nothomb di regalare il ruolo di protagonista a un uomo che, dalle prime righe, supponiamo essere di una bruttezza sconvolgente ci incuriosisce e ci attrae.
- (Un’ombra ben presto sarai, Osvaldo Soriano, Einaudi):
Non m’era mai capitato di restare senza un soldo in tasca. Non potevo
comprare niente e non avevo piú niente da vendere. Finché ero in treno
mi piaceva rimirare il tramonto sulla pianura, ma adesso mi lasciava
indifferente e faceva tanto caldo che aspettavo con ansia il calare
della sera per stendermi a dormire sotto un ponte.
Ecco un esempio di incipit con io narrante, che ci trascina subito nel cuore della vicenda. Le domande che seguono sono: chi è il protagonista? Perché non ha un soldo? Perché va a dormire sotto un ponte? Chi incontrerà? Cosa succederà? Ci immedesimiamo sin da subito nel protagonista proprio grazie a un incipit così diretto. Per i romanzi narrati in prima persona, infatti, il modo migliore per iniziare non è indugiare su descrizioni di panorami o chissà cos’altro: il miglior modo per cominciare un libro in cui il protagonista è anche il narratore degli eventi è far immedesimare sin da subito il lettore nella sua figura e, spesso, in questo caso, iniziare con un verbo in prima persona rappresenta la soluzione ideale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scrivere l’incipit di un romanzo: esempi d’autore
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