Nel 2022 ricorrono i 30 anni dalla Strage di Capaci e dalla Strage di via D’Amelio e non è improbabile che questo argomento possa essere tra quelli delle tracce della prima prova della Maturità 2022.
Le Stragi di mafia sono state spesso indicate come argomento possibile anche durante il toto traccia per la Maturità 2017 (anno in cui ricorrevano i 25 anni dalle stragi) e a pensare che potrebbe essere uno degli argomenti della prima prova sono anche gli studenti.
La Strage dei Capaci e la Strage di via D’Amelio rappresentano dei momenti molto drammatici della storia italiana perché in esse hanno perso la vita rispettivamente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due magistrati impegnati nella lotta contro la mafia e eroi di Stato.
Vista la versatilità dell’argomento, i maturandi potrebbero trovarlo come traccia per il tema di attualità o il tema storico, ma anche come articolo di giornale o saggio breve storico - politico. Vediamo, dunque, il riassunto della vicenda e cosa sapere per [prepararsi al meglio alla prima prova dell’Esame di Stato.
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Strage di Capaci: riassunto e cosa sapere
La Strage di Capaci fu quella nella quale morì Giovanni Falcone, magistrato italiano che insieme a Paolo Borsellino è considerato tra le più importanti personalità della lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale.
La strage ebbe luogo il 23 maggio 1992 e fu un attentato messo in atto da Cosa Nostra in Sicilia, all’altezza dello svincolo per Capaci, sull’Autostrada A29, nel tragitto che porta dall’Aeroporto di Punta Raisi a Palermo.
Nell’attentato persero la vita anche Francesca Morvillo, moglie di Falcone, e gli uomini della sua scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
L’attentato è avvenuto attraverso l’esplosione di un ordigno molto potente che ha distrutto la Fiat Croma di Falcone e le auto della sua scorta.
Ad aver ordinato l’uccisione del magistrato è stato Salvatore Riina, detto Totò, decisa durante le "Commissioni" regionale e provinciale di Cosa Nostra, in cui erano stati individuati anche altri obiettivi.
A spingere il tasto del radiocomando che fece esplodere il tritolo posizionato nel canale di scolo dell’autostrada, però, fu Giovanni Brusca.
Inizialmente Riina aveva mandato a Roma alcuni mafiosi per uccidere Falcone ed altri obiettivi, in seguito il boss li richiamò in Sicilia perché voleva che il magistrato fosse ucciso lì.
Nei mesi precedenti all’attentato furono fatti molti sopralluoghi nella zona di Capaci per pianificare la meglio l’attentato, mentre venivano controllati anche i movimenti di Giovanni Falcone, nell’attesa che tornasse da Roma.
Ancora non si conosce il nome di colui che avvertì della partenza di Falcone per tornare in Sicilia, ma fu Domenico Ganci ad avvertire altri due mafiosi (Giovan Battista Ferrante e Gioacchino La Barbera) che le macchine della scorta stavano andando a prendere Falcone all’aeroporto.
La prima macchina, una Croma marrone, venne colpita in pieno dall’esplosione e sbalzata ad oltre 100 metri di distanza, mentre la seconda auto - quella di Falcone - si schiantò contro un muro di detriti e cemento provocati dall’esplosione, facendo sbattere violentemente Falcone e sua moglie contro il parabrezza.
Strage di via D’Amelio: riassunto e cosa sapere
Nella Strage di via D’Amelio, avvenuta il 19 luglio 1992 (57 giorni dopo la Strage di Capaci), perse la vita Paolo Borsellino - magistrato italiano che lavorava insieme a Giovanni Falcone nell’antimafia - insieme a cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La strage fu di stampo terroristico-mafioso e avvenne il via Mariano d’Amelio a Palermo. L’attentato avvenne alle 16:58, tramite l’esplosione Fiat 126 rubata che conteneva circa 90 chilogrammi di esplosivo del tipo Semtex-H e che venne fatta esplodere attraverso dei congegni telecomandati a distanza.
L’unico sopravvissuto all’esplosione, Antonino Vullo, la descrisse con queste parole:
Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L’onda d’urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c’erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto...
I primi ad essere arrestati per la Strage di via D’Amelio furono Salvatore Candura e Vincenzo Scarantino che si autoaccusarono di aver rubato la Fiat 126 che poi esplose e di averla portata all’officina in cui era stata preparata per l’attentato.
Dopo diverse vicissitudini giudiziarie, nel 2008 fu Gaspare Spatuzza ad autoaccusarsi del furto della macchina, versione confermata anche da Fabio Tranchina, altro mafioso che collaborava con la magistratura.
L’inchiesta giudiziaria è stata lunga e complicata, ha visto molti imputati e collaboratori, che in ogni caso riconducono alla famiglia mafiosa dei Corleonesi (il clan di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano, tra gli altri).
I motivi delle Stragi di Capaci e via D’Amelio
Le due stragi furono ordinate a seguito del maxiprocesso di Palermo, un processo penale per crimini di mafia che contava 475 imputati (poi scesi a 460) e che durò dal 10 febbraio 1986 al 30 gennaio 1992.
Il processo portò a condanne molto pesanti, con 19 ergastoli e pene detentive per un totale di 2665 anni di reclusione.
Il maxiprocesso fu realizzato grazie al lavoro di un pool antimafia che nacque dall’idea di creare una squadra di giudici istruttori che potessero lavorare insieme per combattere Cosa Nostra.
Ad avere l’idea di fondare questa squadra fu il consigliere istruttore Rocco Chinnici, anche lui ucciso dalla mafia. Dopo la sua morte venne sostituito da Antonino Caponnetto che istituì presso l’ufficio istruzione un pool antimafia, ossia un gruppo di giudici istruttori che avrebbero lavorato solo sui reati di stampo mafioso.
Ad essere chiamati per far parte del pool furono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello, aiutati dal sostituto procuratore Giuseppe Ayala.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Stragi di mafia: possibile traccia alla Maturità? Il riassunto e cosa sapere
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