Bastano le prime note, il principio di una melodia di archi appena pizzicati in maniera pensosa, per riconoscerla all’istante: The sound of silence è una canzone intramontabile della musica moderna, “Hello darkness, my old friend”, quel ritmo lento, quasi sussurrato che riproduce un suono simile al tumulto delle emozioni e ricorda l’acqua che scorre.
Era il 1965 quando veniva lanciato in commercio l’omonimo album d’esordio di Simon & Garfunkel che conteneva l’indimenticabile The sound of silence, un brano capace di scalzare dalla classifica i The Beatles con We Can Work It Out e guadagnarsi così il primo posto.
In origine il testo era partito in sordina, nel 1964, quando ancora il duo si chiamava “Wednesday Morning, 3 A.M”; la difficoltà a ottenere il riconoscimento da parte del pubblico portò il gruppo a sciogliersi per un periodo: Simon - allora ventunenne - tentò la carriera da solista, mentre Garfunkel riprese gli studi superiori che aveva interrotto. Poi, con il successo, cambiò tutto. Dopo aver ottenuto l’attenzione del produttore musicale Tom Wilson, la canzone venne trasmessa in Florida e Massachussetts e, lentamente, divenne un fenomeno collettivo: non c’era persona che non la amasse o la canticchiasse tra sé e sé. In seguito fu consacrata come colonna sonora del film Il Laureato, la pellicola premio Oscar di Mike Nichols tratta dall’omonimo romanzo di Charles Webb.
Sarebbe divenuto un testo iconico della storia della musica, un classico che non ha mai smarrito il suo significato e, anzi, oggi appare più attuale che mai nella nostra società contemporanea, perché The sound of silence parla dell’incomunicabilità presente pure in un mondo pieno di rumore come quello attuale. La chiave del successo della canzone è data dalla semplicità della melodia, unita alla dolcezza sussurrata delle parole.
Ciascuno poteva riconoscere il proprio silenzio nel brano: The Sound of Silence rifletteva una condizione esistenziale capace di riflettersi nell’anima delle persone con una risonanza collettiva. Partiva come una verità sussurrata da una voce sola, “I’ve come to talk with you again”, poi acquisiva un significato universale e, nel ritornello, sembrava abbracciare una sensazione comune a molti, dall’ampia eco.
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
No one dared
Paul Simon disse che con quel testo voleva parlare di una condizione di angoscia post-adolescenziale, di una fase di delicato passaggio generazionale, una sorta di “alienazione giovanile”; certo, nei primi anni Sessanta ancora non poteva immaginare che le sue parole avrebbero tradotto appieno l’incomunicabilità e il disincanto che caratterizzano il mondo moderno, dominato dall’incertezza.
Vediamone testo, analisi e significato.
“The sound of silence” di Simon & Garfunkel: testo e traduzione
Hello darkness, my old friend
I’ve come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision that was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence
Ciao oscurità, vecchia amica mia
son venuto per parlare ancora con te
perché una visione strisciando senza far rumore
ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo
E la visione così piantata nel mio cervello,
rimane ancora
nel suono del silenzio.
In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
’Neath the halo of a street lamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed by the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence
In sogni irrequieti vagai da solo
per viottoli acciottolati sotto la tenue luce di un lampione
rivoltai il bavero del cappotto per il freddo e per l’umidità
quando i miei occhi vennero trafitti dal flash di una luce al neon
che lacerò la notte
e toccò il suono del silenzio
And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share
No one dared
Disturb the sound of silence
E nella luce nuda vidi
diecimila persone, forse di più
gente che comunicava senza parlare
gente che sentiva senza ascoltare
gente che scriveva canzoni che nessuna voce avrebbe mai cantato
e nessuno osava
disturbare il suono del silenzio
“Fools” said I, "You do not know
Silence like a cancer grows
Hear my words that I might teach you
Take my arms that I might reach you"
But my words like silent raindrops fell
And echoed in the wells of silence
And the people bowed and prayed
To the neon god they made
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming
And the sign said, “The words of the prophets
Are written on the subway walls
And tenement halls
And whispered in the sounds of silence.”
“Stupidi” dissi io, ”non sapete che
Il silenzio cresce come un cancro
Ascoltate le mie parole perché vi insegni
Prendete le mie braccia perché vi raggiunga”.
Ma le mie parole come gocce di pioggia silenziose caddero
E risuonarono nei pozzi del silenzio
E la gente si inchinò e pregò
Al dio al neon che avevano creato
E l’insegna lampeggiava il suo avvertimento
Nelle parole che stava formando
E l’insegna diceva: “Le parole dei profeti
sono scritte sui muri della metropolitana
e sui corridoi delle case popolari
E sussurrate nei suoni del silenzio”.
“The sound of silence” di Simon & Garfunkel: il significato della canzone
Leggenda narra che il brano fosse stato composto per intero nell’arco di sei mesi, al ritmo di una riga al giorno. Vero o no, è proprio questo il segreto della canzone The sound of silence: il brano riesce a immergere l’ascoltatore nella parte più profonda di sé stesso, strofa dopo strofa, invitandolo a contemplare un silenzio che non è solo individuale, ma si fa collettivo, sociale. Un sogno quasi allucinato che si fa visione e, man mano che procede, diventa consapevolezza, come un risveglio subitaneo della coscienza.
Il “suono del silenzio” non è solo il bisogno di solitudine che abita ciascuno di noi, ma l’incapacità di comunicare che caratterizza la nostra epoca pure dominata da informazioni e mezzi di comunicazione: tutti parlano, ma nessuno riesce davvero a dire, a esprimere, l’oscurità che lo abita.
La gente “parla senza parlare”, “ascolta senza ascoltare”, recita Paul Simon nella strofa forse più incisiva del brano: il vero suono del silenzio è rumore che rasenta il caos.
Il testo si chiude con una profezia forse già avverata nella nostra società dei social e dei mezzi di comunicazione di massa: Silence like a cancer grows, il silenzio cresce come un cancro, è questa l’agghiacciante verità, viviamo in una società in cui le interazioni sono frequenti e non continue, ma non sono reali.
Abbiamo sviluppato - sino al parossismo - la capacità di dire, ma per parlare a noi stessi e fare sfoggio di noi stessi, perdendo la facoltà di ascoltare. Il silenzio dell’oggi è l’alienazione: una società sempre più individualistica, ma non a misura di individuo, in cui il contrario del silenzio è rumore, ma rumore bianco, statico, inutile, assordante.
I versi finali di The sound of silence sono declinati al futuro: ma, ascoltandoli adesso, non possiamo fare a meno di chiederci se il futuro profetizzato da Simon & Garfunkel nel lontano 1965 adesso lo stiamo vivendo davvero.
The sound of silence traduce la superficialità di un’umanità sempre più distratta dal proprio febbrile egoncentrisimo: una società in cui una forma di violenza è data anche da fenomeni nuovi come il ghosting, l’assenza di risposta, l’interruzione della comunicazione.
Nella profezia musicale di Simon & Garfunkel prendeva corpo la solida indifferenza di un’epoca sempre più digitale, astratta e sempre meno umana.
“The sound of silence” di Simon & Garfunkel: la canzone
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “The sound of silence”: testo e significato della canzone di Simon & Garfunkel
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