3 - Un’aspirazione al fuori
- Autore: Geoffroy de Lagasnerie
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Ha fatto parlare molto di sé all’epoca della sua uscita in Francia 3. Un’aspirazione al fuori di Geoffroy de Lagasnerie, pubblicato un anno dopo (novembre 2024) anche oltralpe per L’Orma editore, nell’ottima traduzione di Annalisa Romani. E il saggio densissimo ha tutte le carte in regola per rimestare e ispessire le riflessioni sui rapporti anche nel nostro paese, con l’acutezza e l’intelligenza delle sue pagine in cui si mescolano sapientemente elementi personali e riferimenti colti.
L’aspirazione tutta volta all’esterno e la cifra netta del titolo richiamano a un elemento privato della vita dell’autore, che si chiarifica ancor meglio nel sottotitolo “elogio politico dell’amicizia”. Dall’estate 2011, infatti, Geoffroy de Lagasnerie, sociologo francese, ha iniziato a tessere un legame solido con Didier Eribon, suo compagno e autore di Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo, e con il romanziere Édouard Louis, enfant prodige che ha fatto esplodere il mondo editoriale fin dal suo primo romanzo Il caso Eddy Bellegueule.
Da oramai oltre un decennio si sono saldati i connotati di una vita-a-tre, un legame di continuo scambio e crescita personale, una comunità ridotta all’osso nel numero (algebricamente appena più di una coppia) i cui membri sono rivestiti da una membrana assai permeabile che ha permesso loro, fra le tante, una produzione artistica e intellettuale tra le più significative dei nostri tempi.
Un’amicizia particolare, anche se amicizia sembra essere un termine ombrello non del tutto adatto al caso. D’altronde il saggio si apre proprio sulla terminologia tutta a inciampi alla quale la società relega i legami che esulano dai nuclei di famiglia e coppia. Non sembra ci siano altre caselle possibili da riempire, nell’ipotetico questionario sul quotidiano, e ci ritroviamo tutti costretti dentro schemi prestabiliti che, bene che vada, possono semplicemente starci stretti, imposti nella scansione a tappe del normale percorso di vita. Bene che vada sì, perché il rischio maggiore è quello di rimanere invischiati nella tristezza, chiamati a
subire la propria vita e subire determinate modalità di esistenza quando invece altre avrebbero potuto essere più adatte a noi e renderci più felici […] farsi rubare la propria vita dalla società e dagli altri – e magari anche da se stessi, da una certa versione di se stessi.
Le modalità altre, come quella della vita-a-tre, esplodono quindi in tutta la loro sana anarchia.
Tutte le coordinate dei legami-altri puntano dunque a una liberazione dai diktat somatizzati, e questa fuoriuscita (dettata dalle scelte continue, dalla natura stessa dell’amicizia, dal mancato obbligo di una chiusura dentro le quattro mura domestiche, da una disponibilità all’incontro e alla modificazione dei ritmi quotidiani) è l’apertura al fuori ripresa dal titolo. Come scrive Geoffroy de Lagasnerie, coltivare questi legami coincide con
un’aspirazione al fuori, a un fuori rispetto alle forme normative della vita in società.. […] L’amicizia probabilmente rappresenta la sola maniera a nostra disposizione per uscire dalla società, vale a dire per prendere le distanze dai dispositivi normativi dell’esistenza (in particolare quelli familiari e coniugali) e dagli ethos dominanti che questi producono, senza ricostituire in scala minore ciò da cui si vorrebbe fuggire.
Tra i riferimenti agli studi sociologici e gli attacchi agli schemi più soffocanti dell’istituzione familiare, risulta assai preziosa la quarta parte del volume “La vita a scrivere”, poiché tratteggia in maniera concreta i vantaggi salvifici di una nuova forma di esistenza e insieme apre il saggio alla sua indagine più intima. Come accennato prima, Geoffroy, Didier ed Édouard sono tre scrittori.
Il fatto che tutti e tre siamo autori non costituisce solo un aspetto della relazione. Rappresenta sia la condizione sia il fine della nostra amicizia, ciò che l’ha resa possibile e ciò che la coltiva, che le dà il suo contenuto, ma anche il suo senso esistenziale e la sua necessità.
Il primo concetto da analizzare è facile da intuire: non c’è forse cosa più nociva a una carriera letteraria delle modalità restrittive delle tappe uniformanti di vita. La cosiddetta camera tutta per sé è d’altronde anche uno spazio proprio, il luogo chiuso della propria individualità proiettato fuori, verso l’esterno. E infatti
Quanti uomini eterosessuali hanno potuto dedicarsi alle loro opere solo perché hanno delegato tutto il lavoro domestico e la cura dei bambini alle mogli? E quante donne, per le stesse ragioni, sono state private della possibilità di scrivere?
Ma c’è anche da dire come Didier Eribon abbia giocato un ruolo fondamentale nella carriera letteraria degli altri due. L’età maggiore e la celebrità farebbero subito pensare a una sorta di paideia dell’anziano verso il più giovane, ma niente di più lontano dalla realtà dei fatti; l’autore di Ritorno a Reims ha semplicemente partecipato alle letture condivise a tre, alle riletture dei manoscritti a tre, ai discorsi e confronti e scontri a tre, trasmettendo a Geoffroy ed Édouard la possibilità di dirsi e immaginarsi scrittore. Ché anche nella creazione intellettuale l’amicizia funge nuovamente e sempre da vettore propulsivo verso l’esterno; nel mondo accademico come nei salotti letterari, la vita-a-tre o qualsiasi relazione-altra pone l’autore o l’autrice al di fuori dell’asfissia, del confronto sterile, della carriera già impostata, tappa dopo tappa, fin dall’inizio. L’amicizia, dunque, come legittimazione affettuosa e possibilità di confronto reale.
3. Un’aspirazione al fuori di Geoffroy de Lagasnerie è forse un inno, più che un’indagine vera e propria, alla relazionalità affettiva e alla sua onnipotenza e leggerlo è sentire il tonfo sordo della crepa aprirsi nello scheletro più interno della società.
3. Un'aspirazione al fuori. Elogio politico dell’amicizia
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