A scuola - come in molti altri settori - si andrà in pensione sempre più tardi: queste le ultime notizie sull’età pensionabile che aumenterà a partire dal 2019.
Secondo quanto riportato dal nuovo rapporto dell’Istat, infatti, la speranza di vita è aumentata ancora e questo rende quasi ufficiale il fatto che dal 2019 ci sarà un nuovo aumento dell’età pensionabile.
I dati raccolti dall’Istat, infatti, rivelano che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni (un aumento di 4 mesi rispetto ai dati raccolti nel 2015).
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Età pensionabile: i dati Istat
Secondo quanto rilevato dall’Istat, dunque, la speranza di vita sarebbe aumentata sia per gli uomini che per le donne, che però vivono mediamente più a lungo.
Per le donne, infatti, la speranza di vita è salita a 85 anni, mentre per gli uomini si attesta sui 80,6 anni, con solo 4,5 anni in più per il sesso femminile.
All’età di 65 anni, poi, l’aspettativa di vita ulteriore è di 22,3 anni per le donne e di 19,1 anni per gli uomini, con una differenza meno marcata rispetto alla speranza di vita generica.
I nuovi dati raccolti dall’Istat, secondo la legge attuale, dovrebbero portare all’adeguamento dell’età pensionabile dal 2019, che salirebbe dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni.
A sancire il cambiamento manca solo il decreto del Governo che, però, secondo le nuove leggi in materia pensionistica, è quasi una certezza.
Secondo quanto predisposto dal Governo, a crescere sarebbe anche la soglia di contributi minimi per l’uscita anticipata che passerebbe a 43 anni e 3 mesi per gli uomini (oggi 42 anni e 10 mesi) e 42 anni e 3 mesi per le donne (oggi 41 e 10 mesi).
Scuola, pensioni: i rischi di questa decisione
Come alcuni sindacati hanno dichiarato, “Non tutti i lavori sono uguali” e la professione degli insegnanti rientra in quella categoria di lavori in cui l’aumento dell’età pensionabile potrebbe portare a delle conseguenze negative.
Alcuni potrebbero pensare che il lavoro dell’insegnante non sia usurante, ma molte ricerche hanno dimostrato che è vero il contrario e che quella del docente è una delle professioni più stressanti in assoluto.
Il rischio dell’aumentare l’età pensionabile è quella di ottenere insegnanti che non riescano più a svolgere bene il loro lavoro, arrivati allo stremo delle forze dopo una carriera lunga una vita.
Certo, in molte professioni accade lo stesso, ma quello dell’insegnante è - o almeno dovrebbe essere - uno dei ruoli più importanti della nostra società perché forma gli adulti di domani.
E come può un insegnante stanco e anziano trovare l’energia di trasmettere ancora dei messaggi costruttivi ad alunni che spesso sono almeno due generazioni lontani da lui?
Insomma, il problema è di comunicazione: banalmente, ad un certo punto, la distanza di età tra insegnante e alunni è talmente ampia da creare un gap comunicativo pesante, difficilmente colmabile.
Non è un problema da sottovalutare perché la figura dell’insegnante - in una società ideale - dovrebbe essere anche un punto di riferimento per i suoi alunni, capace di cogliere le problematiche e i drammi che li affliggono, aiutandoli anche nel loro percorso di crescita personale.
Tutto ciò diventa semplicemente troppo difficile quando il docente ha davanti una classe di quasi 50 anni più giovane di lui: le energie mancano e i linguaggi sono nuovi ed incomprensibili. E la domanda diventa: che adulti vogliamo per il nostro domani?
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Scuola: in pensione sempre più tardi. Le novità per il 2019
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Penso che molti docenti da 63 anni in poi andranno a riscaldare le cattedre! Ma che si può offrire più a giovani che galoppano l’onda? È solo vergognoso chiedere tanto a Docenti che hanno speso la loro vita per donare ai propri alunni,la mente e le forze vengono meno, è legato all’età! Credevo tanto in questo goberno,ma sono sfiduciata e dispiaciuta....la scuola nella confusione più totale,niente scatti di carriera, lavoro da cinesi,cioè h 24,sanità in delirio,non ci si può più curare, la pensione poi....è la cilegina sulla torta! Voglio sperare che dopo ampie discussioni si pensi un po’ agli italiani...quelli che vivono di onesto lavoro!
Personalmente non chiedo di andare in pensione a 62/63 anni ma di lavorare in altro ambito della PA, in classe con i ragazzi dopo i 62/63 è improduttivo anzi controproducente. Lasciamo il posto ai più giovani e fateci fare qualche alte attività lavorativa
Sono un’ insegnate attualmente in servizio; ho dedicato ogni giorno della mia carriera scolastica al mio lavoro, svolgendolo con serietà, affetto e, spero, competenza. Ho messo in secondo piano la famiglia, pur cercando di seguire al meglio i miei figli e assolvere al dovere di figlia quando i miei genitori hanno avuto bisogno di me. Non ho mai abusato di permessi, anzi il più delle volte non ne ho usufruito anche quando avrei dovuto farlo. Detto questo , in me regnava il desiderio di andare in pensione per godermi almeno i nipoti, dedicarmi a qualcosa che non sia prettamente scolastico e sopratutto a pensare alla mia salute. Certo, perché se è vero che si vive di più, non è detto che si viva meglio, ogni giorno si manifesta un nuovo malanno col quale si deve convivere continuando a lavorare. Ogni giorno si avverte una fatica maggiore e anche se non vuoi cedere il fisico non ti sostiene; nella classe non riesci ad essere più pimpante e coinvolgente e subentrano stati di ansia e di depressione, per la sensazione di inadeguatezza che ti pervade. Conosco tante colleghe che vivono le stesse sensazioni ed è per questo che mi chiedo se veramente ai politici interessa l’educazione e l’istruzione dei nostri ragazzi. Alla luce delle nuove legge pensionistica non posso fare altro che rispondere che della scuola pubblica e dei suoi lavoratori non gliele importa proprio niente a nessuno!!!!!